Capitolo 3

292 17 0
                                    

La testa era pesante e gli occhi bruciavano, un rumore assordante come di una sveglia. Quella maledetta sveglia che tanto odiavi, la stessa maledetta che spesso lanciavi verso il muro mandandola in tanti pezzi che poi riunivi con il nastro adesivo. Volevi farla smettere e restare ancora con gli occhi chiusi, magari cambiando il destino del tuo personaggio nello strano sogno che avessi fatto; così alzasti la mano pronta a ridurre ancora una volta quel aggeggio infernale in tanti pezzi, troppi da riassemblare. Ma non ci riuscisti... nel tirare su le braccia sentisti i polsi bruciare, dietro la tua schiena impedendoti di muovere le mani, in che condizioni ti eri addormentata? Di istinto ti mossi in avanti ma anche le caviglie bruciarono impedendotelo questo ti fece aprire gli occhi imprecando per la luce troppo accecante e il mal di testa che sembrò martellarti il cranio. Riuscisti a focalizzare la vista non trovando il tuo solito arredo ma solo nero e una cosa che emanava troppa luce, ti saresti massaggiata volentieri le palpebre se avresti potuto. Il suono che ti sembrava la sveglia proveniva da una campanella rossa davanti a te o meglio oltre la porta aperta di quella che era la tua cella, era come se stessero effettuando dei test e quella fosse la campanella di avvertimento. Una figura entrò nel tuo campo visivo, ormai troppo comune. Jungkook si girò verso di te cogliendo il tuo sguardo, i suoi occhi erano Rossi uno avvolto da un cerchio scuro come metà del suo viso segno evidente per la punizione di avervi viste e non denunciate ai suoi compagni. Ti dispiacque per lui... era stato punito per coprirvi e ora entrambi ne stavate pagando le conseguenze. La campanella smise di suonare e la luce si spense quando la porta si aprì e una figura ne uscì facendoti gelare il sangue. Jimin si era cambiato ma i suoi panni continuavano essere sporchi di quel rosso da farti salire i conati lungo l esofago, tra le mani teneva un oggetto, una mazza da baseball... la sua famosa mazza da baseball. Ma non fu quello a terrorizzarti, avvolto all impugnatura un foulard bianco che avevi sfilato dalla borsa porgendolo alla tua amica quando eravate in coda, o almeno pensavi fosse il tuo, non lo ricordavi puntinato di rosso. Le parole non riuscirono ad uscire dalla tua bocca, i due ti rivolsero lo sguardo, uno dispiaciuto e l'altro colmo d'odio. Quest'ultimo si spostò poi verso l'altro quando lo afferrò per i capelli abbassandolo alla sua altezza e trascinandolo via dalla tua visuale. Ti allarmasti davvero molto, strattonasti i polsi provando a liberarti senza successo... non sapevi cosa fare... cosa avresti fatto... la paura ormai ti faceva da padrone come l istinto di sopravvivenza quando la porta si chiuse rivelando una persona nella penombra. Quegli anelli, quella parola ora pulita e brillante su strinse allo schienale di una sedia trascinandolo sotto la luce proveniente dalla lampadina che ballava sulla tua testa, per poi sedersi incrociando le braccia. I tuoi occhi si spostarono seguendo la linea di quelle braccia che prima sembrate fine ora si rivelavano muscolose forse troppo per il tessuto della camicia nera che le avvolegavano, i capelli erano leggermente scomposti, le labbra tese mentre stringevano una sigaretta avviata; riusciti a mantenere la calma almeno fino a quando non lo incrociasti, quello sguardo felino che ti scavava dentro fremente nello scovare i tuoi segreti più profondi e oscuri. "Chi ti manda?" Chiese schietto, non avendo una tua risposta ripete "Chi ti manda?""Dov'è Chiara?" Il tuo pensiero non si scostava... "Piccola sono io a fare le domande qui. Chi ti manda?""Dov 'è CHIARA?!" Urlasti stavolta, gli occhi ti bruciavano e le lacrime scendevano forse non avevano mai smesso da quando ti eri nascosta in quella stanza, vi avevano scoperte e sicuramente addormentate con una sostanza che ti pizzico all' olfatto quando Jiho svitó la bottiglietta di vetro uscita dalla sua giacca. Il boss o meglio Suga, ti fissò severo per poi alzare gli occhi al cielo 

"tranquilla per la tua amica se ne sta occupando Jimin" il sangue ti si geló quando l'immagine della tua amica con il cranio sfondato da una mazza da baseball ti balzò davanti agli occhi.

"Comunque mi preoccuperei più per te, chi ti manda? Giuseppe di Catanzaro? O Vincenzo di Palermo?" La tua mente era ancora offuscata, stavi ancora realizzando cosa stesse accadendo."Cosa? Chi è questa gente?!" I suoi occhi si strinsero di più 

The sapphire of SeoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora