Capitolo 6

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La stretta di Jiho era forte intorno al tuo collo, soffocante da lasciarti però respirare il necessario per vedere Yoongi davanti a te pietrificarsi. 

"Cosa cazzo stai facendo Jiho?" La sua voce impastata dalla rabbia e dalla delusione riempì la stanza per il tono alto, facendo solo ridere l'uomo dietro di te potenzialmente disturbato. 

"Oh andiamo boss non dirmi che non te l'aspettavi? Ho mandato giù le tue stronzate per otto anni quando tu è quel pezzo di merda avete distrutto il mio cartello e la mia famiglia, aspettando solo questo momento! Il giorno in cui mi riprendo ciò che è mio" la sua voce non vacillava, era anch'essa piena di odio ma anche di soddisfazione nel finalmente veder compiere il suo piano, anche se con una piega diversa. 

"Non doveva andare così, avrei riservato questa sentenza a Wang dopo che mi avesse confessato quella dannata password, ma a mali estremi. Ora metti le mani su quella tastiera." Spinse la canna sulla tua tempia facendoti fuori uscire un sospiro di dolore anche se non facesse poi così male. era una sensazione orribile, essere sul filo che divideva la vita e dalla morte, un filo teso sorretto solo da un grilletto pronto a scattare; Un orribile sensazione è vero, la stessa che provasti per la seconda volta, solo che stavolta il tuo aggressore non era l'uomo che ti stava guardando come la cosa a cui tenesse di più al mondo.... Stoccolma y

smettila stai per morire! Ti ripetevi....

"Non ti darò mai quei codici Jiho. Puoi anche ucciderla..." si ... Stoccolma... a quel ragazzo non interessava nulla di te, gli interessava solo il denaro.

 "Ma non dire cazzate Suga! Si vede quanto tieni a lei! Le hai dato i tuoi vestiti e le permetti di chiamarti con il tuo nome... non hai battuto ciglio con Wang ma so che lo farai per lei." Ti sentisti un idiota nel cogliere tra quel miscuglio di informazioni che la strana maglietta con la scritta "DDAENG" fosse proprio di Yoongi, lo stesso che ora lasciava trasparire una piccola scintilla di preoccupazione nella faccia da poker che indossava.

"Lasciala possiamo trovare un compromesso..." ma le sue parole furono fermate da un colpo di pistola troppo vicino al tuo orecchio da farti chiudere gli occhi lucidi,non fu diretto al tuo cranio ma la soffitto che rilasciò della polvere sui tuoi capelli per il buco appena formato. Gli occhi felini erano sgranati nel vederti così vicina allo sparo. 

"Pensi che non faccia sul serio Min?" Poi fu un attimo che lo sentisti, un bruciore martoriante sul tuo collo, come un ferro rovente sulla tua pelle e infatti fu così quando Jiho premette la punta della canna ancora fumante su di te facendoti urlare per l'evidente cerchio rosso che si era formato.

"Va bene! Smettila!" La maschera che aveva il ragazzo andò in mille pezzi mostrando il vero lato preoccupato di Min Yoongi che una volta averti lanciato un ultimo sguardo dispiaciuto si Diresse al computer digitando una serie di parole. lo stava facendo davvero... stava cedendo tutto ciò che aveva alla minaccia di un uomo su di te...  Il collo ti bruciava ma mai quanto gli occhi, sapevi che una volta ottenuto ciò che voleva quell'uomo ti avrebbe sparato comunque; dovevi ragionare.. mettere tutta te stessa per uscire da quella situazione. 

"Alla fine anche il più alto dei Min si abbassa ad una donna. Come sei patetico.... riorganizzerò il tuo impero! Lo farò mio ritirando su il cartello che mi avete portato via." Potevi sentire quanto fosse fiero delle sue parole, quando mollò la presa scaraventandoti a terra facendoti sbattere fortemente la testa contro la parete. Il dolore era così penetrante, volevi alzarti e staccare la testa a quel tipo, ma la fitta al tuo capo era così forte da tenerti piantata al pavimento con lo sguardo rivolto a quelle due figure che si fronteggiavano, una puntava la pistola dritta al petto dell altro. Sperasti che ad impugnare l'arma fosse Yoongi, rimanendo delusa dal riconoscere la risata pazzoide dell ex membro del cartello, che ora sollevava il calice di vino invocando un Brindisi a Min Yoongi prima di far scattare il grilletto. Era una vera e propria sentenza con tanto di teatralità quando porto il calice alla bocca bevendo un sorso di vino per poi assimilarne il sapore nettamente acido dovuto alla poca ossigenazione. Si portò una mano alla bocca spostando l'arma e la sua attenzione lontano dal bersaglio a terra ,facendoti scattare; ignorasti il forte dolore dietro al capo per il tuo movimento brusco afferrando nella morsa delle tue gambe le caviglie del criminale facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra seguito dalla bottiglia di vetro urtata. Dopo quello che sembrava un colpo tirato a vuoto, La cosa che balzò all attenzione di tutti fu la luccicante pistola scivolare sul pavimento seguita da una pietra nettamente più piccola ma comunque maggiormente brillante... lo zaffiro.

The sapphire of SeoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora