5. Un miracolo di nome Chloe

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Quella sera decisi di non fermarmi a dormire da Lucifer. Eravamo rimasti alcune ore, dopo esserci chiariti, a chiacchierare tranquillamente, accoccolata a lui sul suo comodo divano di pelle. Era stata la scelta migliore, almeno in quel momento, perché non avrei potuto sempre lasciare Trixie con Daniel o Maze. Avevo una figlia e, per quanto intraprendere una nuova relazione richiedesse energie e tempo, dovevo occuparmi principalmente della mia bambina. Era giusto che mi trovasse la mattina quando si svegliava, che le preparassi la colazione e l'accompagnassi a scuola.

Quando rientrai, Maze e Trixie erano appisolate sul divano. Era assurdo pensare che la persona con cui mia figlia adorava passare il tempo, fosse in realtà un demone. Scossi la testa, valutando l'ilarità della cosa, per poi prendere una coperta e posarla piano su di loro.
A quel gesto Maze spalancò gli occhi.
"Scusami, non volevo spaventarti", dissi piano, cercando di non svegliare Trixie.
"Ci vuole ben altro per spaventarmi, Decker", rispose lei, alzandosi dal divano e sistemando la coperta su mia figlia.
Feci una smorfia, tipico di Mazinkeen rispondere così.
"Allora..." mormorò, spostandosi verso la cucina. "Tu e Lucifer, eh?"
"Io e Lucifer cosa?" Finsi indifferenza, andando verso il frigo per versarmi un bicchiere d'acqua.
Maze mi guardò con le sopracciglia inarcata. "Ma a chi vuoi darla a bere? È tornato per te, voglio dire, lo sapevamo tutti che ormai era solo questione di tempo prima che voi due ci deste dentro", ammiccò allusiva.
Avvampai. "Beh, non che siano affari di qualcuno se non miei e di Lucifer".
Lei poggiò i gomiti sull'isola al centro della cucina e posizionò il mento sul dorso delle mani, squadrandomi.
"Ammettilo, sento il suo profumo su di te ad un chilometro di distanza".
"Ci potrebbero essere mille spiegazioni per questo", dissi facendo spallucce.
"Non sai mentire", rise piano. "Fantastico, Amenadiel mi deve cento dollari adesso".
La guardai interrogativa. "Cosa c'entrerebbe Amenadiel ora?"
"Potremmo aver scommesso su quanto tempo ci avreste messo a saltarvi addosso una volta che Lucifer fosse tornato", Maze disse, scrollando le spalle.
"Voi cosa? Maze!" Mi coprii le mani con la faccia. "Parlate di noi alle nostre spalle?"
"Dai, Decker non farla tragica. In fondo è anche un po' merito di Amenadiel se vi conoscete", affermò, sedendosi con una mossa fluida sullo sgabello.

Allargai le dita che mi coprivano il volto quel tanto che mi bastava per guardarla. "Che cosa intendi dire?" Chiesi.
Mi guardò come se mi sfuggisse un'ovvietà. Poi sgranò gli occhi. "Tu non lo sai!" Esclamò.
Sollevai la testa, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. "Cos'è che non so?" Ero davvero confusa.
Storse il labbro, alzando le mani in segno di resa. "Non credo sia un buona idea che sia io a dirtelo, Decker. Lucifer potrebbe provare a uccidermi".
"Non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano!" Esclamai, facendo poi una smorfia al ricordo di Trixie che dormiva a pochi metri da noi. "Parla! Ora." Le intimai a bassa voce.
"Okay ma se Mister Libero Arbitrio viene a cercarmi, sarà colpa tua. Avrai la mia morte sulla coscienza".
Alzai gli occhi al cielo e poi annuii, facendo ruotare una mano per invitarla ad andare avanti.
"Ecco vedi, prima che tu nascessi, il Grande Capo ha mandato Amenadiel a benedire una coppia che non riusciva ad avere figli. A quanto pare è stato un evento eccezionale, perché non lo aveva mai fatto prima e non si è ripetuto neanche dopo. Nove mesi dopo, sei nata tu", spiegò.
Cacciai fuori aria dalla bocca in modo secco, incredula. "Mi stai prendendo in giro".
"Vorrei ma no, è la verità. Dio ha fatto in modo che tu esistessi e di solito lui non si prende la briga di immischiarsi nei concepimenti umani. Quindi presumiamo che ti abbia messa qui apposta per il suo adorato figlio ribelle".

Restai senza parole. Era difficile assorbire quella nozione, lasciare che quel pensiero si facesse strada nella mia mente. Ricordai che c'era stato un momento in Lucifer aveva accennato a quella cosa, ma era stato tempo prima, quando ancora non sapevo della sua vera natura e pensavo che quella storia del Diavolo fosse una sciocca metafora. A pensarci bene, anche quella mattina a letto aveva fatto riferimento al fatto che io fossi stata creata per lui, ma lo avevo reputato un discorso senza senso e dettato probabilmente dalla foga del momento. Mi sbagliavo, sembrava.
"Lucifer mi aveva detto qualcosa del genere", dissi con un filo di voce. "Non ha mai approfondito però".
"Come potrai immaginare, lui non era entusiasta della cosa quando l'ha scoperto", disse Maze, stringendosi nelle spalle. "Credeva che suo padre lo volesse manipolare, che ti stesse usando per raggiungere uno scopo e che tu non potessi controllare i tuoi sentimenti".
Era un ragionamento da Lucifer in effetti. "Non so perché Dio abbia deciso questo, ma quello che provo per Lucifer è autentico. E sì, non lo posso controllare, ma le emozioni non si controllano in ogni caso".
"Nessuno sa cosa passa per la testa di Dio, sai non parla con nessuno, men che meno con Lucifer. Quindi come ti ho detto le nostre sono solo congetture", affermò.
"Ne dovrei parlare con lui... Ma tranquilla, non gli dirò che mi hai parlato, lascerò che sia Lucifer a spiegare. Come ti ho detto, me lo aveva già accennato in tempi non sospetti", mi portai due dita alle tempie, premendole per compiere movimenti circolari.
Era stata sicuramente una giornata impegnativa.
"Credo che andrò a letto ora", dissi. "Potresti portare Trixie in camera sua?"
"Certo", rispose lei, alzandosi dallo sgabello. "Ah, Chloe? Cerca di comprendere i dubbi di Lucifer. Il suo rapporto con il padre è... molto complicato".
"Va bene, grazie Maze", accennai un sorriso e mi diressi verso la mia camera.

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