Capitolo. 46

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Mi agitava ritrovarmi li, davanti a quel cancello che era l'unica cosa che mi separava dalla mia famiglia. Era tanto tempo che non facevo ritorno a casa, avevo immaginato fin troppe volte questo giorno e non vedevo l'ora di poter sentire profumo di casa.
Mi feci coraggio e bussai alla porta e come se fossi in un sogno mi ritrovai avvolta fra le braccia e le urla di sorpresa dei miei cari.
In quell'attimo trovai la pace, ero felice e avevo dimenticato perché fossi lì. Mia madre mi bombardò di domande, molte delle quali evitai di rispondere con sincerità.
Dirle di aver perso il lume della ragione non mi sembrava il caso. Mi avrebbe fatto una predica infinita fin quando non mi avrebbe costretta a risalire in auto per tornare da dove ero venuta.
Dopo tutte le scioglievolezze di una famiglia che non si vede per lungo tempo, rimasi a casa da sola perché essendo spuntata dal nulla, avevano la giornata impegnata fra lavoro e impegni vari che non potevano essere rimandati. Stare nella mia cameretta, mi faceva sentire spaesata, come se fossi fuori posto, stavo iniziando a chiedermi cosa ci facessi lì. Mangiai qualcosa e consapevole che la mia permanenza non poteva essere eterna mi venne in mente di fare un tour dei ricordi nel mio paese. Uscita di casa dopo aver salutato il gatto che malgrado la prima diffidenza sembrava essersi ricordato di chi fossi; in giro notai che non fosse cambiato quasi nulla, solita gente impicciona, nessuna ristrutturazioni e nessuna novità a portata di mano. Iniziai a vagare come un cane randagio godendo dei colori, il profumo e dell'aria fresca invernale, mi ero dimenticata di quanto facesse freddo in questo paese.
Ero arrivata in una piccola piazzola chiamato L'Osservatorio, dove si riusciva ad avere un panorama mozzafiato. Era l'unico punto dove si poteva ammirare mare e monti nello stesso luogo con tutta la quiete.
Restavo ammaliata ogni volta da quella vista, ogni giorno sempre diversa, era una delle poche cose che mi mancava di casa mia; perdermi nelle onde in burrasca o nel riflesso del mare calmo, nel seguire la corrente ed immaginare dove mi potrebbe portare se mi lasciassi trasportare; perdermi nei colori di madre natura che variano ogni stagione, amavo osservare la capacità di adattarsi e di cambiare così rapidamente della natura, era qualcosa che non mi apparteneva.
Per me ogni cambiamento era come subire un trauma, come se il mio corpo rigettasse qualcosa di nuovo con ansia e paranoie. Risi pensando a quanto fossi patetica.
Dal silenzio iniziai a sentire dei passi avvicinarsi e nel mentre guardai in loro direzione, comparve un cane un pastore tedesco ben curato e con pettorina; il tempo di pensare cosa dovessi fare, me lo ritrovai addosso in cerca di attenzioni. Fortunatamente era un giocherellone voglioso di affetto.

-"Cosa ci fai tutto solo? Dove hai lasciato il tuo padrone?" chiesi al pelosetto cercando un qualche segno di riconoscimento per riportarlo al proprietario.

In quel momento si sentì un fischio e probabilmente il suo nome di seguito.
Sospirai sollevata sentendo arrivare il padrone o meglio la padrona.

-"Quindi ti chiami Oliver! Beh ti si addice." accarezzai il cane attirando l'attenzione della padrona.

-"Stai tranquilla non fa nulla. È solo un impiccione ruffiano." disse da lontano, probabilmente preoccupata che potesse essere un problema.

-"Nessun problema! Siamo diventati già amici." risposi notando che si fosse sdraiato comodo ai miei piedi.

-"Non ci credo! Cosa ci fai qui?" domandò con voce sorpresa. Solo in quel momento alzai gli occhi per vedere chi fosse. "...Quando sei tornata?" mi chiese stupita di vedermi.

-"Camilla! Wow." ero scioccata, mi mancavano le parole. Erano anni che non avevo sue notizie.
"Sono arrivata stamattina. In realtà non era neanche in programma."

-"Ti trovo bene." disse imbarazzata almeno quanto me, stando immobile a fissarmi.

-"Già! Anche tu stai bene." risposi riflettano sul fatto che in queste 12 ore dell'anno nuovo fossero successi più colpi di scena che in 24 anni di vita.
"È tuo?" domandai indicando il cane, cercando di smorzare la tensione.

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