CAPITOLO 10
Sono le sei del mattino e di Johanna e Peeta ancora nessuna traccia.
Un'infermiera con i capelli corti e dal'aria gentile ha riportato il bambino in camera.
Annie dorme ancora, così ne approfitto per sgattaiolare nei corridoi alla ricerca di Peeta che dovrebbe essere ritornato insieme al bambino.
Nonostante l'ora, l'ospedale brulica di dottori, infermiere e pazienti.
Uomini e donne la cui vita dipende da altre vite. Me lo diceva sempre mia madre.
Quando ritornavo a casa dai boschi e vedevo qualche uomo ferito sdraiato sul tavolo in cucina, le chiedevo perché lo faceva. Curare degli estranei, usare le proprie medicine e non chiedere nè cibo nè soldi in cambio.
-E' il mio compito: aiutare gli altri. La mia vita dipende da questo- si limitava a spiegarmi.
In realtà non ho mai capito fino in fondo cosa volesse dire, ma a me stava bene così.
Dopotutto me la filavo di corsa dopo due minuti. Era Prim quella che le stava accanto nelle visite o -nei casi peggiori- durante gli interventi. In fondo credo che anche mia madre preferiva così.
Che io sappia, dovrebbe essere qui.
Dopo la costruzione dell'ospedale, ha deciso di rimanervi e praticare la sua attività di guaritrice. E' un medico, a quando dice Sae la Zozza.
Sono mesi che non la sento. Potrebbe essere qui, a pochi passi da me, e la vedrei per la prima volta dall'inizio della guerra. Solo una volta si limitò a farmi avere da Haymitch una lettera in cui mi diceva che potevo chiamarla in caso di necessità. Non per tenerci in contatto o per sapere come stavo. Potevo chiamarla solo in caso di necessità.
Bruciai quel pezzo di carta e con esso bruciarono anche le mie speranze di avere una famiglia.
Ci sono stati giorni in cui avevo un disperato bisogno di qualcuno che mi dicesse "Andrà meglio", ma non mi sono mai pentita di non aver tenuto il suo numero.
Da quelle poche righe era evidente che mi odiasse; che volesse sapere più niente di me. Averla accanto con questa consapevolezza, mi avrebbe maggiormente distrutta.
Non posso perdonarla. Mi lasciò sola quando morí papà. Mi ha lasciata sola ora che è morta Prim. E continua a lasciarmi sola. Non posso perdonarla; non ci riesco.
-Katniss- sento una voce dietro di me.
Trattengo il respiro.
-Mamma.- sussurro, sconvolta.
Eccola con il suo camice bianco, le solite labbra screpolate e i capelli raccolti in una cosa disordinata.
-Se qui per Annie, vero?- mi chiede, non muovendosi di un centimetro.
Dove sei? urlo nella mia testa Dove sei, Peeta?
Mi sento senza forze. Come se fossi reduce da una giornata di lavoro asfissiante.
-Si- le rispondo in tono freddo e distaccato.
-E' un maschietto sano e forte- commenta.
-A differenza di qualcun altro- le faccio notare. Sono un disastro. Sto sbagliano tutto. Eppure non riesco a comportarmi diversamente.
-Ti prego Katniss. Non qui.- dice, facendo dei passi in avanti.
-Non avvicinarti- le ringhio in tono minaccioso.
Serro le mascelle e stringo i pugni.
Devo essere forte. Deve capire che sono ancora qui, dopo quello che ho sofferto. Non devo darle la soddisfazione di vedermi crollare.
Ma le lacrime mi escono a fiotti, bagnandomi tutto il viso.
-Non sai cosa ho passato- dico, ripensandomi in quella camera a Capitol City. Prigioniera in quelle quattro mura, mentre fuori si svolgeva il mio processo per l'assassinio della Coin. Quando il mio unico desiderio era morire.
-Avevo bisogno di te- urlo, isterica. -Avevo bisogno di mia madre-
Alcune persone si fermano intorno a noi per vedere cosa stia succedendo, ma non mi importa.
-Non potevo. Cerca di capirmi- Ora è lei a piangere.
-Tu non c'eri- le dico con tutto l'odio e il disprezzo e il rancore che mi porto dietro da anni.
Lo vuoi capire che non sei tu quella da compatire? Quella da capire sono io.- confesso bruscamente. Troppo bruscamente.
Le labbra di mia madre si uniscono in una linea dritta. -Se avessi saputo che stessi così male, forse io..-
-Lascia stare- dico, facendomi largo tra la folla.
Non ho più alcuna voglia di ascoltarla. Continuerebbe a giustificarsi e non lo sopporterei. Non ci sono scuse. Non esistono scuse per il suo comportamento, per la sua mancanza. Se se lo fosse dimenticato, sono sua figlia. Aveva il dovere di starmi accanto. E invece cosa ha fatto? Ha costruito un muro che ci tenesse ancor più separate. La odio, la odio.
E finalmente lo vedo.
Senza un attimo di esitazione affondo la testa nella sua maglia e, in risposta, Peeta mi abbraccia.
Non posso non notare che sembra allarmato. Johanna, che è vicino a noi, gli fa cenno in direzione di mia madre e lui capisce all'istante.
Prima ancora che la marea di gente si dilegui del tutto, ci allontaniamo.
-Allora vado da Annie. E' ora di vedere il pargoletto- dice Johanna, cercando di rendere l'atmosfera più rilassata.
Peeta Annuisce. -Noi abbiamo una cosa da fare.-
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After Mockingjay✨
FanfictionHo cercato di immaginare la vita dopo Mockingjay. Vi chiedo di recensire anche perchè è la primissima FanFiction che scrivo quindi mi piacerebbe migliorare anche grazie al vostro contributo. Dal testo: "Faccio per andarmene, quando arrivata sulla so...