Capitolo 11 prima parte

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CAPITOLO 11
prima parte

La sabbia che si insinua tra le dita dei piedi, la brezza marina che mi scompiglia leggermente i capelli.
-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere venire qui.- sussurra Peeta. -Brutta giornata, eh?-
-Abbastanza- bisbiglio ammirando il luccichio del mare.
Vorrei raccontargli del crollo di Annie di questa notte, della sensazione che mi ha dato parlare con mia madre. Ma se glielo dicessi mi comporterei da egoista e con lui non posso essere egoista.
Perché si riesce a vomitare ciò che si ha nello stomaco e non quello che si ha nella testa?
Mi volto nella sua direzione per l'ennesima volta. La sua vicinanza è la mia cura per tutti i mali. Quanto tempo ci ho messo per capirlo? Io ho bisogno di Peeta tanto quanto ho bisogno dell'ossigeno per respirare, se non di più.
In fondo l'ho sempre saputo. Solo non volevo ammetterlo a me stessa. Accertarlo, infatti, avrebbe significato possedere un punto debole. E Capito City non aspettava altro: spezzare me, depistando Peeta; così funzionava.
Io non posso vivere senza di lui.
-L'altra sera ti ho baciato- confesso bruscamente.
Non ho idea di come potrà reagire ora. Probabilmente lo assalirà uno dei suoi flashback. Anche se da quando è tornato al Distretto 12 non ne ha avuto nemmeno uno. Almeno non in mia presenza, aggiungo.
Impedisco al mio cervello di pensare oltre perché so dove andrebbe a parare.
-Lo so- dice in tono calmo, fissando il mare.
Lo sapeva? Non può saperlo a meno che lui...
-Eri sveglio.- La mia non è una domanda, ma vedo comunque Peeta fare un cenno di affermazione.
Il silenzio che segue mi mette tremendamente a disagio. Spetta a me dire qualcosa. E, invece, me ne sto zitta in attesa che lui mi porga qualche domanda. Ma la quiete più totale continua a persistere.
La sua espressione è serena. Non un velo di pressione o confusione si scorge sui suoi lineamenti. Anzi, sorride. Uno di quei sorrisi che sono un dono, che avevo temuto di non vedere più.
Bacialo, mi suggerisce una vocina nella mia testa. La sopprimo subito. Peggiorerei la situazione ed è l'ultima cosa che voglio.
-Allora perché non mi hai evitato?- chiedo, decidendo di rompere il ghiaccio.
Peeta fa spallucce. -Credo perché anch'io volevo quel bacio- mi dice, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lo invidio. L'ho sempre invidiato per questa sua capacità di dire la verità così spontaneamente.
Ma sono anche confusa. Perché mai avrebbe desiderato baciarmi? Possibile che mi ami ancora? Possibile non provi alcun tipo di risentimento nei miei confronti?
In questo periodo in cui Peeta è venuto ad abitare da me, non ne abbiamo mai parlato. Ci siamo limitati a toccare argomenti che in un modo o nell'altro non avessero nulla a che fare con il periodo della guerra. O almeno parlandone il meno possibile, come quelle volte in cui ci troviamo a scrivere una pagina nel Libro delle Memorie. Anche se nella mia testa continuavano a moltiplicarsi il numero delle domande che volevo fargli.
Una delle quali, con più insistenza delle altre, esigeva una risposta.
Cosa ti facevano a Capitol City?
Solo quando vedo le mascelle di Peeta irrigidirsi, mi rendo conto di averglielo chiesto davvero. E , per giunta, a voce alta.
Nel tempo in cui Peeta impiega per rispondere, mi sento come svuotata; priva di quel battito irrefrenabile che fino a quel momento ha continuato a martoriarmi il petto.
-Dovevi saperlo prima o poi, no?- mormora, lo sguardo dapprima basso, poi rivolto ai miei occhi. -Inizialmente si limitavano ad assicurarsi che non distogliessi lo sguardo dai corpi martoriati di Lavinia, Darius e Johanna.- Giusto, le scariche elettriche.
Lavinia morì subito. Mentre per Darius ci volle molto più tempo, poiché abbassarono la quantità di volt.
Johanna invece è stata fortunata. Nonostante venisse immersa in vasche piene d'acqua elettrificata, è ancora viva.
-Poi, vedendo che continuavo a non rispondere alle loro domande, iniziarono a infierire anche su di me.- Sento la sua voce incrinarsi. -Posso passare questa parte?-
Annuisco. Qualsiasi cosa gli abbiano fatto, deve esser stato terribile e molto doloroso.
-Poi iniziarono a iniettarmi il veleno degli aghi inseguitori e a farmi vedere dei filmati che ti riguardavano. In realtà on ricordo molto di quel periodo. Solo il bip a intervalli regolari che emetteva un apparecchio. Il mal di testa e il senso di disorientamento. Gli aghi che continuavano a uscire ed entrare nel braccio. E il freddo che c'era in quella cella. Avevo freddo, tanto freddo. Eppure continuavo a sudare.- Si ferma per prendere un respiro profondo.- Ma nonostante tutto, pensarti, mi induceva a sperare.-
Mi fissa e ho la sensazione che da un momento all'altro possa vedere una lacrima farsi strada sul suo volto.
-Naturalmente questo prima di diventare un mostro.- Peeta storce il naso, come disgustato dalle sue ultime parole.
Prima che Peeta torni a pronunciare una sola sillaba, lo bacio e non appena le nostre labbra si toccano è come se il tempo si fermasse per permettermi di capire tutto quello che è successo tra noi. Tutto si fa chiaro.
Sono innamorata di Peeta Mellark.
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