Erano passati tre giorni dal discorso con Louis. Ogni giorno lui veniva a casa e mi stava vicino. Mi aiutava a fare qualsiasi cosa, Chiacchieravamo in ogni momento. Parlavamo del più e del meno. Mangiavamo insieme. Ci facevamo maratone immense di film, saghe, telefilm, serie tv…di ogni. Mi consolava nei miei momenti di tristezza. Diceva che non dovevo arrendermi, che dovevo lottare fino allo sfinimento, e mi diceva che lui mi sarebbe sempre stato vicino. Perché ero la sua migliore amica. Si…solo un'amica. Ogni volta che lo diceva, mi arrivava sempre un colpo allo stomaco. Mi sentivo come delusa e triste.
E appena se ne andava da casa mia la sera mi sentivo come…sola. Ecco mi sentivo sola. Senza un pezzo di cuore. E lì, in quei momenti, cadevo. Crollavo. Non resistevo più. La lametta mi stava aspettando. Le avevo nascoste sotto il letto perché cosi Louis non le avrebbe trovate. E iniziavo. Uno. Due. Tre. Dieci. Stop. Non dovevano notarsi. Altrimenti sarebbe stata una tragedia. Una tragedia bella e buona.
Qualche volta venivano a casa mia Zayn e Harry. Erano diventati così premurosi con me. Giocavamo a carte tutti e cinque. Liam, Louis, Harry, Zayn ed io. Giocavamo all’amico del giaguaro. Io mi divertivo tantissimo e in quei momenti non pensavo più a niente. Non pensavo più a quello che era successo pochi giorni prima.
Stavo dicendo. Erano passati tre giorni. Abbastanza da capire che Louis era una delle persone più dolci e carine di questo mondo. Mi voleva molto ma molto bene. Si vedeva. Si percepiva. Ma io lo percepivo in modo diverso. Non lo percepivo come un affetto fraterno. Lo percepivo come qualcosa di più. Qualcosa di più intenso. Di cui prendersene cura. Più della propria vita. E questo non era altro che amore.
Poi, chiariamoci, forse erano solo delle mie fisse. Leggevo troppi libri romantici, piene di storie con il lieto fine. Forse era solo un’illusione. Una semplice illusione.
Erano le 8:30 di sera. Ed io stavo pensando proprio a questo. Louis stava radunando le sue cose per andare via. Mi faceva sempre tanta tristezza quando raccoglieva la sua roba. Avevo sempre paura che non tornasse il giorno dopo. Avevo paura che capisse com’ero messa e che gettasse la spugna. Che rinunciasse a me per andare a divertirsi con i suoi amici e a ubriacarsi invece di stare con una come me. Alaska. Alaska Payne. La ragazza autolesionista che non crede in se stessa. Che non si vede bella, simpatica, socievole. Che ha paura di tutto quello che le sta attorno. Quella che cerca di tenere così stretti i suoi amici a tal punto di farli scappare. Come era successo con Niall.
Louis mi diede un bacio sulla guancia e disse
-Buonanotte. Fai sogni d’oro, bellissima. Ci vediamo domani.
-Promesso?
-Promesso.
Si allontanò da me e salì sulla sua macchina anni ’60, per poi partire.
Le lacrime mi invasero gli occhi. Iniziarono a scendere senza un motivo. O forse c’era un motivo. Ma in quel momento non lo percepii.
Salii in camera e puntai al letto.
Louis Pov
Ero in macchina da due minuti quando mi accorsi di aver dimenticato il telefono a casa di Al.
Cazzo Al. La persona più bella che avessi mai visto. Bella. Simpatica. Dolce. Timida qualche volta. Scontrosa nelle sue giornate no. E per me era una persona tutta da scoprire. Da scoprire cosa avesse dentro la sua testa. E dentro il suo cuore. Cazzo morivo dalla voglia di sapere cosa avesse dentro al suo cuore. Non cosa…ma chi avesse nel suo cuore. Morivo dalla voglia di saperlo. E morivo dalla voglia di essere io. Dalla prima volta che l’ho vista mi ha interessato. Dal primo sguardo. Dalle sue prime parole. Dai suoi occhi. Che mi parlavano. Urlavano aiuto. Lo urlavano a tutto il mondo. Ma esso non lo sentiva. Non voleva ascoltarla. Al mondo non gli fregava un cazzo di lei. Ma a me sì. E anche tanto. Così ho iniziato ad ascoltare quelle urla silenziose. E ho capito tutto. Ora voglio farle stare zitte. Perché hanno rotto proprio i coglioni.
Io la amo. Cazzo se la amo. Sono dipendente da lei. E' come una droga. Non posso farne a meno. Non posso non vedere i suoi occhi in un giorno. Non ce la faccio. Potrei morire. Non so come abbia fatto. Ma mi fa ‘sto effetto qui Al. Merda.
Suonai al campanello e sentii dei passi avvicinarsi alla porta. Sentii un ‘Chi e'?’
-Sono io Liam!
Allora Liam apri’ la porta per farmi entrare
-Di nuovo qui? Mica sei un bodyguard! Comunque sta bene Al.
-Sisi ahahahah nono. Non sono un bodyguard. Avevo solo dimenticato il mio telefono a casa vostra.
-Ah okk. Allora prova a cercarlo da qualche parte qui. Io intanto vado a finire di preparare la cena. Al ha detto che ha tanta fame oggi.
Iniziai a cercare il mio telefono per tutto il salotto. Cercai dappertutto: nel divano, sotto le coperte, sotto tutti i cuscini, nella ciotola dei popcorn, sotto al tavolino, su ogni mensola. Dappertutto.
-Vado a vedere su Liam.
-Okk vai pure. Oramai sei di casa.
-Ahahahah eh già.
Aprii la camera di Al. E la vidi. Era stesa sul letto che stava dormendo profondamente. Era stesa di lato con la manica di un braccio su e nella mano destra aveva…oh cazzo. No. Nononono. Non è possibile cazzo. Volevo urlare. Volevo buttare giù tutta la camera. Volevo lanciare un urlo che lo avrebbero sentito le foche in Groenlandia. Lo giuro.
Ma non lo feci. Decisi allora di andare a prendere, senza farmi sentire da Liam, delle fasce in bagno. Tornai in camera e medicai le sue ferite. Le tolsi la lametta dalle mani e me la misi in tasca. Poi le tirai giù la manica per coprire le fasce. Stavo per uscire dalla camera quando pensai 'Cazzo il telefono' fortunatamente lo trovai subito. Mi piegai per prenderlo. Ma poi mi soffermai. Mi soffermai a guardare il viso di Al. Era sereno. Tranquillo. E aveva un sorriso gigagrande stampato sulla faccia. Chissà che stava sognando. Chissà chi stava provando. Non l’avevo mai vista sorridere così spontaneamente. Ed era bellissima. Un angelo. Mi avvicinai al braccio e le baciai tutta la parte lesionata da quell’arma che era sotto la fascia.
In quel momento promisi che l’avrei curata. L’avrei protetta fino allo sfinimento. Perché lei in quel momento era la mia vita. se non andava avanti lei, non ci andavo neanche io. Io dipendevo da lei. La mia quinta essenza. Il mio cuore. Le mie paure. La mia audacia. La mia timidezza. Il mio coraggio.
Il mio tutto.
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E DOPO UN MESE SONO FINALMENTE TORNATAAA!!
Scusate tantissimo l'assenza, ho avuto problemi con la scuola e con tante tante cose (come ben sai Rachele)
WOOOOW le letture sono aumentate tantissimo. Un mega Grazie a tutti voi. Siete i migliori del mondo. <3
Comunque. Non ho tanto da dire. Il capitolo si commenta da solo. Non so come e' venuto. Per me non tanto bene. Boh non lo so...ditemi voi. Ecco...volevo ringraziare i Mumford & Sons per avermi aiutato, con le loro canzoni, a scrivere questo capitolo. Sono bravissimi. Li AMO! E' ufficiale.
Grazie ancora per tutto quello che stato facendo per me. Davvero grazie.
Ci sentiamo al prossimo capitolo.
Ditemi che ne pensate della storia. Scrivetemi anche in chat se volete. VI ADORO
Ciao, ciao
-BornToDiee
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Born To Die Everyday
FanfictionAllora. Liceo. Terza liceo. Una ragazza. Vittima. Vittima di bullismo. Vittima di questa merda che si chiama mondo. Autolesionista. Non ha piu amici. È grassa. Brutta Ma fortunatamente c'è Niall. Il suo migliore amico. Ah no. Non c'è piu neanche lu...