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Le urla ti colpiscono le orecchie.
Ti svegli rivolto nella neve.
La neve rossa ti ha coperto rendendoti parte della montagna. Ti alzi e ti scivola addosso, al suolo.
La stanchezza ti ha asciugato la gola, ma non hai niente che possa dissetarti.
Ti inquieta la sola idea di portarti la neve alla bocca e sentire il gusto del tuo sangue, dei tuoi peccati.

Sei sotto la montagna.
Il pazzo si dica sia sotto la montagna.
Benvenuto dentro alla pozzanghera. Divertiti a trovare il pazzo prima che lui trovi te.

Arranchi nel nulla rosso che hai creato, ed un urlo disperato ti graffia le orecchie.
Stranamente anche gli abitanti della pozzanghera tacciono con te.
Degli occhi folli ti osservano, li senti nella pelle, ma non li trovi.
L'urlo rimbalza tra le montagne, la neve rossa cade dagli alberi.

Corri, corri e non sai dove.
Corri per scappare dalle urla, e dagli occhi di un pazzo.
E terrorizzato scopri che avevi ragione, sentendo la neve cadere alle tue spalle, con la consapevolezza che sei perseguitato.
Corri sempre più forte, inciampi nella neve, scivoli sulle radici.

La caduta ammacca ogni lato del tuo animo stanco.
Esausto, vorresti solo un attimo di pace, ma corri, devi correre.
E la vita corre veloce con te, dietro ai passi di un folle. Scivoli, inciampi, gli alberi amici sta volta ti bloccano la vista e il colpo della tua fronte contro il legno ghiacciato è l'ultima cosa che vedi prima di crollare al suolo.

Il pazzo ti ha trovato.
Dentro la pozzanghera.
Sotto la montagna del peccato.
Il pazzo ti ha trovato.

Apri gli occhi.
Sei legato, congelato, seduta nella neve.
Con il pazzo che folle ti si muove attorno.
Il pazzo è bianco, dalla carnagione pallida e i capelli color neve sporca.

"Hai rovinato tutto. Tutto.
Il bianco, il bianco perfetto.
La neve perfetta, perfetta.
La montagna perfetta, perfetta.
È colpa tua, tua, tua.
Il bianco dov'è? Dov'è?
No, no, no.
Stupido, stupida anima! Hai rovinato tutto il bianco. No, no, no!"

Hai peccato. Il pazzo sa. Il pazzo vede.
Vede il tuo rosso sotto alla montagna.
Vede il tuo sangue sopra al pazzo.
Hai peccato la montagna sa. La montagna vede.

Il pazzo ti fa paura. Il pazzo sotto la montagna, sembra pazzo come ti raccontavano le voci.
Sai di aver peccato. Birividi alla gola. Ingoi. Ingoi e non lasci uscire niente. Batti i denti masticando freddo e paura.

"Il sangue. No, no, no! È tutto rosso.
Hai sporcato il bianco. Perfetto. Hai sporcato la perfezione.
Il peccato. Hai peccato. Sei il peccato.
Colpa tua, tua, tua! Colpa tua.
La mia montagna bianca, bianca. Mia.
Ora sanguina. Sanguina. La mia montagna soffre. Colpa tua.
Io soffro. Soffro. Colpa tua.
Tu soffri?
Devi soffrire. Colpa tua."

Ti avvicina il coltello alla gola.
E il cuore ti pompa in testa.
La paura si fa vile nelle tue ossa.
Tremiti per un attimo di pace.
Ma nemmeno la tua ombra assisterà alla tua morte.

Nella pozzanghera non si muore
si soffre.

Ti rassicurano le voci, portandoti boccate di terrore.
Quanto dolore, e quante volte sentirai la lama tagliarti la gola?
Ti chiedi se il groppo alla gola sparirà.
Hai ingoiato troppi rimorsi, caramelle amare. Le tue tonsille hanno sanguinato sul cuscino, ma nessun cuscino le raccoglierà, nella pozzanghera.

Il coltello si allontana e ti danza davanti.
Le dita del pazzo ti aprono un occhio.
Lo obbligano a vedere, lo forzano alla fragilità.
Il coltello minaccia di salutarlo calorosamente.
Tremiti di paura per l'esistenza del dolore. Il dolore è peggio della morte. Ne sei certa. La paura del dolore è morte stessa, la morte deve essere solo salvezza, solo fine di paure e sofferenza.

Alice Nella PozzangheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora