Cap.1.1-Alla fottuta normalità, cazzo

33 3 0
                                    


Inspirare e espirare, contare lentamente fino a 10, placare ogni briciolo di risentimento, rabbia o rancore nei confronti di chiunque e qualunque cosa...

Lily Evans in tutto il suo particolare splendore era stata costretta in un vestito verde smeraldo che le si abbinava a perfezione con gli occhi e che le cadeva morbido sulle cosce, lasciate scoperte per metà.
Che non lo volessero o che lo volessero ammettere, Lily era l'attrazione principale della festa, seppur essa non fosse stata pensata per lei, ma per sua sorella Petunia e le sue imminenti nozze con quella sottospecie di uomo che quest'ultima soleva chiamare "fidanzato".

La Ragazza era stata donata da Dio, questo diceva la madre Charlotte, di una bellezza particolare e disarmante, non sembrava nemmeno lontanamente appartenere alla famiglia Evans, i cui tratti caratteristici erano una figura minuta e smunta, capelli biondi paglia e naso adunco nelle donne e occhi nocciola e carnagione perennemente abbronzata negli uomini.
La sua era una bellezza anormale rispetto agli appartenenti a quell'albero genealogico e forse questo lo si poteva ricollegare ad un'altra stranezza della ragazza, era una strega. Era inoltre una bellezza inconsapevole e genuina, i capelli rossi ramati per natura mossi in ondulate onde dai riflessi più chiari e acconciati in dolci boccoli danzavano nell'aria quando Lily camminava e avevano un profumo forte e deciso di lavanda così che la giovane lasciasse come una scia di inebriante fragranza per strada, era alta, slanciata e il corpo era plasmato in dolci e accentuate curve, che le davano seppur lei ne fosse inconsapevole, un'aria sensuale, la cosa particolare era la carnagione pallida che dava l'impressione che la ragazza fosse stata intagliata nel marmo.

Il fattore che faceva da protagonista nella figura mozzafiato di Lily era il volto, un volto porcellanato costellato soprattutto nella zona delle guance, zigomi e del naso alla francese, da lentiggini, la giovane era dotata da merlino di una bocca rossastra di natura che spiccava in quella tela bianca che era il viso, insieme agli occhi a cerbiatto che erano di una tonalità di verde chiara e cristallina, un distillato di verde della tonalità dell'erba bagnata dalla rugiada mattutina e di verde smeraldo splendente, che incantavano chiunque incrociasse il suo sguardo. Tutto questo la rendeva la pecora nera della casa e per anni aveva sospettato di essere stata adottata per questo insieme di motivi, ma un occhio attento avrebbe notato quanto in verità la giovane assomigliasse al padre nei modi di gesticolare e che avesse il sorriso luminoso della madre.

Era il fenomeno da baraccone, a detta sua, di quella festa anche perché seppur fosse la sorella della sposa, quest'ultima l'aveva invitata con riluttanza e sotto stretta preghiera dei genitori e non faceva nemmeno parte delle damigelle d'onore, cosa alquanto bizzarra per gli invitati del rinfresco della sposa.
Petunia si era categoricamente rifiutata di partecipare ad un addio al nubilato in stile Las Vegas, per rendere meglio l'idea, e quando la sua damigella d'onore lo aveva proposto era stata sollevata dall'incarico con effetto immediato, era una donna adulta ormai non si sarebbe abbassata ad una tale frivolezza diceva la neo sposina, Lily la pensava in tutt'altro modo, la sorella da quanto la conosceva era sempre stata ingessata nei modi, aveva 21 anni ma aveva l'animo giovanile di una vecchia allettata di 92, era una svampita, isterica e maniaca del controllo tanto che le poche volte che la rossa aveva sentito il fidanzato della sorella, Vernon, proferire parola, le frasi del povero malcapitato erano "Si certo amore, vado subito", "sono d'accordo con te", "i centrotavola come li vuoi?" e poi non meno importante "Certo che pago tutto io". Quel rinfresco era la cosa più da Petunia che avesse mai visto, nell'aria echeggiava un lieve sottofondo di musica swing che seppur a volume importante, sembrava una melodia lontana rispetto alla voce gracchiante della sorella che era contornata di gente, perlopiù parenti, a cui raccontava per l'ennesima volta di come il suo Vern le aveva chiesto la mano e mostrava a tutti l'anello che quest'ultimo le aveva calzato al dito.

Accio rinascitaWhere stories live. Discover now