Cap.1.2-Fratelli nel vicolo

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James aveva dimenticato come si respirava, la nozione elementare che è improntata nel cervello di qualsiasi essere umano che non giaccia in una tomba era la cosa più difficile che lui in quel momento potesse fare.
Maledì sé stesso, Merlino, Morgana, Agrippa e lui solo sa quante altre divinità, ma soprattutto maledì con odio e disprezzo il fautore primordiale del suo immediato dimenticarsi l'azione di respirare, Regulus Black.

Lui che in quel giorno che già vedeva tutti sconvolti, persi e impegnati a non morire per mano di un avversario, aveva fatto la cosa più abominevole che James avesse visto in vita sua, ferire quasi mortalmente Marlene Mckinnon, la sua Lene, la sua migliore amica.
Ma il vero problema non era come questo avesse lascito il segno nell'anima del corvino, ma di come aveva straziato quella del suo migliore amico, non che fratello del Mangiamorte in questione, Sirius Black.

Fino a quel momento seppur a tutti dicesse che aveva ufficialmente chiuso con la feccia che era la nobile casa dei Black, James sapeva in cuor suo che il suo migliore amico continuava a vedere nella figura di Regulus un appiglio per non stravolgere completamente la sua vita, già di suo sconvolta abbastanza, vedeva in lui una luce in quel lago torbo e nero che era la sua ex famiglia e quando si era ritrovato in faccia la realtà crudele cioè che il suo fratellino era diventato un altro stronzo fissato col sangue puro e con Voldemort, che brindava al motto della sua nobile casata "Toujours Pur" essa lo aveva messo in ginocchio con una semplice parola scandita e pronunciata dal piccolo di casa Black

"Avada kedavra"
l'anatema che uccide la persona a cui la scagli e con lei tutti i suoi sogni, le sue speranze e le sue possibilità future, i suoi amori, le sue emozioni, trasformandolo nell'ennesimo corpo sotterrato nel cimitero di Godric's Hollow.

Le carte del destino di Marlene furono rimescolate da James Potter che con uno scatto d'adrenalina e rabbia aveva scagliato uno "stupeficum" così potente da spezzare la bacchetta di Black e far morire con lei il destino che il suo proprietario aveva destinato alla dolce Grifondoro.

Dopo quello che successe fu storia e leggenda, cose da cataste di libri diceva Frank Paciock, dopo che ebbero visto di essere in netta minoranza, tutti i Mangiamorte abbandonarono il loro signore in preda al panico, fuggirono da codardi come era loro solito fare, o almeno quei pochi rimasti vivi o non catturati dagli Auror, così che i loro avversari puntarono la bacchetta contro l'oscuro signore e scagliarono contro di lui tutta la rabbia, la brama di riscatto e la voglia di vivere che avevano in corpo, mille incantesimi dilaniarono il corpo o ciò che era Voldemort e fu così potente, il mix di incantesimi, che anche il mago più potente di quei tempi si sbriciolò come un vaso di porcellana in migliaia di piccoli cocci, con la sua morte però aveva lasciato Hogwarts, il campo di battaglia, quasi interamente distrutta, un po' come se facesse da rappresentazione ai sentimenti che ogni persona superstite stava provando dopo quell'irrefrenabile felicità momentanea, per riuscire a staccare dal dolore e riuscire a non pensarci c'era chi si era data alla ludica arte del sesso, come Marlene Mckinnon, chi aveva cominciato a fumare, Lily Evans, chi si teneva più occupato possibile in qualsiasi tipo di attività, James Potter, e chi invece si era abbandonato nelle calde e rassicuranti braccia dell'alcol e questo era il povero Sirius.
Solo James, o almeno questo era quello che pensava, era a conoscenza di questa cosa, aveva tentato qualunque cosa pur di non lasciar trapelare la notizia, lo aveva coperto con i suoi genitori ,che ormai tenevano a Sirius come un figlio, da tutti i casini che combinava quando in preda all'alcol come se fosse stato posseduto da una maledizione imperius correva per casa inseguito da James che si era ormai abituato ad avere in casa invece che un ragazzo di 17 anni un bambino che ha appena imparato a camminare.
Malediceva in quel momento 6 anni di sbronze che erano ricadute sulle spalle del povero Lunastorta, come aveva potuto sopportare senza ricorrere ad un prematuro suicidio tutti i soprusi che in quel momento James stava subendo, ma era tutto andato alla perfezione il piano di insabbiamento fino a quel giorno dove era arrivata la goccia che fece straboccare il calderone...

Accio rinascitaWhere stories live. Discover now