CAPITOLO 6

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Percy era seduto ai piedi del letto, lasciato solo dai cugini per qualche minuto. Sospirò, sollevato della tregua momentanea.
"Lo sai che noi siamo sempre qui, in realtà."
Il ragazzo vide Silena, che lo guardava, con la ferita del drago in mostra sul petto.
"Silena..."
"Sei solo una delusione, Percy. Ricorda le mie parole: per i tuoi cugini è molto meglio con te qui. Perchè tu porti morte ovunque vada. E loro non meritano di morire per colpa tua. Il Tartaro è stato generoso con te. Permetterti di vivere in un'illusione. Non meriti questa ricompensa. Sei una delusione, e sarebbe stato meglio per tutti se fossi morto tu, al posto di ogni persona che hai lasciato morire."
La ragazza scomparve, lasciando il semidio solo, con le lacrime sul volto e un peso sullo stomaco.

Fuori dalla cabina, Nico, Talia e Jason stavano discutendo su come aiutare l'amico.
"Secondo me, Latona e Giapeto potrebbero aiutare. A differenza di Apollo e Artemide non si curano particolarmente delle antiche leggi. Hanno già aiutato Percy, d'altronde." Jason si mordicchiò il labbro. "Non saprei, Nico. Mi sembra rischioso..." Talia, invece, annuì. "No, a me sembra una buona idea. Giapeto, da quando è diventato Bob, è bendisposto nei confronti di Percy. Secondo me vale la pena fare il tentativo."

Percy sentì freddo, e sollevò lo sguardo. Davanti a lui, c'era Luke.
"Luke?" "Percy. Ti avevo chiesto di evitare un'altra guerra, ma hai fallito." "Non puoi incolparmi per quello. Non avrei mai..." "Se le profezie riguardano te, un motivo ci sarà. Non sono loro che scelgono te, ma tu che le desideri. Vuoi soffrire, vuoi provare quel dolore. Sei patetico, Percy. E per soddisfare un tuo desiderio, causi la morte delle persone." "Non è..."
Il ragazzo non riuscì a finire la frase, venendo abbandonato dall'apparizione. Solo ancora una volta, Percy si rannicchiò su se stesso, sperando che con il tempo il dolore passasse.

"Cosa volevate dirci?" Chiese Zeus. I tre dei erano stati chiamati da Talia, Nico e Jason. Le espressioni dei ragazzi erano speranzose, per la prima volta da quando era cominciato quel calvario.
"Abbiamo un'idea per aiutare Percy." Annunciò Talia. Nico annuì, mentre Jason spiegava. "Andremo da Latona e Giapeto. Pensavamo di chiedere loro di aiutare Percy." Ade annuì. "È un'ottima idea. Latona era chiaramente affezionata a Percy." Zeus annuì, aggiungendo. "E inoltre, i Titani non rispettano le antiche leggi come gli Dei. E Latona può aiutare Percy dove Apollo e Artemide non possono." Talia sorrise, dicendo. "Sì, il ragionamento è stato più o meno quello. Sappiamo che hanno preso un appartamento a Manhattan, quindi andiamo oggi a parlare con loro." Poseidone socchiuse gli occhi. "Ci avete chiamato perchè restassimo con Percy?" I tre annuirono. "Sì, non vogliamo lasciarlo solo. Non adesso, quanto meno." Ade sorrise. "Non preoccupatevi. Ci siamo affezionati al ragazzo. Rimaniamo noi con lui." "Grazie, papà." Disse Nico, facendo sorridere ancora più ampiamente il dio dell'oltretomba.
"Andate. Non perdete tempo qui. Vi serve un passaggio, qualcosa...?"
Jason scosse la testa, mentre Nico diceva. "Viaggeremo nell'ombra. La signora O'Leary è perfettamente disponibile per aiutarci." Talia, scuotendo la testa, disse. "Anche lei si è affezionata a Percy."

Dopo la partenza dei semidei, i tre dei avevano deciso di sistemarsi fuori dalla cabina di Percy, optando per entrare solo nel caso si fosse rivelato necessario.
Essendo inverno, il campo era perlopiù vuoto, ad eccezione di alcuni ragazzi di passaggio, che parlavano con Chirone di qualche attività o missione rimasta sospesa a causa della guerra contro Prometeo.
"Si svuoterà presto." Notò Ade, indicando i ragazzi della casa di Afrodite svuotare la cabina. Zeus annuì, mentre Poseidone diceva. "So che molti di loro andranno anche al Campo Giove, per stare con amici che hanno scoperto adesso. E per osservare il college. Credo che dopo il campo molti andranno lì."
Prima che uno dei due fratelli potesse rispondere, si sentì un urlo spaventoso provenire dalla cabina di Percy.
I tre dei spalancarono la porta, entrando improvvisamente.
Percy era per terra, una mano sul petto mentre cercava di grattarsi via qualcosa da esso, ma lasciando solo dei segni rosso sangue sulla pelle. L'altra mano era chiusa a pugno, mentre grattava il pavimento.
Gli occhi erano serrati, una smorfia di dolore sul viso, e la bocca spalancata in quell'urlo agghiacciante.
"Percy! Stai bene? Smettila."
Alla voce del padre, Percy smise di urlare e si rannicchiò esausto sul pavimento.
"Percy..?" Chiamò Ade. "Sto bene... è stato... solo peggio del solito."
Gli occhi si aprirono, rivelando un enorme dolore in esso.
"Cosa è successo?" "È peggiorato. Sempre di più. Adesso rivedo il dolore del Tartaro. Lo risento tutto. A volte è anche peggio dell'originale."
Cadde il silenzio, mentre gli dei scendevano a patti con quanto sentito.
Percy, improvvisamente, chiese. "Nico, Talia e Jason? Dove sono...?" Poseidone, passandogli una mano sulla guancia, disse. "Sono partiti per un'impresa." Percy annuì, senza dire altro.
Zeus indicò la porta. "Saremo fuori, se hai bisogno di compagnia." Percy annuì, sorridendo forzatamente.

Appena gli dei furono usciti dalla stanza, apparve il Tartaro.
"Come puoi vedere anche loro se ne sono andati." "Non mi hanno abbandonato. Loro non lo farebbero mai." "Convinto tu, Percy. Beh, credo sia meglio cosi piuttosto che come tutti gli altri. Meglio via piuttosto che morti, no? E non sarebbe il destino che aspetterebbe loro se rimanessero vicino a te?"
Percy si lasciò cadere sul letto. "Lasciami in pace." Mormorò, stanco.
Chiuse gli occhi. Loro non l'avrebbero abbandonato. Sempre e per sempre.

Angolo autrice
Al prossimo
By rowhiteblack

IL RAGAZZO CHE AVEVA VISTO TROPPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora