4. Pochette di cristallo

307 55 66
                                    

A: Ragazzi, stasera potete farmi compagnia?

P: Mi dispiace tesoro, sto aiutando mio padre ad aggiustare la macchina

I: Sono messa malissimo con l'inglese, rimandiamo, scusami 

Non solo dovevo tornare al Gorill, in più avrei dovuto farlo senza Iris e Pier.

Posai il cellulare sulla scrivania e feci un respiro profondo. Questa volta dovevo cavarmela da sola.

Guardai l'orologio e mi accorsi che ero ancora in tempo per andare lì prima dell'orario di apertura, in questo modo avrei evitato qualsiasi tipo di incontro indesiderato.

Ricordai che Erik, l'unico barista del locale fino al giorno precedente, iniziava a lavorare alle otto di sera, mai prima. Sperando in un po' di fortunata, essendo ancora le cinque del pomeriggio, avrei trovato solo Jordan sistemare i tavoli, mi sarei fatta ritornare la pochette e sarei andata subito via.

Non ero in vena di vedere gente, né tanto meno di incontrare nuovamente quel cretino che stava soffocando i miei pensieri da un giorno intero.

Mi alzai dal letto di fretta, feci una doccia per darmi una rinfrescata ed indossai velocemente la mia tuta grigia preferita, le All Star bianche ed un top corto, sempre bianco. Con un elastico raccolsi i capelli in una coda alta, cercai le chiavi della mia Opel Karl e partii senza pensarci due volte.

Arrivata davanti al locale, lasciai la macchina praticamente in mezzo alla strada e, scendendo, notai che le porte del Gorill erano socchiuse.

Bussai, ma nessuno rispose. Decisi perciò di entrare e probabilmente decisi con troppa premura, perché non appena aprii leggermente la porta mi accorsi di essermi intrufolata al locale durante una discussione accesa tra Jordan ed Erik. Erano in fondo alla sala, vicino al bancone. Erik sembrava parecchio nervoso.

«Ti giuro che non è come pensi, ti stai facendo un'idea sbagliata, cazzo!» Jordan cercava di calmarlo.

«Me lo auguro! Se dovesse succedere qualcosa qui dentro la responsabilità sarà solo tua. Non voglio essere messo in mezzo!» rispose Erik con rabbia, categorico.

Ci fu un momento di silenzio e decisi di cogliere l'occasione per farmi notare.

«Ragazzi, scusate l'interruzione.. mi.. mi dispiace davvero disturbarvi» provai ad inserirmi.

Lo sguardo di Erik si spostò su di me, ma rimase ancora serio. Capì che avevo ascoltato la loro discussione ed io ero fortemente in imbarazzo.

«Ciao Alexa. Che ci fai qui? Siamo ancora chiusi» mi avvisò Jordan, anche lui visibilmente a disagio a causa della mia scomoda presenza.

«Si, perdonatemi, la porta era socchiusa e...»decisi di andare subito al dunque, altrimenti avrei continuato a chiedere scusa fino ad apertura del locale.

«Mi chiedevo se per caso ieri sera avete trovato una pochette nera dopo la chiusura del pub. L'ho lasciata al nostro solito tavolo».

«È tua? Mattew, non sapendo di chi fosse, l'ha portata su» fece un piccolo cenno con la testa indicando la porta.

Feci un sospiro di sollievo, per fortuna nessuno l'aveva rubata.

«Io e Jordan in questo momento siamo occupati, ti dispiace salire a prenderla da sola? Tanto sei di casa» mi disse Erik, lanciando un'occhiataccia all'amico, facendogli intendere che la loro discussione non era ancora giunta al termine.

«Assolutamente no, anzi vi ringrazio per averla conservata. Ringraziate anche Mattew da parte mia». Sorrisi e mi incamminai verso la porta, mentre Erik si era già  prontato ad aprirla.

Ti prego non dirmi ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora