Feci un respiro profondo e mi lasciai cadere all'indietro, sdraiandomi sui ciottoli misti alla sabbia umida.
Erano le cinque del mattino e non avevo chiuso occhio tutta la notte. Decisi, perciò, di uscire e di andare nel mio posto nel mondo.
Mi trovavo in una piccolissima spiaggia, che pochi conoscevano perché era difficoltoso accedervi. Per raggiungerla c'erano diversi scogli da oltrepassare, ma era l'unico posto in cui volevo essere in quel momento per osservare l'alba.Presi il cellulare dal mio zainetto in cuoio e, per l'ennesima volta, guardai la data sul blocco schermo.
03.10.19
Era il secondo anniversario di morte di mio padre.
Mia madre, l'anno scorso, aveva evitato in tutti i modi di affrontare la giornata nel modo in cui era opportuno trascorrerla, cioè ricordando mio padre.
Non le piaceva assecondare i propri sentimenti, soprattutto quando si parlava di dolore.
Quando morì mio padre, lei non provò nemmeno un attimo a tirare fuori ciò che provava, a guardare in faccia il dolore, a lasciarlo andare. Tutt'ora lo custodiva dentro di sé, come se fosse la cosa più preziosa che avesse, senza condividerlo con nessuno al mondo.
Quante volte, quando piangevo per ore senza fermarmi, avrei voluto che si sedesse accanto a me a condividere quella sensazione che mi divorava il petto. Invece no, lei aveva un modo diverso di affrontare i problemi.
Avete presente quando sul letto trovate una pila di biancheria pulita, stirata e pronta per essere riposata negli appositi cassetti?Avete presente quando il pavimento della vostra camera è impolverato e sapete di dover pulire?
Ecco.
Mia madre, quando stava male, prendeva quella pila di vestiti e la nascondeva nell'armadio, senza riporre la biancheria nei propri cassetti.Mia madre, quando stava male, con una scopa spostava tutta la polvere sotto il letto, dove non poteva vederla nessuno.
I vestiti però non erano in ordine e la polvere rimaneva lì. Così come il dolore.
La camera da letto, invece, agli occhi degli altri, era sempre in ordine.
Io non ero come lei, non riuscivo a soffocare le emozioni. Esternavo tutto, dalla felicità alla tristezza, dallo stupore alla malinconia, dal disgusto all'apprezzamento. Ero fatta così.
Mi fermai ad osservare il cielo, che pian piano si colorava di rosso.
All'orizzonte iniziai ad intravedere il sole, stella madre del sistema solare, innalzarsi lentamente. I ricordi presero il sopravvento e non potei fare a meno di tornare con la mente alle parole di mio padre."Le cose belle arrivano quando meno te l'aspetti".
Era proprio vero.
Per tanto tempo avevo elemosinato attimi di felicità. Avevo tentato in tutti modi di trovare qualcosa che mi facesse stare bene, senza rendermi conto che era proprio quella folle e disperata ricerca a rovinarmi i momenti che vivevo.Adesso, che avevo smesso di cercare, ero sommersa da situazioni nuove, persone inaspettate, momenti pieni di vita.
Tutto questo mi faceva paura.
Era strano per me provare emozioni positive, a partire dalla sensazione più banale al mondo: le farfalle nello stomaco. Credevo fossero morte da anni nella mia pancia. Nelle ultime due settimane, invece, quelle maledette mi avevano divorato lo stomaco.
Prima il bacio con Bron, poi l'incontro con Natal. Per me era tutto nuovo ed inaspettato.
Io, però, non volevo affezionarmi più a nessuno. Non volevo dare a nessuno la possibilità di lasciarmi, andando via.
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Ti prego non dirmi ti amo
Romansa"Riusciva a farmi dire tutto quello che non dicevo mai". Alexandra Berger non era una ragazza semplice. Tutti notavano in lei qualcosa di speciale, ma mai nessun ragazzo riusciva ad attirare la sua attenzione. Vittima di un grosso malinteso, una ser...