𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐈𝐕

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— fine dei giochi :

Tic toc, tic toc.
Il tempo per Mingi sembrava essere sempre più corto; man mano che percorreva il corridoio, appena fuori dallo stanzone in cui aveva estenuamente combattuto, si sentì soffocare dalle sue stesse paranoie. "E se fosse troppo tardi?" si chiese sentendo sprofondando nel vortice della preoccupazione, ma poi la sua anima trovò pace al sentire dei lamenti provenienti dalla porta che era apparsa magicamente davanti a lui. Finalmente dopo il vagare così tanto aveva trovato qualcosa di diverso dal muro grigio, privi di muratura. Sembrava stesse percorrendo un labirinto senza fine, ma vedere quella porta fu per lui un sollievo e senza pensarci vi entrò rimanendo spiazzato dalla scena davanti i suoi occhi. Non credeva che in vita sua avrebbe mai avuto l'occasione di vedere qualcosa del genere come una persona incatenata al centro di un piccolo palchetto dalla forma circolare. La cosa gli avrebbe fatto impressione se fosse stata una persona qualunque, ma quella persona era un suo amico, Wooyoung, e le sensazioni non erano descrivibili a parole.

«Wooyoungie!» attraversò lo spazio a grandi falcate, chiamando il suo nome ad alta voce per farsi riconoscere, sperando che nel viso dell'ormai biondo, ci fosse un briciolo di speranza

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«Wooyoungie!» attraversò lo spazio a grandi falcate, chiamando il suo nome ad alta voce per farsi riconoscere, sperando che nel viso dell'ormai biondo, ci fosse un briciolo di speranza. Ma non fu esattamente come se l'era immaginato. Infatti, il biondo alzò la testa, in quel momento pesante, e incrociando i suoi occhi con quello del rosso sentì dei brividi sulla schiena. "Mingi non doveva assolutamente essere lì con lui" pensò: Adelas non doveva saperlo.
«Mingi, vai via! Non puoi stare qua!» ruppe quella bolla di gioia il ragazzo aveva momentaneamente creato, cercando di muovere le sue braccia, legate strettamente, illuminato da una luce viola. Wooyoung vide sul viso dell'amico un'espressione confusa, ma come avrebbe potuto spiegare al rosso che se il suo alter ego l'avesse trovato avrebbe potuto ucciderlo a sangue freddo? Sapeva perfettamente che n'era capace e non poteva permettere di perdere un pezzo di lui.
«Se lui ti vede,» affermò con voce roca e stanca «potrebbe torturarti. Devi nasconderti Mingi, veloce. Potrebbe essere qui da un momento all'altro.»
«Ma tu Wooyoungie?»
«Ci penso io.»

Mingi fece esattamente gli aveva detto, con un'espressione riluttante, ma si fidava di lui: si ritrovò a pensare, in appena una decina di secondi, che Wooyoung non faceva mai le cose a caso; se c'era una cosa che aveva imparato da lui era proprio che se diceva una cosa c'era una ragione specifica. Dunque si nascose e rimase ad osservare la scena, quasi messo da parte. Intanto, Adelas era tornato, senza mascherina e un sorriso maligno sul viso, diretto verso la sua vittima, con due spade. Wooyoung lo guardò con occhi stanchi ma pieni di odio; odio per una persona che gli aveva distrutto la vita, lo aveva allontanano da casa, aveva dissolto qualsiasi legame di amicizia prima di incontrare Yeosang e i suoi nuovi amici; lo aveva reso un assassino agli occhi della gente; giurava che gliel'avrebbe fatta pagare.
«Ti sento Wooyoung, sento la tua rabbia diventare la mia forza. La cosa mi piace parecchio.»
«Bastardo. Sei un assassino, un approfittatore, non ti meriti altro che essere disprezzato da tutti!» ringhiò il ragazzo, provando ad afferrare tutte quelle catene che lo tenevano fermo per sollevarsi, ma sembrava che fosse attaccato al pavimento e che le forze venissero meno al suo volere esattamente quando ne aveva bisogno.
Si sentiva irritato dalla cosa.

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