𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐈𝐈

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— essere consumati dentro :

«A quanto pare i tuoi amichetti sembrano essere messi bene…otto, sette, sei, cinque, quattro…siamo rimasti in tre. Io, Caius e Adelas.»
Yunho ne rimase colpito, mentrerestava seduto su una sedia, di fronte a centinaia di schermi pieni di pixel messi a caso. Pensava che con tutto quello che avesse visto fino a quel momento non ci fosse altro di cui potesse stupirsi, evidentemente si sbagliava. Che gli alter ego avessero anche dei nomi, questo era dell'incredibile, ma poi Yunho si ricordò che erano angeli meravigliosi un tempo e chissà cosa li aveva spinti a cambiare così tanto. Per un attimo volle domandarglielo, ma rimase in ascolto.
«Devo farvi i miei complimenti, ma sfortunatamente per voi che siete rimasti non sarà così facile. Si dia il caso che io e miei fratelli non abbiamo alcuna intenzione di mollare, ma forse tu sì, non è vero Yunho?»
Il ragazzo, i cui capelli avevano cambiato colore, dal bruno al biondo, come avrebbe rischiato di fare anche lui se non avesse reagito, ringhiò infastidito da quella sola persona che parlava, il fatto che la sua voce fosse acuta poi gli dava sui nervi. Yunho non aveva alcuna intenzione di cadere al cospetto di quell'essere senza alcuna dignità, ma resistergli era difficile e delle volte sentiva le forze venirgli meno. Inoltre, come se non bastasse, le immagini dei suoi amici lo preoccupavano, dal momento che lui era in quella stanza da quando era arrivato senza poter uscire all'esterno.

Da lì poteva vedere ogni cosa, ogni movimento, ogni muscolo contratto del viso dei suoi cari, nella completa solitudine

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Da lì poteva vedere ogni cosa, ogni movimento, ogni muscolo contratto del viso dei suoi cari, nella completa solitudine. Il ragazzo sentiva di poter davvero controllare qualsiasi cosa e soprattutto non aveva dovuto sforzarsi troppo con la sua perfetta controfigura, la verità è che non ci aveva ancora provato e lui era semplicemente rimasto in ascolto di quelle parole così tremende che servivano solo a mettergli ansia e a nutrire la forte tenzione.
«Non ho intenzione di mollare, per tua informazione» Yunho lo ammonì velocemente, alzando lo sguardo verso di lui.
«Non dire bugie Yunho, non con me, non con me che so qualsiasi tuo desiderio, quanto la tua invidia ti porti ad essere così noiosamente cupo e silenzioso. Serviva quella piccola mosca di nome Mingi per sbloccare un meccanismo che doveva rimanere esattamente com'era.»
"Mingi, una mosca. Mingi era tutto fuor che una mosca" pensò Yunho subito avendo la chiara immagine del rosso davanti agli occhi e no, non era stato lui a sbloccare qualcosa dentro di lui, ma la sua voglia di stare meglio con gli altri e con sé stesso. Se lo doveva, se la meritava quella sua pace.

«Non sto assolutamente dicendo bugie» Yunho si alzò camminando prima verso gli schermi e poi verso il suo alter ego, Argus «forse non sei così convincente.»
Lo stava provocando, era evidente, aveva già cominciato a distruggere gli strati di un muro massiccio, ma sapeva che quello lo avrebbe portato al nocciolo della questione. Non lo faceva solo per sé stesso, ma per Mingi. Avrebbe dovuto essere al suo fianco in quel momento, proprio come a casa loro; in quel momento avrebbero dovuto condividere il letto insieme; baciarsi tra le lenzuola di seta stropicciate e giurarsi amore eteno
eterno, pelle contro pelle, nel bel mezzo di un'abbraccio. Non vedeva l'ora di sbrigare questa faccenda con lui e andare a cercarlo.
«Questo è perché hai tentato già una volta di fermarmi e ti sei fatto guidare da quella mezza cartuccia rossa, ma con te non ho finito!» Argus prese la sua testa con una mano per sbatterla contro uno schermo che leggermente cominciò a creparsi mentre i pixel colorati erano spariti. Yunho ebbe un momento in cui non riuscì a percepire più un suono, ma fortunatamente quella sensazione durò poco. Appena si riprese, assorbendo totalmente il colpo, ebbe la forza anche lui di scaraventare il suo alter ego contro un schermo, rompendo un altro schermo. Così continuò per un paio di minuti in cui nessuno di du ha seppe prevalere sull'altro.
Argus era forte, della stessa stazza e pari di forza e per essere solo un'ombra, sembrava essere più che reale. "Probabilmente era un angelo guerriero, si spiegherebbe così la sua preparazione e i suoi riflessi" pensò il biondo rilassando i muscoli del corpo.

«Niente male Yunho» Argus si complimento «Non avevo mai visto un umano come te, forse il tuo amico aveva ragione quando ha detto che gli umani sorprendono

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«Niente male Yunho» Argus si complimento «Non avevo mai visto un umano come te, forse il tuo amico aveva ragione quando ha detto che gli umani sorprendono.»
«Cerca di tenerti i tuoi complimenti per la fine» il ragazzo sputò un pò di sangue che si accumulava in bocca che pian piano scola a sul suo maglioncino. Era ridotto una pezza, aveva ferite sul volto, sulle braccia, diversi lividi in giro per il collo e forse qualcosa di leggermente fratturato, ma vedere il suo avversario in difficoltà gli dava adrenalina. Probabilmente avrebbe avvertito i dolori una volta che la lotta fosse giunta al suo termine, ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Argus era nuovamente ripartito all'attacco e sta volta si assicurave che i messi di vetro sul tavolo in mezzo alla stanza ferissero per bene la sua figura slanciata, ma massiccia. Yunho dovette subire quel trattamento per tutta la superficie, sentendo il vetro tagliarli leggermente ls carne e pungerlo. Provava tanto dolore in quel momento, ma non poteva arrandersi: era sicuro che Argus lo avrebbe ucciso se non avesse agito al più presto.

Così, mentre sembrava che il suo avversario si fosse fermato, prese un pezzo di vetro poco distante dal suo viso. Si sollevò lentamente sentendosi rotto, come se si fosse trasformato in una massa molle, ma era ancora abbastanza sicuro di poter imitare qualche mossa. Voltò lo sguardo verso il suo avversario e aspetto che fosse girato di spalle per saltargli al collo con la scheggia affilata. Argus provò a dimenarsi e a liberarsi dalla sua presa di ferro, purtroppo per lui non ci riuscì. Yunho riuscì a pugnalarlo sulla spalla destra, saltando giù via appena seppe che aveva fatto centro. Così continuò, finché so ritrovo soltanto un cumulo di cenere a sporcare il pavimento.
Fece un sospiro di sollievo, stanco, senza forze, distrutto dal combattimento ma aveva salvato la sua vita e fatto la cosa giusta. Probabilmente non lo avrebbe mai dimenticato, ma non importava, doveva solo trovare Mingi e gli altri, sempre se il suo corpo fosse riuscito a muoversi. Lui non si arrese e mosse qualche passo  verso la porta, lasciando la stanza nel silenzio più totale.

◯  Treasure Saga: RevengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora