"Quindi... sarai in camera con noi?"
"A quanto pare" Percy si strinse nelle spalle, prima di ignorare i suoi nuovi quattro compagni di stanza e lanciarsi sul letto.
Non era abituato in ogni caso ad avere compagnia. Anche al Campo Mezzosangue era stato sempre da solo essendo l'unico figlio di Poseidone.
I Malandrini si guardarono tra loro, incerti su come agire.
Nessuno di loro voleva realmente un altro nel gruppo e dava fastidio ritrovarsi uno sconosciuto tra i piedi. C'erano troppi segreti in ballo.
E poi quel tipo era strano. Lo videro balzare seduto, gli occhi spalancati, come se avesse visto un fantasma, e respirava affannosamente.
James sospirò avvicinandosi. "Senti, tu, stai bene?"
Percy li guardò un attimo con quei grandi occhi verdi in cui sembrava rispecchiarsi il mare e per un attimo fu tentato di dire tutto, di togliersi quel peso. Dopotutto loro non erano amici, non si sarebbe sentito in colpa...
"Tu che dici?" replicò poi, vagamente ironico, la voce che tremava.
"Non siamo famosi per aiutare la gente..." iniziò Sirius.
"Ma comunque aiutiamo..." lo interruppe Remus scoccandogli un'occhiataccia.
"Non voglio alcun aiuto" sbottò Percy. Eppure nella sua testa si sforzava di essere gentile, ma appena le parole gli uscivano di bocca si rendeva conto di essere più odioso che altro.
"Dei, scusate" Si passo una mano fra i capelli neri. "Finirò per impazzire" mormorò più a se stesso che altro.
I Malandrini erano ormai intorno a lui e lo fissavano curiosi. C'era qualcosa in lui che impediva agli stessi Sirius e James di fargli qualche scherzo per poi scappare via.
Percy si distese sul letto, il cuscino sulla testa e gli altri ragazzi capirono che voleva essere lasciato in pace.
Nel giro di mezz'ora erano ormai tutti immersi nel sonno e la camera era avvolta dal buio e dal silenzio.
Un silenzio tombale.
Percy si svegliò di colpo, tremante e coi battiti a cento all'ora.
Ogni volta, ogni singola volta che chiudeva gli occhi rivedeva quella scena. Il funerale, il drappo che bruciava, le facce dei suoi amici. La mancanza di Jason.
Si alzò in piedi arrivando fino alla finestra che dava sul parco.
Sospirò, il corpo appoggiato sul bordo, il vento freddo della notte che gli scompigliava i capelli scuri.
"Sei un tipo strano tu. L'ho pensato dal primo momento" Sobbalzò nel sentire la voce dell'occhialuto appena dietro di lui. "Sembri Sirius per certi versi e allo stesso tempo pari mille anni più avanti a noi. Come se avessi già visto tutto"
"Va' a dormire" sussurrò Percy con un altro sospiro.
"Non penso che lo farò e nemmeno tu." replicò James vivace, sistemandosi al suo fianco.
Percy lo guardò incerto, ma non ribatté.
"La tipa bionda è la tua ragazza?"
Sul viso del figlio di Poseidone apparve per un attimo un sorriso dolce.
"Sì, lo è. Si chiama Annabeth comunque"
"Lo so, lo so, ma non mi veniva il nome" sbottò James alzando le mani. "Comunque sembrava preoccupata per te in treno. Perché?"
Stavolta Percy tacque e James seppe di aver toccato un tasto doloroso.
"Sai, posso sembrare un idiota e probabilmente anche lo sono, va bene, ma mi stai simpatico, un po' come Sirius e quindi nulla..." James sbuffò. "Perché deve essere tanto difficile dirlo? Comunque non è per farmi gli affari tuoi, ma, in ogni caso, giuro che manterrei il segreto"
"Che t'importa?" Per un attimo Percy si sentì ancora quel sedicenne che doveva lottare contro un Titano.
Quella realtà di pace e tranquillità lo sconvolgeva più di tutto perché quei maghi erano così... inesperti della vita da stupirlo.
Lui a undici anni era andato negli Inferi e loro venivano smistati in un castello pieno di magia e cibo di ogni tipo. Appena differente.
"Sembri il mio migliore amico" sussurrò James in fretta. "E non mi piace vederlo triste e di conseguenza non mi piace vedere triste nemmeno te"
James distolse lo sguardo, leggermente a disagio, mentre Percy lo fissava in silenzio.
"Sì, sembri un idiota" replicò poi, un guizzo divertito negli occhi. "Ma forse non lo sei così tanto"
"Fate conversazioni notturne senza di me? Sul serio?" Sirius si alzò dal letto poggiando poi un braccio intorno alle spalle del suo migliore amico.
"Perché? Ora hai il primato anche su questo?" replicò stizzito James con un sorrisetto.
"Ovvio"
"Comunque Padfoot, non siamo qui per questo"
"E per cosa? Che vuoi fare in piena notte? Prongs?"
"Smetti di insinuare cose"
Tacquero appena videro Percy avvicinarsi di nuovo al suo letto.
"Ehi" lo richiamò James. "Che ne dite di fare una gita fino al lago?"
"Ora?" domandò stupito Percy. "Ma non c'è la sorveglianza?"
"Certo, ma io conosco un modo per evitarla" replicò il ragazzo guardando anche l'amico che rispose con lo stesso ghigno.
"Va bene allora. Più lontano sto da questo maledetto letto, meglio è"
"Andiamo!" esclamò James con entusiasmo afferrando il mantello dell'invisibilità. Venti minuti dopo erano in riva al lago distesi sull'erba, resa scura dalla notte.
Percy prendeva grandi boccate d'aria poi si alzò in piedi, lanciando un'occhiata divertita ai due ragazzi.
"Volete vedere una cosa?"
"Fai pure"
Percy sorrise prima di sollevare un'onda dal lago e mandarla addosso ai due che si ritrovarono totalmente bagnati.
"Ma che..."
"Per Godric, come hai fatto?" Furono le loro esclamazioni dopo.
"Segreto da professionisti" rispose lui sedendosi di nuovo sull'erba.
Sospirò mettendosi disteso, i fili umidi che gli solleticavano il collo.
"Era da tanto tempo che non sentivo questa pace"
"Che intendi?" domandò Sirius.
"Nel posto da cui vengo... " spiegò Percy decidendo di non accennare al fattore "futuro". "Ci sono mostri che attaccano quelli come me in ogni secondo, profezie che ci mandano a morire e non so più che altro. Qui invece... è incredibile"
"È per questo che siete venuti qui?" James si sistemò gli occhiali quadrati sul naso.
"Non esattamente"
"E cosa allora?"
Percy rimase in silenzio a fissare le stelle alte nel cielo. In testa che risuonava come un eco c'era solo la voce di Bob, il titano che li aveva salvati nel Tartaro.
"Fino ad allora, amici miei, salutate il sole e le stelle da parte mia."
Si girò di lato, nascondendo gli occhi lucidi ai suoi due compagni di stanza.
Perché doveva essere così... così debole?
Scosse la testa, mettendosi seduto.
Doveva essere forte, doveva risolvere la situazione e salvare il campo. Non aveva il tempo per stare male, nessuno di loro lo aveva.
Non avrebbe perso nessun'altro, nonostante quella dannata profezia dicesse il contrario.
Si alzò in piedi evitando i loro sguardi curiosi.
"Vi spiace rientrare?"
Nessuno dei due insistette per una volta, lanciandosi solo occhiate per tutto il percorso fino alla torre dei Grifondoro.
Una volta tornati tutti al proprio letto, stavolta Percy crollò sul baldacchino, stanco morto.
******
La mattina seguente a colazione Percy si sforzò di comportarsi il più possibile normalmente. Scherzò e rise con Annabeth come se non fosse successo nulla la sera prima e iniziò a seguire le lezioni del sesto anno senza in realtà un vero scopo.
Nel pomeriggio si incontrò con gli altri semidei nel parco.
"Come sta andando?" chiese Hazel preoccupata, lanciandogli un'occhiata. La sua nuova cravatta giallo e nera era sistemata in perfetto ordine al centro del petto al di là della camicia della divisa.
Piper al suo fianco si strinse nelle spalle. "È piuttosto uguale"
"Come facciamo a trovare questo Horcrux o come si chiama?" domandò Percy interrompendole.
Tutti quanti lo fissarono senza però sapere cosa dire.
"Il preside ci ha detto di cercare in giro, ma nemmeno lui sa cos'è" spezzò il silenzio Frank grattandosi la testa.
"Be allora facciamolo. Non abbiamo tempo da perdere" iniziò Annabeth, ma Piper sbuffò scuotendo il capo.
"È inutile Annabeth. Non sappiamo cos'è quindi come potremo mai trovarlo? Tanto vale facci vivere dei giorni in pace, in ogni caso il Campo è al sicuro per adesso. Mancano ancora trent'anni."
Le sue parole anche senza la lingua ammaliatrice risultarono efficaci. Gli altri concordarono con la ragazza, mentre Annabeth la fissava a bocca aperta.
"Va bene..." mormorò stupefatta mettendo le mani avanti. "Va bene"
"E per la precisione, Jason era un leader migliore di te" L'ultima cosa l'aveva detta solo per levarsi l'amica davanti agli occhi, per avere un motivo per ignorarla e non solo il voler stare da sola.
Piper si allontanò piano dal parco, stretta nella sua nuova divisa con lo stemma Serpeverde, sotto lo sguardo stupefatto degli altri semidei."Che si fa?" domandò Leo intervenendo per la prima volta.
Nessuno gli rispose. Percy fu subito da Annabeth stringendola per un attimo a sé, mentre Frank e Hazel si lanciavano occhiate tristi.
"Ognuno faccia quello che vuole" replicò la bionda, afferrando la mano del suo ragazzo che la guardava per la prima volta presente dopo giorni, o almeno così le pareva.
Leo rimase in fondo, le mani impegnate a costruire una sorta di ventola con i fili di ferro della sua magica cintura. Abbassò lo sguardo, mentre il sorriso sul suo viso spariva.
Di nuovo solo. Che bello.
La settima ruota del carro. Ancora.
*****
"Percy, dai muoviti" gli urlò dietro James, la scopa in mano, pronto per il primo allenamento dell'anno. "Manchi solo tu"
Il ragazzo scese le scale tranquillo, incrociando poi le braccia al petto. "Non per dirtelo, ma i tuoi cosiddetti allenamenti iniziano tra mezz'ora"
"Prongs vuole farti provare com'è volare su una scopa" Spiegò al suo posto Remus alzando gli occhi al cielo.
"Comunque dobbiamo trovare un soprannome anche a te" aggiunse James mentre uscivano dalla sala Comune attraversando il quadro della Signora Grassa.
Si voltò poi un secondo notando Sirius e Percy qualche passo indietro che chiacchieravano animatamente.
"Ehi, che dite di bello?" si intromise, mentre Remus proseguiva con Peter.
"Gli stavo spiegando come entrare nelle cucine" Sirius sorrise divertito, le mani nelle tasche, i capelli lunghi e neri che gli arrivavano alle spalle.
"Già, ti ci dobbiamo portare una volta" replicò James entusiasta facendo sorridere Percy.
"Ehi Evans" James scattò subito quando vide passare una certa ragazza con i capelli rosso fiamma che lo fissò infastidita, cercando di ignorarlo.
Poi notò Percy e si fermò di fronte a lui.
"Ciao Percy" lo salutò con gentilezza.
"Buondì" ricambiò lui. "Sei la compagna di stanza di Annabeth, giusto?"
Lily annuì. "Esatto"
"Ehi e io esisto?" James le sventolò la mano davanti al viso e la ragazza sbuffò irritata.
"Purtroppo sì, Potter e ora vorrei finire una conversazione. Ti dispiace?"
"Non sai quanto" replicò l'occhialuto con un sorriso sarcastico e passandosi una mano fra le ciocche scure e ribelli dei suoi capelli.
"Trattieniti allora" sbottò lei prima di rivolgersi di nuovo a Percy.
"Comunque dovresti parlarle"
Il ragazzo abbassò lo sguardo. "Ciao Lily, ora dobbiamo andare" Afferrò James per un braccio trascinandolo via.
La sentì sospirare, ma non si fermò e gli altri non protestarono. Neppure James, anche se continuò a lanciarle occhiate per tutto il percorso fino a quando non la vide sparire dietro l'angolo.
*****
Piper era stesa su un divanetto della Sala Comune e fissava il soffitto assorta.
Chissà che stavano facendo gli altri semidei.
Da quel loro primo incontro li stava ignorando il più possibile e nel frattempo rifletteva in solitudine.
Nessuno le si era avvicinato e lei non aveva fatto sforzi per conoscere le sue compagne di stanza, ma sinceramente le andava bene così.
"Sei Piper Mclean" Il tono non sembrava interrogativo e un ragazzo dai capelli neri all'apparenza unti e due grandi occhi scuri era di fronte a lui.
"E quindi?"
"Ti chiama Lumacorno" disse accennando al loro professore di pozioni.
"Perché?"
"Non so. Forse perché vai male alla sua materia"
E forse andava male perché era la prima volta che la faceva in tutta la sua vita?
Piper avrebbe preferito finire in una classe di undicenni piuttosto che complicarsi la vita con quelle pozioni dai nomi assurdi, ma Silente diceva che era meglio non farsi vedere troppo e il sesto anno era perfetto: nessun esame in vista e gente di più o meno la loro età.
Piper balzò giù dal divanetto e si avviò verso il muro che divideva la Sala comune Serpeverde dall'esterno. Poi si voltò verso il ragazzo che era andato a chiamarla.
"Grazie comunque"
Lui si strinse nelle spalle senza replicare e andando verso i suoi amici, dei tipi strani che terrorizzavano molte persone.
E ora non le rimaneva che vedere cosa volesse Lumacorno.
******
"Sul serio non hai mai giocato a obbligo e verità?" domandò Marlene McKinnon stupefatta. Mary concordò subito dopo insieme ad Alice Prewett e Lily.
"Avrei dovuto?" chiese Annabeth incerta. Lei era abituata a mostri, non... non a quello. Non sapeva neppure come definirlo, ma di certo non n'era un'esperta.
"Dobbiamo subito rimediare" esclamò Alice entusiasta sedendosi, la schiena appoggiata al bordo del letto. "Tutte qui! Subito"
Lily alzò gli occhi al cielo, ma eseguì l'ordine come le altre. Annabeth fissò Alice per qualche secondo stranita, prima di abbassarsi anche lei.
"Dunque, dunque, inizio io. Lily, obbligo o verità?"
"Verità" sospirò.
"Hai mai baciato qualcuno che noi non sappiamo?" domandò Mary con una risatina.
Lily rifletté un secondo, prima di sorridere colpevole. "Potrebbe essere"
"Ma come!" Esclamò Alice stupefatta, facendo scoppiare a ridere le altre, anche Annabeth.
Non capiva il senso di quel gioco, né del resto, ma non era male per una volta essere una ragazza normale.

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Time Change
FanfictionAllerta spoiler "Labirinto in fiamme" Jason Grace è morto e ormai tutti i semidei devono venire a patti con questa cruda verità, ma un nemico di un altro mondo rischia di distruggerli una volta per tutti. Harry Potter infatti è stato sconfitto e Lo...