Hazel si rigirava senza pace tra le coperte, scossa dagli incubi.
Aprì gli occhi di scatto e un sospiro uscì dalle sue labbra.
Si alzò dal suo comodo letto a baldacchino lanciando solo un'occhiata alle sue compagne di stanza.Entrò nel bagno accendendo la luce e guardò la sua espressione sconvolta allo specchio.
Si stava frantumando tutto.
Se ne rendeva conto e avrebbe voluto avere Nico, suo fratello, al suo fianco a darle qualche consiglio.
Avevano promesso di rimanere sempre insieme e invece...
Sospirò afferrando distratta tra le dita una ciocca riccia.
Da un lato li capiva fin troppo.
Anche lei come Piper voleva soltanto starsene per conto suo, ma comprendeva pure Annabeth e la sua paura di perderli, la stessa che aveva lei stessa.
Non poteva perdere le sue due uniche amiche, ma nemmeno poteva costringerle a stare insieme.
Passò le mani sotto l'acqua del rubinetto per poi passarle sul viso scuro, gli occhi ambrati che luccicavano malinconici.
Doveva trovare un modo, anche se lì non aveva più alcun aiuto, alcuna certezza, alcuna soluzione conosciuta.Era una notte di luna piena e quando Percy aprì gli occhi si accorse che la camera era ancora più silenziosa del normale. Non si sentivano nemmeno i loro respiri.
Si alzò facendo scricchiolare il materasso e si avvicinò ai loro baldacchini.
Vuoti.
Tutti vuoti.
Che fine avevano fatto?
La mappa e il mantello non erano più lì, forse avevano intrapreso qualche avventura notturna, nonostante Remus fosse finito in infermeria proprio quel pomeriggio.
Percy accese la lampada sopra il suo letto. Avrebbe potuto usare la bacchetta che gli avevano dato, ma lui e quel... bastoncino non andavano ancora particolarmente d'accordo. Anzi, si poteva dire che non si conoscessero affatto.
"Lumus" provò comunque a sussurrare con la bacchetta in mano. Quella emise un rumore strano come di una persona col mal di pancia e non accadde nulla.
"Perfetto" sbottò il ragazzo stendendosi di nuovo sul letto. "Sono un vero disastro in queste cose"
C'era una parte di lui che gli avrebbe fatto notare che era ormai più di un mese che non provava neppure a controllare l'acqua, ma in realtà era felice di tutto ciò.
Gli permetteva di non pensare, di non ricordare la sua vecchia vita e così stava bene. O almeno così sperava.
******
"Ho paura che lo scopra"
"Remus sta' tranquillo. Non lo scoprirà"
"È in camera con noi, Prongs" sbottò il ragazzo stringendo tra le dita fasciate le ciocche biondicce.
"Faremo in modo che non si accorga di nulla. Te lo giuro" provò a rassicurarlo l'occhialuto, mentre Peter al suo fianco annuiva convinto.
Sirius invece se ne stava in un angolo, la schiena appoggiata contro il muro bianco dell'infermeria e fissava la scena sbuffando a intervalli regolari.
"E come?" domandò Remus. Non riusciva in nessun modo a far rallentare i battiti impazziti del suo cuore.
"Perché non può semplicemente scoprirlo?" li interruppe Sirius senza muoversi di un metro.
"Un po' come l'altra volta?" non riuscì a non replicare Remus. Non era nelle condizioni di discutere, ma la rabbia ancora gli bruciava in gola pronta a fuoriuscire in ogni secondo.
Un silenzio carico di tensione calò nell'infermeria. James li guardava stupito senza sapere cosa dire.
"E se anche fosse?" Sirius fissò freddo l'amico.
"E se anche fosse ti pregherei di mantenere i miei segreti" ribatté Remus mantenendo l'aria pacata da maturo sedicenne. "O, se vuoi tradirci di nuovo, quella è la porta"
Lo vide irrigidirsi a sentire quella parola. Naturalmente sapeva che avrebbe avuto quest'effetto, lo sapeva e per una volta non gli era importato, nonostante James cercasse sempre di farli rimanere uniti, ma la verità era che non lo erano.
La ferita stava ancora lì e non si poteva sanare, soprattutto se la si ignorava. E Remus si era stufato di farlo anche perché quell'idiota del suo migliore amico non riusciva a capire cosa aveva davvero fatto.
Sirius non disse, come era prevedibile, una parola. Si voltò solo andandosene come quella volta perché non sarebbe stato lui a chiedere scusa, non era mai stato quel tipo di persona. Lui sarebbe stato quello che si sarebbe voltato dall'altro fingendo di non aver fatto un casino e alla fine sapeva di star sbagliando, ma non riusciva a far altrimenti.
******
Piper doveva ammettere che i libri di pozioni erano interessanti. Negli ultimi tempi aveva passato ore e ore in biblioteca sotto l'occhio vigile di Madama Pince, la bibliotecaria e aveva ormai letto quasi ogni volume presente.
Così era riuscita anche a evitare gli altri che ogni tanto intravedeva per i corridoi.
Alla fine dei conti Annabeth era quella che vedeva più spesso, soprattutto tra gli scaffali stracolmi di vecchi libri, ma le due non si erano più rivolte neppure uno sguardo. E a Piper andava bene così.
"Sempre qui, Mclean?" si sentì apostrofare. Alzò la testa dalle pagine ingiallite incrociando gli occhi scuri di un Serpeverde.
"Che vuoi Piton?"
Il ragazzo si sedette davanti a lei. "Voglio sapere chi sei. E intendo veramente"
"Chi mai dovrei essere!" Piper rise leggera, ma l'altro non si scompose.
"Posso leggere ogni tuo singolo pensiero. Ti conviene stare attenta" mormorò casuale Piton girandole attorno, i capelli unti e neri che gli arrivavano al mento.
"E quindi?" sbottò lei guardandolo negli occhi. "Non ho niente da nascondere"
Un inquietante sorriso apparve sul volto pallido del Serpeverde. "Questo lo vedremo"
*****
"Hazel"
Sussurrò il suo nome come un sortilegio, mentre con dolcezza giocava con i lunghi e ricci capelli scuri della ragazza.
Frank era disteso sul divanetto della Sala Comune con al fianco Hazel che teneva gli occhi chiusi, un'espressione pensosa.
"Hazel" ripeté lui piano.
Lei sollevò le palpebre guardandolo perplessa.
"Tutto bene?"
Era almeno la quinta volta che Frank faceva quella domanda, ma non sembrava averne mai abbastanza, come se Hazel potesse dissolversi nell'aria da un momento all'altro.
La ragazza scattò seduta. "Sto bene Frank"
Non avrebbe voluto essere scortese, ma lui la stava davvero sfinendo.
Si alzò allontanandosi prima che lui potesse replicare qualcos'altro, pur di starsene un po' da sola.
Vagabondò a lungo per i corridoi del castello poi lo vide.
Era in un angolo e sembrava felice circondato dai suoi nuovi amici, senza pensieri.
"Ehi Percy" lo salutò e per un attimo notò il suo viso incupirsi, mentre si sforzava di ricambiare il saluto.
"Come stai?" le chiese lui, passando una mano fra i capelli neri e arruffati, a disagio.
Hazel sospirò prima di sorridergli. Poteva capire da sola quanto poco lui sopportasse la sua presenza e non voleva disturbarlo ancora.
"Tutto bene. Ora è meglio se ti lascio"
Riprese a camminare lungo il corridoio senza una vera meta quando la sua voce la fece bloccare.
"Mi dispiace" Percy era di fronte a lei e gli occhi verde mare brillavano tristi.
Hazel lo osservò un secondo, prima di scuotere la testa, un mezzo sorriso a incurvarle le labbra. "Sei sempre il solito, Percy Jackson"
Lui arrossì appena, non distogliendo lo sguardo. "È solo che... be..."
La ragazza mise le mani avanti. "Ehi, posso capirti, davvero. Non c'è problema. Tutti quanti abbiamo bisogno di una pausa"
Percy annuì con un sospiro. "Comunque Hazel, restiamo amici. Se hai bisogno, io ci sarò sempre"
Hazel lo osservò un secondo stupendosi per l'ennesima volta della capacità di comprensione del semidio. "Lo so"
Il figlio di Poseidone le fece un cenno con la testa prima di riunirsi alla sua combriccola denominata i Malandrini.
Hazel aspettò che si allontanassero, prima di decidersi a muoversi.
Per fortuna Percy, nonostante le apparenze, non era affatto cambiato.

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Time Change
Fiksi PenggemarAllerta spoiler "Labirinto in fiamme" Jason Grace è morto e ormai tutti i semidei devono venire a patti con questa cruda verità, ma un nemico di un altro mondo rischia di distruggerli una volta per tutti. Harry Potter infatti è stato sconfitto e Lo...