Non c'erano grandi motivi per il quale sarei dovuta andare a quella festa ma sentivo il bisogno di smetterla di giocare all'investigatore, di provare almeno per una sera di dimenticare, mettere da parte quei dannato ricordi che le affollavano la mente, provare magari ad essere normale; era lì da solo qualche giorno e già non era andato nulla per il verso giusto, m'impegnai nel tragitto verso casa a prepararsi un discorso nella mente, un discorso che avrebbe potuto utilizzare per convincere i suoi zii in particolare suo zio che sicuramente immaginava stesse sul portico di casa ad aspettarla con il fucile puntato in mano. Avevo fame, sonno e non vedevo l'ora di gettarmi sotto l'acqua calda della mia piccola e accogliente doccia, era arrivata in città e e strade quella sera erano più popolate del solito; in quei giorni non aveva avuto molto tempo per visitare la città o interessarsi alle feste tradizionali che c'erano lì ma quella doveva essere molto importante : le persone riversate in strada ungevano le porte e le finestre delle loro case con qualcosa di puzzolente, qualcosa che mi parve simile all'aglio ma non ne ero sicura al cento percento...l'unica cosa certa era che puzzava. Corsi verso casa e vidi che mia zia e mio zio stavano compiendo la stessa operazione, appena mi videro, emisero come un sospiro di sollievo mentre la polizia mi si avvicinava preoccupata : "Dove eravate finita signorina Maia?" avevo ancora lo zaino dietro la schiena, non potevo mentire o dire che ero semplicemente andata a fare una gita turistica per scoprire qualcosa di cui neanche lei era certa, qualcosa per la quale magari la gente del posto l'avrebbe presa per una svitata perciò si limitò a dire : "Ero andata a casa della mia amica Christine e mi sono completamente dimenticata di chiamare a casa" la lasciarono passare, rimproverandola di dover stare attenta e di avvisare ogni qualvolta usciva ed entrava ma soprattutto chi visitava la loro casa e i nomi dei suoi compagni di classe.
"Non puoi fare come ti pare e piace ragazzina!" lo zio la prese per un braccio strattonandola e facendole cadere lo zaino dalle spalle, dal quale fuoriuscì la foto, la foto che aveva trovato Christine, la fissai con ansia mentre il mio cuore prendeva a battere sempre più forte, gli occhi dei miei zii seguirono il mio sguardo e raccolsero la prova di ciò che davvero avevo fatto quella giornata : "E questo? Che significa?" me la spinse contro il volto che girai verso la strada e lì sull'altra parte del marciapiede lo vidi, nascosto tra gli alberi, mi stava fissando e osservando; mio zio mi prese per un braccio e mi scosse per catturare la mia attenzione che per un solo secondo si distolse dal marciapiede per ritornare su quella dannata carta e quando i miei occhi si poggiarono di nuovo lì, nel punto in cui prima aveva visto Devon, lui non c'era più : "Ma allora mi ascolti o hai bisogno di una buona dose di schiaffi per starmi ad ascoltare" zio Marcus alzò la mano per colpire , io chiusi gli occhi pronta a subire le conseguenze ma una voce si intromise : "Lasciala stare!" mia zia si posizionò dinanzi a me come uno scudo pronta a difendermi : "Margaret cosa stai facendo?!" Marcus aveva gli occhi sbarrati quasi non credesse al gesto compiuto dalla sua stessa moglie, come se in quel momento non a riconoscesse, questo mi fece immaginare la difficile vita che Charlie aveva dovuto passare con quell'uomo in casa privo di qualsiasi emozione e il perché suo cugino aveva i suoi stessi atteggiamenti.
"Non lascerò che tu le faccia male, non lascerò che accada la stessa cosa di Emily" dette quelle parole strappò via dalle mani di suo marito il documento e mi prese per un polso spingendomi dentro; mi sarei aspettata qualche altra ramanzina, qualche altra lezione di vita sul perché non debba dire le bugie ma non le avrei accettate in nessun caso da due individui che avevano altrettanti segreti : "Tu non..." la vita con i miei genitori era semplice e facile ma quella con due persone diverse con le quali non avevo vissuto neanche un singolo attimo della mia vita era più, era andata a vivere con loro perché erano gli unici parenti in vita rimasti, era andata a vivere con loro perché non poteva vivere da sola, non in quelle condizioni, non dopo un trauma così profondo, questo avevano detto gli assistenti sociali il giorno del colloquio : "Io faccio quello che voglio, io non sono vostra figlia, non mi spetta starvi a sentire, sbrigherò i miei compiti : andrò a scuola, prenderò bei voti, rispetterò il coprifuoco ma per il resto lasciatemi in pace perché so che c'è qualcosa in questa strana città, un segreto che ognuno di voi mi tiene nascosto, lo leggo dalle vostre espressioni quando entro in una stanza, lo vedo dai carabinieri che sono posizionati dinanzi casa nostra ventiquattro ore su ventiquattro perchè vostro figlio è scomparso nel bel mezzo del nulla, lo sento ogni notte mentre voi bisbigliate cose su di me credendo che io non sento e lo vedo da questo dannato foglio..." l'ira di quelle parole, di quel momento mi spinse a fare a brandelli l'unica prova che avevo su un presunto collegamento tra la mia famiglia e quella di Devon, quella del sindaco. Salì sopra lasciando sua zia senza parole, senza nulla che le potesse dire e infondo era quello lo scopo anche se dentro di sé sapeva che non doveva comportarsi così,gettai lo zaino sul letto senza badare ai libri e quaderni che cadevano a terra e corsi in bagno, mi tolsi in fretta e furia i vestiti e mi gettai sotto l'acqua, neanche la passeggiata era servita a schiarirmi ciò che la mia testa conteneva, un groviglio di ricordi, emozioni che non riuscivo a riordinare né a spiegare; l'acqua mi scivolava addosso e più tempo rimanevo lì sotto più il mio corpo sembrava rilassarsi e allontanare lo stress che in quei giorni si stava facendo sentire, io l'avevo visto dall'altra parte del marciapiede non stavo uscendo fuori di testa.
Quando uscii dalla doccia notai che la finestra della mia camera era totalmente spalancata e l'aria fresca che si stava diffondendo dando il benvenuto alla sera stava entrando nella stanza rendendola ancora più fredda e umida del solito, non ricordava di averla lasciata aperta anche perché non lo faceva mai, lei odiava il freddo, non lo sopportava.
Avevo un'asciugamano avvolto intorno al corpo, i capelli ancora bagnati lasciavano piccole goccioline sul pavimento che ad ogni suo passo emetteva strani rumori, non avevo mai odiato una casa così, mi ero abituata a tutto ma non credo che un giorno riuscirò ad abituarmi a tutto questo, spero soltanto che passato quest'anno i dottori mi diano il via libera per ritornare a casa, mi dicano: " Può gestirsi da sola, a superato il lutto",sapevo che quel giorno, quel fatico giorno avevo fatto una grande stupidaggine a causa del dolore forte che mi opprimeva il petto per la perdita dei miei genitori e portavo ancora i segni sui miei polsi, i vigili erano entrati sfondando la porta del bagno, il sangue discendeva a fiottoli dalle vene che mi ero recisa, volevo morire pure io, in quel momento avevo la mente così offuscata da non essermi nemmeno resa conto che avevo una lametta in mano, non mi ero nemmena resa conto del dolore che mi stavo procurando da sola perché quest'ultimo riusciva a distrarmi dal vuoto che sentivo dentro.
In ospedale i dottori mi fasciarono i polsi e riuscirono a salvarmi ma chiamarono immediatamente i psicologi che emisero la sentenza : " Andrà in Transilvania" ed eccomi qui seduta su un letto a ripensare al passato e...qualcuno bussò alla porta, immediatamente scattai in piedi stringendomi ancora di più l'asciugamano intorno al corpo ma quando la porta si spalancò e mostrò la figura sulla soglia che stava sorridendo mi rilassai. Christine era vestita completamente total black, con due anfibi enormi, calze a rete strappate, una minigonna di pelle e un top che lasciava molto spazio all'immaginazione, aveva perfino il rossetto nero sulle labbra : " Sei ancora così, forza vestiti, appena il sole calerà la festa avrà inizio...hai già unto la tua finestra con l'aglio vero?" aveva indovinato, che razza di festa ti costringeva a rendere puzzolente un intera casa : " No, in realtà non ne ho avuto tempo" la ragazza incrociò le braccia al petto e si sedette sul letto dove mostrando la mano lasciò cadere i pezzi strappati del documento che credeva sua zia avesse buttato : " Solo perché questo non ti ha portato a niente non vuol dire che tu debba arrenderti, troveremo ancora, cercheremo, nessuno può nascondere così bene i propri segreti" non aveva ancora ringraziato quella ragazza per il sostegno che le stava dando, non aveva fatto nessuna domanda, ne sul perché dovesse svolgere quelle ricerche ne sul perché suo cugino fosse scomparso così nel nulla o su chi fosse il presunto colpevole: " Grazie Christine" le strinse la mano e insieme si abbracciarono quando si staccarono la ragazza la guardò dritto negli occhi dicendo : " In compenso ho qualcos'altro da dirti..." sembrava all'improvviso preoccupata: " ...hanno trovato un altro cadavere di quel presunto serial killer nella foresta proprio come gli altri ma non hanno ancora identificato il cadavere" le stava praticamente dicendo che nel migliore dei modi quello poteva essere suo cugino, improvvisamente non se la sentiva neanche di alzarsi e di vestirsi, non aveva un bel rapporto con quel ragazzo ma faceva comunque parte della sua famiglia : " Non credo che io debba venire a questa festa e poi i miei zii non..." la ragazza la stoppò subito mettendole una mano davanti alla bocca: " I tuoi zii ti lasceranno venire, è la festa del paese, la festa di Sant'Andrea il santo patrono della città, le strade saranno piene di persone non potrà accaderti niente" non ero convinta di quelle parole, non ero neanche un po motivata nel vestirmi e nel truccarmi per scendere in strada mentre forse Charlie era morto e i suoi occhi erano stati strappati dal suo cadavere proprio come quell'articolo che le aveva mostrato la sua amica : " e poi è proprio durante questa festa che potrai scoprire il tuo futuro" scoppiai a ridere di fronte le buffe espressioni che stava facendo la ragazza di fronte a me che improvvisamente si alzò per metterle sotto sopra l'armadio : " Durante la notte di Sant'Andrea tutte le ragazza scopriranno il loro futuro guardando sul fondo di un pozzo alla luce di una candela, non sei curiosa di scoprire cosa ti aspetta" si lo era, sperava che quel pozzo le mostrasse casa, che le mostrasse lei distesa su una spiaggia con il sole rovente che le baciava la pelle, i capelli al vento, la salsedine nell'aria, la sua casa quella che un tempo apparteneva ai suoi genitori lì dietro di lei : " Tieni questo andrà bene" Chrstine aveva cacciato dall'armadio un vestitino in lana nero ricoperto di brillantini qua e la, lo indossai senza fare storie poiché la sua amica la stava minacciando praticamente soltanto con lo sguardo, mi lasciò a prepararmi mentre lei invece andò giù per scambiare due chiacchiere con i miei zii, per quanto in realtà si potesse parlare con loro, mi truccai mettendo soltanto un po di mascara e matita nera che valorizzava i miei occhi scuri, diedi una sistemata ai capelli per quanto si potesse visto i ricci ribelli e indossai gli stivaletti, quando scesi di sotto non c'erano nessuno in casa ma erano tutti sul portico ad osservare qualcosa. Mio zio aveva il fucile puntato su qualcosa che si muoveva impaurito nel cortile di casa, quando misi a fuoco meglio notai che era un lupo, un lupo che si era messo in un angolo con le orecchie basse, non aveva intenzione di attaccare nessuno e allo stesso tempo mio zio non aveva intenzione di abbassare il fucile : " Marcus abbassi il fucile ce ne occuperemo noi" disse un poliziotto verso mio zio ma quest'ultimo era come incantato come se fosse in un altro mondo e il colpo partì, avevo gli occhi puntati sull'animale e improvvisamente tutto sembrò passarmi dinanzi con un lentezza mai vista, vidi il corpo allontanarsi dalla canna del fucile dritto verso l'addome della povera bestia che nel frattempo cercava di scappare via, se solo mi fossi sporta mentre tutti intorno a me sembravano come bloccati sarei stata capace di afferrare il proiettile e gettarlo lontano ma non lo feci rimasi immobile mentre piccole goccie di sudore mi discendevano lungo la fronte; il colpo andò a segno, il lupo cadde a terra e il suo sangue bagnò il piccolo giardino, i poliziotti misero le manette a mio zio conducendolo in stazione e mia zia lo seguì ma prima mi disse : " A mezzanotte ritorna a casa e non allontanarti dalla città, rimani sempre vicino casa e in mezzo alla folla" non risposi neanche a quella frase ero ancora incredula su ciò che era appena accaduto, perché avevo visto quello, perché non mi ero mossa e avevo afferrato quel colpo.
" Maia stai bene?" Christina dovette scuotermi per le spalle ben due volte prima che io riuscissi a ritornare alla realtà: " Forza andiamo" mi prese per mano e mi spinse in strada tra la folla che festeggiava, l'odore dell'aglio era sempre più forte nell'aria e non avevo capito ancora il perché: " Che senso ha ungere le porte con l'aglio?" Chiesi mentre Christine mi tirava e mi costringeva a dare spallate alle persone, mi condusse verso due ragazzi: un ragazzo di colore, aveva degli occhi castano chiaro e delle labbra carnose, che indossava una collana d'aglio mentre tra le mani sorseggiava una birra mentre l'altra era una ragazza, aveva delle trecce e i capelli rossi, lentiggini sul viso e indossava penso un tipico vestito di quelle parti, compreso di bandana e scarpe : " Ciao!" La mia amica li salutò facendo volteggiare la mano proprio dinanzi alle loro facce e quest'ultimo ricambiarono il saluto con altrettanto entusiasmo : " Lei è Maia la ragazza di cui vi ho parlato, un tipo apposto che scommetto sa divertirsi più di così" mi diede una spinta gettandomi praticamente tra le braccia del ragazzo che nel frattempo spalancò gli occhi : " Scusa..." dissi imbarazzata mentre infilavo dietro l'orecchio una ciocca di capelli : " No, tranquilla conosco l'entusiasmo di Christine, frequentiamo lo stesso corso" l'unico pensai che non frequentava insieme a me : " Io sono Kail mentre lei è Doris" sorrisi ad entrambi e nel frattempo nella mia testa analizzavo quegli strani nomi.
" Christine ci ha detto che tu vieni da Miami, deve essere difficile per te ambientarti qui" disse Doris, tutti e quattro stavamo passeggiando per le strade animate, con bambini che si rincorrevano, anziani seduti sul portico della propria casa che ridevano con i loro vecchi compagni, l'odore di cucinato che usciva dalle case e quel dannato aglio che non poteva mai mancare, dovunque mi girassi c'erano persone che indossavano quelle maledette collane penso che Kail deve essersi accorto della mia espressione disgustata perché disse : " Qui è una tradizione, ungono le porte e indossano queste per allontanare gli spiriti, sai il 30 novembre porta con sé l'inverno, gli spiriti,i mostri tutte superstizioni" la mia mente in quel momento si era fermata sulla parola inverno, era da quando era arrivata che credeva fosse inverno e non credeva che in quel luogo ci fosse l'alternarsi delle stagioni per quanto cupo fosse : " Beh tutte storie fantastiche no" la mia frase fece bloccare Doris che nel frattempo si portò le mani al cuore e spalancò la bocca, i suoi occhi erano puntati su qualcosa di lontano che si stava avvicinando, non mi dovetti neanche girare perché mi bastò sentire quell'odore che aveva sentito quando gli si era seduta vicino, quando era entrata in macchina con lui: Devon, Justine e Rick, i tre fratelli Tepes, erano anche loro a quella festa e stava passando tra la folla acclamati dalle ragazze come se fossero dei VIP di come se ne vedono a Miami.
Devon mi passò davanti, non mi disse nulla, né mi salutò ma si limitò a guardarmi e a guardare Kail dietro di me con sguardo minaccioso, Doris nel frattempo si stava aggrappando a Christine in modo che potesse evitare di svenire, non sapeva per quale dei tre provasse un debole ma infondo non era tanto difficile, tutti e tre i ragazzi avevano qualcosa in più rispetto agli altri, come se avessero costantemente una luce puntata in viso che lasciava trasudare la loro bellezza angelica : " Oh andiamo Doris quanto puoi essere ridicola" il ragazzo dietro di me gettò a terra la bottiglia di birra che si frantumò in piccoli pezzi e andò via quasi irritato che tutti provassero quelle attenzioni per quei tre ragazzi : " Lascialo perdere" disse Doris mentre io continuavo con lo sguardo a fissare Kail che arrabbiato spingeva e urlava contro chiunque gli si parasse davanti : " Ogni volta che si parla dei Tepes si comporta in questo modo, lui dice che sono dei diavoli travestiti da angeli io credo invece che siano soltanto angeli la cui bellezza e infinita, d'altronde anche il sindaco è bello" Christine diede un piccolo pugno al braccio della ragazza che scoppiò a ridere facendo di conseguenza ridere anche me : " Andiamo volete dirmi che se vi chiedesse di andarci a letto voi non ci andreste?" Risi di nuovo imbarazzata di fronte a quella domanda come poteva davvero piacerle un vecchio, anche se in realtà, lo guardai tra la folla mentre stringeva le mani ai suoi concittadini, non sembrava poi così vecchio, non sembrava avere l'età di qualcuno che ha già ben tre figli : " Sei una pervertita" disse Christine portandosela via, io rimasi lì ferma a fissare ancora per qualche minuto Devon che si allontanava poi le raggiunsi.
Doris era un tipo eccentrico, che non aveva paura di esprimere la sua opinione ad alta voce, era divertente, simpatica ed era anche molto carina e questo i ragazzi lo notavano perché le lanciavano delle occhiate, la stessa cosa accadde quella sera per Christine , ricevette così tante proposte di andare a ballare e di condividere una birra che ne persi letteralmente il conto, io invece rimasi praticamente in disparte e per quanto mi sforzassi i miei occhi tornavano sempre a lui, lo cercavo con insistenza tra la folla, e lo trovavo sempre volendo e non volendo a parlare con una ragazza diversa : " Forza dobbiamo andare, altrimenti dovremmo fare una fila immensa" le due ragazze mi presero sotto braccio e mi spinsero verso una folla di altrettante ragazze che si stavano ammassando vicino ad un pozzo, non credetti ai miei occhi e mi voltai verso le ragazze con uno sguardo confuso : " Davvero dobbiamo guardare infondo al pozzo?" Le due sorrisero e annuirono, la fila era lunghissima, le ragazze che vi guardavano dentro andavano via felici, soddisfatte come se davvero in quel pozzo ci fosse la risposta per il proprio futuro: " Maia tra poco tocca a te!" Le ragazze dietro di me in fila anche loro erano così emozionate mentre lei invece non riusciva a credere che stesse per fare una cosa così ridicola; quando finalmente toccò a lei un uomo le indicò di guardare verso il basso mentre nel frattempo accese una candela che era poggiata su di un pozzo costruito interamente in pietra, sorrisi dicendomi 'Avanti fa questa stupidaggine e inventati di aver visto qualcosa', mi sporsi verso l'interno del pozzo dove la flebile luce della candela illuminava il suo interno, guardai per qualche minuto e non vidi praticamente nulla e questo confermò la mia ipotesi di quanto fosse stupida quella tradizione quando all'improvviso qualcosa prese forma, come se l'acqua sul suo fondo prendesse vita e si trasformasse in qualcosa di lontano, sentii prima delle urla, poi il buio che mi avvolgeva e infine due occhi rossi che mi guardavano, indietreggiai spaventata con il respiro accelerato, tutti mi guardavano confusi, tutti tranne Devon che all'improvviso facendosi spazio tra la folla si avvicinò: " Che cosa hai visto?" Guardai di nuovo verso il pozzo e poi verso il ragazzo, quegli occhi che mi guardavano sembravano così familiari come se fossero i miei: " Maia stai bene?" Le ragazze mi si avvicinarono poggiandomi una mano dietro la schiena : " Si ma credo che tornerò a casa, voi rimanete" entrambe scossero la testa : " No, ti accompagnamo, hai davvero una brutta cera" non aveva uno specchio per vedersi ma di sicuro ciò che aveva visto lì sul fondo l'aveva turbata molto: " Tranquille, ci penso io ad accompagnare Maia a casa" le due spalancarono la bocca e gli occhi, sorprese e allo stesso tempo contente di quella proposta : " ah okay, allora ti lasciamo in buone mani e noi ci vediamo domani" Christine mi spinse per la millesima volta addosso a una persona, solo che quella in questione era Devon che nel frattempo sorrise vedendo la mia espressione imbarazzata; camminammo per un po in silenzio, non avevo il coraggio di alzare gli occhi da terra per fissarlo e ne sentivo che lui stesse guardando me finché non mi richiese : "Che cosa hai visto sul fondo del pozzo?" Mi voltai verso di lui bloccandomi nel bel mezzo della folla che faceva casino : " Perché t'importa?" Il ragazzo tentennò un attimo prima di dare una risposta : " Era così brutto il tuo futuro?" Mentre camminava vedevo gli sguardi delle altre ragazze, belle, truccate, nei loro vestitini in dimensioni ridotte che cercavano di farsi notare da lui ma era come se Devon non le guardasse neanche come se non gliene importasse e questa cosa fece sorgere in me qualche dubbio ' Forse è gay' pensai e nel momento stesso in cui terminai quel pensiero lui scoppiò a ridere,temetti per qualche secondo che avessi espresso quel pensiero ad alta voce ma invece ero sicura di non averlo fatto, passeggiamo fin verso caso di nuovo in silenzio finché sul portico di casa non dissi, prima che se ne andasse : " Non credo neanche che io abbia un futuro" il ragazzo si voltò verso di me con aria impaurita come se non riuscisse a credere a quelle parole : " Ho visto il buio, mi avvolgeva come si avvolge un neonato con una coperta e poi ho visto quegli occhi e..." Devon mi posò le sue mani gelide sulla mia pelle, quel contatto mi prosciugò all'improvviso la saliva e mi fece perdere ogni contatto con la realtà, era come se quei tocchi, quegli sguardi che entrambi si lanciavano li avessi già vissuti : " Quale occhi? " mi chiese impaziente di ricevere una risposta : " Erano occhi rossi..." il ragazzo si staccò da me con la stessa velocità con cui mi si era gettato addosso e indietreggiò come per andarsene ma io lo bloccai di nuovo dicendo : " Credi che volesse dire che andrò all'inferno una volta morta?" Lui si voltò verso di me sorridendo, erano perfetti perfino i suoi denti, di un bianco splendente e si avvicinò di nuovo a me accarezzandomi una guancia, chiusi gli occhi assaporando con ogni mia singola cellula quel gesto : " Non credo che andrai all'inferno e non credo neanche che morirai" quando riaprii gli occhi avevo i suoi puntati contro ma questa volta avevano un colore diverso, non c'era più quel giallo miele che aveva visto durante quei giorni ora erano celesti, un celeste chiaro che aveva già visto da qualche parte...quegli occhi lei li conosceva. Indietreggiai fino a sentire dietro di me la porta, lui allungò una mano per accarezzarmi di nuovo ma io entrai in casa chiudendogli la porta in faccia, quegli occhi lei li aveva già visti, quel volto lei lo aveva già visto in quel quadro, il quadro del castello.PS. IN FOTO DEVON😍

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Innamorata di un vampiro
VampireMaia Jones è costretta a trasferirsi dai suoi zii dalla soleggiata Miami alla piovosa e tetra Transilvania, a causa della morte improvvisa dei suoi genitori scomparsi in piena notte. Nella nuova scuola il Transylvania College, Maia viene presto ac...