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Dopo quell'incontro per fortuna la giornata proseguì senza intoppi, Charlie mi teneva d'occhio e non mi permetteva di avvicinarmi a nessuno a parte Christine. Non ero più la compagna di banco di Justine poiché quando ero entrata in classe c'era seduta gia un altra ragazza vicino a lui ed era stato sicuramente Charlie a suggerirgli di mettersi lì.
Mi rimase attaccato anche durante la mensa, non avevo un minuto per me a parte quando andavo in bagno e lui mi aspettava davanti alla porta come una guardia del corpo.
Per fortuna l'ultima lezione lui non la frequentava Per ciò fu costretto a lasciarmi e ad andare a lezione, quando entrai in classe tutti stavano prendendo i loro posti ed erano gia tutti accoppiati, quello era anche l'unico corso che Christine non frequentava quindi ero completamente da sola.
Mi sedetti all'ultimo banco ed essendo quella nuova nessuno si sedeva vicino a me. Quel corso era frequentato sia da Devon che da quell'altro ragazzo che avevo visto nella mia testa, ricordavo come la sua pupilla si era dilatata avvolgendo tutto l'occhio .
Entrambi appena mi videro si bloccarono sulla soglia e si scambiarono qualche sguardo ma alla fine entrarono e si sedettero al loro posto,l'uno vicino all'altro.
La lezione incominciò e la prof iniziò a parlare delle molecole e altre cose del genere ma quel giorno la mia testa non riusciva ne a seguire ne a prendere appunti, i miei occhi erano puntati su quei due ragazzi che non facevano che parlare tra di loro.
"Signori Tepes avete qualcosa da voler condividere alla classe?" I due ragazzi si scambiarono qualche sguardo poi Devon alzò la mano.
Non riuscii a sentire tutta la frase perché il mio cuore per un attimo si fermò quando lui pronunciò il mio nome.
Proprio come era successo in camera mia, la mia mente fu travolta da un ricordo.
Il suono della sua voce, la forma delle sue labbra mentre pronunciava il mio nome come se fosse per l'ultima volta.
Le sue labbra che si avvicinavano alle mie e mi baciavano, il sapore era strano come se fosse amaro ed infatti quando lui si staccò da me la mia bocca era interamente sporca di sangue cosi come la sua.
Il mio cuore iniziò a battermi forte e le mie mani incominciarono a tremare. Quando ritornai in me,Devon mi guardava con occhi spalancati e intensamente come se anche lui riuscisse a vedermi dentro.
"Che cosa hai visto?" Rimase in piedi accanto al mio banco e non si sedette, si voltò verso suo fratello e fece un cenno del capo.
Entrambi uscirono fuori dalla stanza correndo, ero terrorizzata, non capivo cosa diamine stesse succedendo perciò corsi anche io fuori, avevo bisogno di sapere perché lui mi aveva abbandonato perché era questo che sentivo la stessa identica sensazione che ho provato quando i miei genitori sono morti.
Rick sembrava quasi essersi volatilizzato mentre invece Devon correva scattante tra gli ultimi ritardatari che si affrettavano ad entrare in classe.
Sembrava una gazzella che scappava dal suo predatore.
"Devon" lo chiamai dando spallate a chiunque mi capitasse a tiro, non aveva importanza io dovevo sapere la verità.
"Devon!" Lo chiamai ancora più forte ma lui non si fermava anzi incominciò ad aumentare il passo è quasi scomparve alla mia vista in mezzo alla folla che si riversava fuori dall'aula senza accorgermi di nulla la campanella era suonata e tutti facevano a gara per uscire prima.
Rimasi li sulle scalinate della scuola sperando di vedere quegli occhi tra la folla perché era l'unico che aveva occhi di quel colore,l'unico che aveva quel viso dannatamente sexy e allo stesso cosi tremendamente pauroso.
Oltre la strada,li dove il cemento lasciava spazio alla natura, lungo i prati immensi vidi una testa muoversi che si addentrava tra gli alberi folti e fitti. Non sapevo se era lui ma qualcosa mi diceva di andare ,il mio cuore mi guidava anzi mi gridava di andare li.
Corsi fino a sentire le gambe infuocate, i muscoli mi bruciavano ed ero completamente sudata ma era necessario se non volevo perderlo.
Il sole non riusciva a penetrare tra gli alberi perciò c'era poca luce li, era cosi buio che non riuscivo a vedere a un palmo dal mio naso. Era come essersi catapultati in un nuovo mondo come se il.sole all' improvviso fosse scomparso. Non riuscivo a vedere eppure le mie gambe mi guidavano da sole, io lo sentivo, sentivo che lui era li. Sentivo la sua presenza come se mi stesse accarezzando la pelle con le sue mani, sentivo la sua presenza come se mi stesse sfiorando l'orecchio con le sue labbra e ...mi volati. I suoi occhi brillavano in quell'oscurità immensa eppure non avevo paura ma soltanto voglia di abbracciarlo e di toccarlo.
"Perché vedo quelle cose ?" Non avevo bisogno di tanti giri di parole perché io sapevo che lui aveva visto la mia stessa cosa.
"Meglio che tu vada, Charlie ti starà cercando" mi voltò le spalle per andarsene quando io lo presi con il giubbino si jeans che indossava.
" Ti prego devi dirmelo perché sento che mi manchi così tanto?" Mi veniva da piangere anche se non sapevo il motivo ,mi sentivo male perché lui...come se lui non mi avesse mai trattata così.
"Maia è meglio che tu vada non puoi restare qui" i suoi occhi mi guardava e sembravano sfiorarmi la pelle provocandomi dei brividi lungo la schiena.
"Devi dirmelo ti prego" mi avvicinai ancora di più, volevo sentire il calore del suo corpo eppure quando fui vicina al suo petto non sentivo nulla neanche il suo cuore.
Le sue mani toccarono la mia pelle ed erano fredde come ghiaccio ma non mi fece nulla come se gia l'avessi sentite su di me così tante volte da essermi abituata.
"Mi dispiace Maia, sappi solo questo,mi dispiace..." la sua voce era incrinata e bassa come se anche a lui facesse male tutto questo.
"Devi andare ora" tra gli alberi risuonó una voce, un nome, il mio nome.
Charlie mi stava cercando e stava vedendo nella nostra direzione.
"Va prima che si arrabbi" alzò una mano per accarezzarmi il viso e spontaneamente io chiudo gli occhi,volevo godermi quella carezza e invece...nulla.
Quando ho riaperto gli occhi lui non c'era più ma sentivo il suo profumo, lo sentivo nonostante il muschio, la resina,nonostante l'odore pungente del fango e delle foglie secche.
"Eccoti finalmente" Charlie mi raggiunse era tutto sudato e la sua maglia in più punti era strappata come se avesse lottato contro qualcuno.
"Dobbiamo andarcene da qui Maia,forza" la foresta intorno a noi sembrò muoversi , un vento si alzò portando con se ramoscelli e foglie secche che ci venivano addosso.
Le chiome degli alberi iniziarono a muoversi violentemente mentre la terra sembrava che da un momento all'altro sprofondasse.
"Maia corri" Charlie iniziò a correre veloce mentre io rimasi ancora li ferma, non poteva essere vero, era come se la foresta fosse viva.
"Maia!" Charlie si bloccò e cacciò fuori dalla tasca posteriore un cartello con uno strano simbolo sulla lama.
La terra sotto di noi iniziò a tremare e ad aprirsi in più punti trascinando tutto ciò che trovava sul suo cammino. Gli alberi iniziarono a muoversi, le radici si alzarono dal terreno, radici che esistevano da più di 100 anni. Iniziarono a volteggiare per aria cercando di colpire qualcosa. Mi volta verso Charlie per capire se anche lui vedeva la mia stessa cosa ed era cosi, mio cugino si muoveva agile tra le radici che cercavano di colpirlo.
Si voltò verso di me e i suoi occhi si spalancarono, alzò un dito per indicare qualcosa dietro di me e urlò il mio nome così forte che potevi sentire le sue corde vocali consumarsi.
"Maia!" Quando mi voltai una radice abbastanza robusta era a un palmo dal mio viso, stava per colpirmi e il mio corpo non riusciva a muoversi.
La terra aveva inghiottito i miei piedi come fossero sabbie mobili.
Non riuscivo a fare nulla, non riuscivo a crederci che un albero mi avrebbe colpito, il mio cervello non riusciva ancora a realizzarlo.
Chiusi forte gli occhi pensando al dolore che tra poco avrei dovuto provare ma in realtà non sentii nulla, solo il suono di qualcosa che si spezzava.
Devon era davanti a me è tra le sue mani aveva due pezzi di radice, l'aveva fatta a metà senza il minimo sforzo.
"Charlie! Portala via" mi prese in braccio, liberando i miei piedi dalla terra e mi portò vicino a Charlie che intanto adesso faticava a muoversi tra le radici che cercavano di colpirlo.
"Andate, me ne occupo io" una radice stava per colpirlo e quando si avvicinò a lui gli bastò un solo colpo per spezzarla in due parti.
Charlie mi prese in braccio e corse verso l'uscita mentre i miei occhi erano ancora puntati verso quella figura che veniva completamente avvolta da radici forti e soffocanti.
"Charlie fermati, Charlie cosi morirà" mi dimenavo tra le sue braccia, cercando di potergli correre incontro ma non ci riuscivo.
Quando uscimmo dalla foresta ad aspettarci c'erano sia Justine che Rick che appena videro solo me e Charlie spalancarono gli occhi e si addentrarono anche loro tra gli alberi in cerca del fratello.
Charlie mi portò in macchina e mi allacciò la cintura poiché io non riuscivo a fare praticamente nulla, riuscivo solo a tremare e a piangere.
Come poteva essere tutto vero?
Quando mio cugino salì in macchina lo guardai e vidi che la sua maglia era sporca di sangue in più punti.
"Sei ferito" dissi cercando il punto in cui si era fatto male mentre lui con tanta naturalezza accendeva il motore della sua auto per tornare a casa.
"Non sono io, sei tu" disse volgendomi uno sguardo di odio.
Mi guardai il corpo è avevo i vestiti strappati in più punti dai quali usciva sangue, nella pelle avevo incastrate delle spine e questo sia sulle gambe che sulle mani.
Charlie non parlò per tutto il tragitto e invece di portarmi a casa come avevo chiesto mi portò in ospedale.
Le mie ferite erano in alcuni punti profonde mentre in altre erano soltanto superficiali ma nonostante ciò facevano male e forse avevo davvero bisogno di un dottore.
Quando arrivammo in ospedale ad attenderci c'erano sia mia zia che mio zio seduti su delle sedie di plastica vicino all'entrata entrambi con le mani tra i capelli. Appena ci videro si alzarono entrambi, mio zio corse da Charlie stringendolo in un forte abbraccio mentre mia zia si occupò di me facendomi sedere su una sedie a rotelle.
Rimasi li seduta per 5 minuti finché non mi raggiunse un dottore e mi portò in una sala dalle pareti bianche con qualche armadietto d'acciaio in cui erano rinchiuse medicine, garze e siringhe.
Il dottore si occupò delle ferite più profonde mettendomi dei punti e delle spine che cacciò via dalla pelle con delle pinze mentre delle ferite superficiali se ne occupò un infermiera facendomi una medicazione.
La ragazza stava quasi per finire quando un uomo in giacca e cravatta bussò alla porta, era alto con dei capelli scuri e cosi anche i suoi occhi.
I suoi capelli erano tirati indietro dal gel, la barba era curata e sul viso, sulla guancia aveva una strana cicatrice a forma di cerchio.
"Come sta la nostra ragazza?" Chiese all'infermiera, conoscevo il viso di quell'uomo come se l'avessi visto da qualche parte...Christine.
Era stata lei a mostrarmelo quando era venuta a casa mia in veste di agente 007 mostrandomi quei documenti, lui era il sindaco, lui era il padre di Devon.
"Perché volete saperlo?" Chiesi arrabbiata, lui non mi conosceva e io non conoscevo lui , che cosa gli importava sapere della mia salute?
"Sono il sindaco devo sapere tutto dei miei cittadini anzi ero venuto qui per scusarmi anche con te per non averti dato il benvenuto in Transylvania" mi prese una mano e me la baciò, era consapevole che ormai nessuno più lo faceva? Eppure il.modo in cui lui si muoveva ricordava cosi tanto quegli uomini di corte, quei gentiliuomini di cui ancora parla oggi la letteratura.
"Sta bene sindaco, ha perso solo sangue quindi si sentirà un po' debole quando uscirà da qui ma tra due/tre giorni si riprenderà" disse l'infermiera concludendo l'ultima fasciatura.
"Sono contento,arrivederci signorina Maia" il sindaco lasciò la stanza e si addentrò per i corridoi affollati.
Mi alzai dal lettino e cercai di raggiungere mia zia all'entrata ma non trovai nessuno, i posti su cui erano seduti una volta erano completamente fuori finche non sentii la sua voce.
Stava vicino al distributore del caffè che era posizionato in un corridoio isolato, dove non c'era quasi nessuno.
Non era sola vicino a lei c'erano sia Charlie che mio zio e altre tre persone.
Quando misi a fuoco vidi che di fronte a loro c'erano sia il sindaco che Devon e Rick.
"Sta bene ma ha perso abbastanza sangue" il sindaco parlava con cosi tanta calma mentre invece suo figlio si vedeva che era davvero molto arrabbiato. Devon si sporse verso Charlie e gli puntò un dito al petto.
"Tu dovevi tenerla d'occhio, tu dovevi proteggerla e invece hai lasciato che entrasse in quella dannatissima foresta come glielo spiegherete quello che ha visto?" Diede un pugno al muro e subito dopo si appoggiò contro.
"Lo farà Rick come al solito" disse Charlie indicando l'altro fratello che intanto era appoggiato alla parete con le braccia incrociate e assisteva alla discussione.
"Non posso farlo, lei riesce ad abbattere tutto. Lei lo scoprirà padre tanto vale dirglielo adesso" i presenti rimasero tutti in silenzio pensando a una soluzione, pensando a una decisione da prendere su di me.
"Sarà meglio andare ci penseremo noi a trovare un piano, l' infermiera avrà finito" mio zio annuì e si allontanò verso l'uscita con Charlie mentre mia zia invece rimase li a parlare con il sindaco.
"Ha gia sofferto abbastanza per colpa vostra, l'hai allontanata una volta Devon rifallo di nuovo lei non ti merita" il ragazzo seduto sul pavimento non disse una parola ma alzò lo sguardo come se volesse fulminare mia zia con un solo sguardo.
Corsi subito in bagno, avevo bisogno di acqua fresca, ma che stava succedendo? Che cosa mi avevano fatto?
Dovevo parlarne con qualcuno, dovevo condividere questo segreto con qualcuno e scoprire finalmente la verità. La notte non riuscivo a dormire a causa dei ricordi e la mattina era anche peggio perché c'era lui, era Devon la causa di tutto questo eppure non riuscivo ad odiarlo anzi io sentivo di amarlo.

Innamorata di un vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora