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Dire che non rabbrividii mentre mi stava raccontando di come erano andate le cose un anno fa quando ero venuta lì in vacanza per tre mesi, sarebbe stato da ipocriti; lui e la sua famiglia mi avevano fatto il lavaggio del cervello, cancellando e lasciando ciò che volevano, mi avevano utilizzato come una vera e propria pedina, mi sarei dovuta arrabbiare ma sentire la sua voce mentre mi raccontava la verità, il suo sguardo triste e distrutto mentre mi raccontava che era stato costretto a lasciarmi andare, che era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto in trecento anni di vita e qualcosa dentro di me mi diceva di credergli perché mi fidavo di lui. 
"Ho dovuto lasciarti andare per evitare che ti uccidesse..." non appena udii quelle parole ripensai a quell'uomo con la cicatrice e mi toccai il polso avvolto dal gesso che cominciava a dare fastidio a causa del prurito : "No, non è lui" si voltò verso di me e accennò a un piccolo sorriso, mi avvicinai a lui stringendogli la mano, non potevo credere che lo stessi per dire : "Tu riesci a leggere i miei pensieri?" lui sorrise di nuovo e anche io lo feci, ritornai seduta su quel tronco all'ombra dove mi ero diretta per ascoltare la sua storia : "Ti spaventa?" avevo lo sguardo puntato verso le mie scarpe, un enorme quantità di pensieri si affollarono nella mia mente e a quella sua domanda alzai gli occhi di scatto : "Dovrei, ma la verità è che lo trovo straordinario"lui scosse la testa come se se lo aspettasse una risposta del genere, ma quel momento di sorpresa e divertimento terminò nell'esatto istante in cui gli chiesi : "E allora chi è che voleva uccidermi?" lui emise un sospiro e come costretto si sedette accanto a me portandosi le ginocchia al petto : "Non sono l'unico vampiro che si è innamorato di te" mi voltai verso Devon che sembrava contrariato e arrabbiato al solo pensiero di pronunciarmi il nome di un altro : " Lui si chiama Tay, ha provato a farti del male, a morderti e io l'ho ucciso ma facendo così ho provocato l'ira del padre e...lui giurò di uccidere la cosa che più amavo al mondo, ovvero, tu.
Così decisi insieme ai tuoi genitori di trovare un modo di farti sembrare morta ma loro decisero che non bastava, che saresti stata sempre in pericolo fino a quando avresti saputo la verità e perciò mi pregarono di..." lo fermai prima che potesse continuare e mi alzai dal tronco, improvvisamente mi mancò il respiro, mi sentivo come se l'aria non bastava : " Vuoi dire che mio padre e mia madre sono complici? Che loro hanno deciso di tenermi tutto questo nascosto?" Lui annuì senza neanche guardarmi in viso : " E poi? Che cosa c'è che mi hanno nascosto?".
Si alzò arrabbiato e con un solo salto scomparve tra gli alberi, lo sentivo muoversi ma non riuscivo a vederlo poiché si spostava così velocemente che era praticamente impossibile: " Concentrati Maia, fa esattamente la stessa cosa che hai fatto con il lupo, che hai fatto mentre brandi l'arco"il tempo intorno a me sembrò rallentare, riuscivo a sentire e a vedere qualsiasi cosa intorno a me muoversi ad un ritmo rallentato, alzai lo sguardo verso gli alberi dove la luce del sole filtrava tra gli alberi, lo vidi lì, seduto su di un rampo pronto a saltare, avevo la capacità di fermare il tempo e cambiare la disposizione degli oggetti intorno a me, cambiare gli eventi intorno a me come con il proiettile e il lupo, avrei potuto salvarlo ma invece sono rimasta lì a fissare mentre avanzava contro il suo corpo. 
"Visto, ci sei riuscita..." così come lo aveva rallentato, il tempo ritornò a scorrere normalmente, Devon scese dal ramo e mi si avvicinò, incrociando le sue dita con le mie : "Avanti, chiedi" , avevo così tante cose da chiedere che non sapevo quale domanda porre per prima, come riuscivo a fare quelle cose, che cos'ero, che cosa era successo con l'altro vampiro : "Tu sei una cacciatrice, sei umana ma il tuo sangue è più forte, puoi fare cose come questa che gli umani non possono fare, puoi guarire più velocemente, se ti allenassero riusciresti a fare cose che neanche immagini con l'arco, ti ho vista tirate, tuo padre aveva la stessa tecnica" mi portai una mano al cuore e indietreggiai, questo significava che ero anche io un mostro, che anche io ero capace di uccidere se solo addestrata : "No, non sei un mostro, senti...senti il tuo cuore battere, il rossore sulle tue guance, il sangue scorrere nelle tue vene, non sei un mostro ma sei un eroina per gli altri" lo guardai in modo confuso, i vampiri si nutrivano di sangue e uccidevano gli umani, io che ero una cacciatrice per cosa venivo addestrata per uccidere : "I cacciatori uccidono i vampiri, qualsiasi vampiro che minacci la vita di un umano o umana viene ucciso, le vostre armi possono trafiggerci e lasciarci scomparire dalla faccia della terra per sempre, diventeremmo granelli di polvere dispersi nell'aria" alzai lo sguardo verso di lui, non potevo credere che lo stesse dicendo davvero, non  solo avevo scoperto di essere un essere sovrannaturale ma che uccidevo i vampiri e la persona che avevo in quel momento di fronte e per la quale sentivo un forte sentimento che ancora non riuscivo a comprendere del tutto, era uno di essi. 
"E come è possibile che..." indicai me e subito dopo lui, Devon mi guardò alzando un sopracciglio, aspettando che io continuassi a parlare ma avevo paura, una specie di paura, temevo che completando la frase lui fosse d'accordo e se ne andasse via e non volevo,  per la prima volta in quel paese mi sentivo bene, non avevo voglia di tornare a casa e chiudermi nella mia stanzetta la quale era l'unico posto sicuro della città : "Siamo una coppia improbabile, fuori dal comune, credo che non ci siano molte coppie formate da cacciatori e vampiri, sai le nostre specie sono nemici da anni" accennai a un piccolo sorriso ma scomparve immediatamente appena pensai ai miei genitori, non dovetti neanche fare la domanda che Devon annuì :"Tua madre era una cacciatrice, tuo padre un semplice umano, tua madre decise di sposarsi e di abbandonare per sempre la vita da cacciatrice per la quale si era allenata fin da bambina, tutti i suoi familiare la diseredarono, la disconobbero per questo non hai mai avuto una nonna  o zii che ti venissero a trovare, l'unica con la quale tua madre si teneva in contatto era tua zia..." annuii non mi bastava sentire altro, quindi loro avevano sempre mentito, avevano sempre detto che non c'erano parenti vivi,che i nonni erano morti prima che io nascessi, che erano andati a vivere a Miami perché mio padre amava il mare ma adesso tante risposte trovavano un senso, tante paranoie, tante paure, tante urla avevano un senso nella sua testa, quell'iperprotezione di sua madre, lo spray al peperoncino che le metteva ogni volta in borsetta, le leggende e le storie antiche...la sua vita era stata una menzogna, tutta una menzogna , fin dalla sua nascita. 
"I tuoi genitori l'hanno fatto per proteggerti, tua madre l'ha fatto per proteggerti, i cacciatori se avessero voluto avrebbero potuto rapirti, rivendicare il tuo sangue e costringerti ad allenarti in accademia, strappandoti dal calore e dall'amore delle braccia di tua madre. 
Tornare qui per lei fu un vero colpo ma fu costretta a farlo..." sentii le dita incrociarsi ancora di più alle sue, il suo sguardo improvvisamente era privo di felicità, abbattuto, come se si sentisse colpevole : "Perché fu costretta a tornare se a Miami aveva la sua vita perfetta, con me e papà, lontano dalla sua vita da cacciatrice, lontana dalla paura e dai suoi parenti?" il ragazzo sospirò di nuovo e la guardò dritta negli occhi, questa volta i suoi occhi erano di un colore più scuro, il suo sguardo era contratto,assente, come se stesse rivivendo un tempo lontano e doloroso, così tanto che le lasciò andare le mani e strinse le sue a pugno colpendosi ripetutamente il petto : "Devon!" dissi provando ad avvicinarmi ma lui indietreggiava  e continuava a colpirsi come se volesse infliggersi dolore, come se volesse punirsi per qualcosa, mi gettai su di lui, gettandogli le braccia al collo, lo strinsi forte evitando che si colpisse di nuovo, sentivo dentro un fastidio immenso, non sopportavo che lui soffrisse o che si facesse del male, in quel momento mentre avevo il suo corpo vicino al mio sentivo il cuore battere ad un ritmo impressionante, lo amavo, dentro di me sentivo che lo amavo,che quei tre mesi che avevo passato lì con la mia famiglia durante quelle vacanze estive erano bastati per cedergli il mio cuore e a lui per cederlo a me. 
"Maia...non possiamo stare così vicini..."provò anche se a difficoltà ad allontanarmi, aveva gli occhi chiusi e i denti stretti, serrati, aveva il corpo teso : "Devon..." dissi accarezzandogli una guancia, non capivo cosa gli stava succedendo e non volevo che stesse così, quando riaprì gli occhi erano rossi, mi venne spontaneo ritrarre la mano e indietreggiare ma poi mi bloccai, sapevo che lui non mi avrebbe fatto mai del male, che lui mi avrebbe protetta anche a costo della sua vita, anche a costo di soffrire come aveva già fatto : "Questo sono io Maia, questo sono, non posso neanche abbracciarti forte a me senza che abbia paura di piantare nel tuo collo i miei canini, non sai la voglia che io abbia di baciarti, di sentirti mia ma poi la mia parte di predatore prende il sopravvento e sento soltanto l'odore del tuo sangue e un richiamo così invitante...che...mi dispiace" si mise in ginocchio e alzò i suoi occhi verso di me, erano lucidi, quasi stesse per piangere : "Io, non ti farei mai del male, ho sopportato la tua lontananza per un anno ma non riuscirei a sopportare che il tuo cuore smettesse di battere per sempre, preferirei allontanarti di nuovo, preferirei vederti felice anche con un altro se è ciò che vorresti ma..." mi inginocchiai anche io prendendogli il viso tra le mani : "Non devi dirlo neanche per scherzo, io non ricordo noi due durante quei tre mesi ma ciò che sento dentro è così forte, così vero che non potrei mai preferire un altro a te, voglio stare con te, voglio che tu mi aiuti a riavere i miei ricordi e voglio crearne dei nuovi con te..." fu interrotta dalle sue braccia che con una tale forza la presero e la strinsero al suo petto, anche se il corpo di Devon era freddo si sentiva nel posto più caldo del mondo ma soprattutto al sicuro come non lo era mai stata in quelle settimane . 
"Se tu rientrassi di nuovo nella mia vita Maia saresti di nuovo in pericolo, saresti di nuovo un bersaglio troppo facile...e anche se ti amo più della mia stessa vita non posso permettere che sia di nuovo io la causa delle tue sofferenze..." non appena sentii quelle parole mi bloccai : "Sono lo stesso in pericolo, non puoi allontanarmi di nuovo, non mandarmi via di nuovo...ora sono qui, sono con te" Devon mi accarezzò la guancia e fece scorrere il suo pollice sulle mie labbra : "Non sai quanto avrei dato un anno fa pur di sfiorarti anche solo per un secondo la tua pelle, sentire quanto è morbida, quanto io mi senta bene quando ti sono vicino" chiusi gli occhi, cercando di assaporare quel momento : "E allora non lasciarmi, non lasciarmi,ti prego" Devon appoggiò la sua fronte alla mia : "Per quanto lo vorrei so che non ci riuscirei mai, ogni cosa di te è come una droga per me, ho costantemente bisogno di sentire la tua voce per i corridoi della scuola, di vederti insieme ai tuoi amici, di sorridere,di sentire il tuo cuore battere ogni volta che mi guardi" sorridemmo insieme ma non dicemmo nulla, avevamo già sprecato troppe parole.

Innamorata di un vampiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora