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"Voi che soffrite perché amate, amate ancor di più. Morire d'amore, è viverne."
- I Miserabili, Victor Hugo.

11/11/16

Entro nel vialetto di casa mia a passo spedito, non mi volto indietro perché mi vergogno troppo. Ma cosa mi era saltato in mente? Come potevo aver pensato anche solo un secondo che lui volesse baciarmi? Arrivo sul pianerottolo, metto le chiavi nella toppa e, poco prima di entrare, sento il rumore di una macchina che se ne va.
"Ecco, se n'è andato." penso cercando di scacciare la delusione. Ma cosa mi aspettavo? Non è come il solito film romantico in cui il ragazzo magicamente capisce di essere innamorato della ragazza e quindi la rincorre sotto casa. No, non è così, siamo nel mondo reale e poi queste cose non succedono a me.
Appena entro in casa mi tolgo le scarpe, chiudo a chiave e mi precipito su per le scale. Vorrei solo chiudermi in camera per almeno due o tre anni così David avrà tutto il tempo per dimenticare quello che ho fatto stasera. Probabilmente ci vorranno molti più anni, l'ho fatta proprio grossa questa volta, pensai quasi piangendo
Mi blocco davanti alla porta chiusa di April, è anche colpa sua se ho fatto quella figuraccia. Se lei non mi avesse messo in mente certe idee, probabilmente ora non dovrei trasferirmi in Amazzonia per evitare David. Apro la porta facendola sbattere ma da April non arriva nessun movimento; sembra morta. Afferro la maniglia e chiudo la porta talmente forte che non mi sorprenderebbe se mi cadesse addosso. Un finale perfetto per questa serata orribile!
Il rumore è talmente assordante da farmi sobbalzare.
<<Cosa? I fuochi d'artificio?>> mormora la mia amica tutta assonnata. Si volta verso di me con aria interrogativa, ha tutti i capelli fuori posto e faccio fatica a non scoppiare a ridere.
<<Non ho sentito la sveglia? >> prende in mano il cellulare e guarda l'ora. <<È tardi! Stai scherzando? Perché cazzo mi hai svegliata, Lou?! Sono stanca morta.>>
Mi siedo sul letto e scoppio a piangere.
<<Che succede? Mi stai facendo preoccupare.>> April si avvicina e mi abbraccia. Non so perché sto piangendo, certo avevo fatto una grande figura di merda ma non era mica la prima. La verità è che mi sento avvilita, triste, vuota e stupida. Solo una stupida si sarebbe comportata come ho fatto io per tutta la sera, sono davvero ridicola.
<<Lou, mi vuoi dire che è successo? >> April mi accarezza dolcemente la testa <<Ti hanno detto o fatto qualcosa? >>.
<<No, sono stati tutti gentili. >> singhiozzo. <<Ho fatto una cavolata.>>
Tra le lacrime racconto ogni cosa alla mia migliore amica, lei si limita ad ascoltarmi e ogni tanto mi sussurra di stare tranquilla. Non ci riesco, continuo a vedere il viso sorpreso di David dopo che l'ho baciato e provo disgusto per me stessa. Come avevo potuto fare una cosa del genere? È ovvio che non abbia ricambiato, è un uomo sposato.
<<Vado a letto. Domani non mi presenterò al lavoro. Non svegliarmi.>>

                                  *
Non ho dormito niente, sono rimasta sveglia per tutta la notte e, in teoria, dovrei andare al lavoro. Come posso presentarmi dopo quello che ho fatto? Cosa dirò? E soprattutto lui cosa farà?
<<Avanti, è ora di alzarsi!>> esclama April entrando in camera.
<<Non ci vado!>>
<<Sei la truccatrice, senza di te non possono girare!>> esclama April aprendo le persiane.
<<Ti odio, dovresti supportarmi!>>
<<Lo faccio. Se non ti presenti, perderai solo  il lavoro. A David può anche  non importare, ma a te sì. Non vorrai rimanere sempre a casa mia.>>
Sbuffo. <<No. Non so come farò a guardarlo negli occhi.>>
Mi alzo e vado in bagno per cercare di rendermi presentabile. Ho passato quasi tutta la notte a piangere, gli occhi sono gonfi e rossi e nemmeno un po' di ombretto potrebbe fare un miracolo. Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda per poi tornare in camera a vestirmi. Indosso dei jeans a vita alta con un maglione color pesca.
<<Bene, è così che ti voglio!>> esclama April mentre prendo la borsa e l'abbonamento della metro. <<Fatti valere!>>
Esco di casa e mi dirigo alla metro. Vorrei fare dietrofront ma so che April ha ragione. Se dovessi assentarmi senza preavviso rischierei il posto e non posso permettermelo.
Arrivo alla roulotte di David dopo mezz'ora. Sono ferma davanti alla porta da almeno dieci minuti senza sapere se lui è dentro oppure sta arrivando.
"Avanti, entra!" penso tra me e me. "Non succederà niente."
<<Lou!>>
Sobbalzo e mi volto velocemente. Michael mi sta guardando come se fossi un'aliena e, se non fossi così preoccupata, scoppierei a ridere come una matta.
<<Che stai facendo? Dave ti ha chiusa fuori?>>
<<No, no. Stavo per entrare.>> borbotto imbarazzata.
"Penseranno che sono pazza", penso mentre prendo coraggio ed entro nella roulotte.
David è seduto sul divanetto con gli occhi chiusi, appoggio la borsa dei trucchi sul tavolo  e torno alla porta con l'intenzione di darmela a gambe.
<<Dove pensi di andare?>> esclama David. Mi volto a guardarlo. È sempre sdraiato ma ha gli occhi fissi su di me. Mi sento avvampare per l'imbarazzo.
<<Stavo andando a prendere una boccata d'aria.>>
<<Bugiarda. Stavi scappando.>> borbotta mentre si mette a sedere. <<Comunque accomodati. Stamattina avrai molto lavoro da fare, ho delle occhiaie spaventose.>>
Chiudo la porta e vado al tavolo per tirare fuori i trucchi. Sento il suo sguardo su di me, vorrei spiegargli che avevo sbagliato e scusarmi. Come poteva starsene lì tranquillo a fissarmi quando io avevo fatto una cosa orribile? 
<<Ti sei persa la sfuriata di Mackinnon. Non l'ho mai visto così arrabbiato!>> esclama David alzandosi e sistemandosi sulla seggiola davanti allo specchio.
<<Ah sì? Come mai?>>
<<A quanto pare alcuni costumisti ieri sera hanno fatto festa nella roulotte adibita ai costumi di scena e hanno lasciato un porcile. Ma io non ho capito bene, non sono affari miei..>> sospira cercando di trattenere le risate.
<<Sei un pettegolo, non ci credo che non sai altro!>>
David alza la mano destra come se volesse giurare. <<Giuro sul mio onore che non so altro. Però ho visto Mackinnon prendere Mark per l'orecchio e buttarlo fuori dalla roulotte.>>
Scoppio a ridere, mi immagino troppo la scena: Douglas che lancia fuori il povero Mark imprecando in tutte le lingue del mondo. Conosco il temperamento del mio capo e non mi è difficile immaginare una sua sfuriata.
<<Sono contento di aver alleggerito la tensione.>> esclama all'improvviso David. Lo fisso come un'ebete, non so cosa dire o cosa fare.
<<Louise, non è successo nulla. È stato un fraintendimento, okay? Non mi hai costretto. È stato solo un errore.>>
Mi sorride ma io sto morendo dentro.
"È stato solo un errore" ripeto nella mia testa. Perché queste cinque parole mi feriscono così tanto? La sua reazione di ieri sera è stata chiara sui suoi sentimenti eppure ho conservato una piccola speranza. "Una piccola e stupida speranza".
<<Sì, hai ragione. È stato uno sbaglio, uno stupido fraintendimento.>> borbotto mentre sistemo i trucchi. Non voglio fargli vedere che ci sono rimasta male, non posso obbligarlo ad amarmi. Ama la moglie ed è giusto così.
<<Non ho detto che è stato stupido, Lou.>>
Scuoto la testa, non mi va di parlare altrimenti scoppierei in lacrime. Continuo a frugare nella mia borsa, non riesco a trovare quei dannati pennelli e, in questo momento, vorrei solo andarmene da qui. Sono sul punto di scoppiare a piangere, le mani tremano mentre rovisto  nella borsa quando, a un certo punto, la mano di David mi prende il polso per fermarmi. Mi blocco, imbarazzata. La sua mano è calda e sta massaggiando la mia mano. <<Stai tranquilla, va tutto bene.>> mi sussurra dolcemente.
Non riesco più a trattenere le lacrime e, con grande imbarazzo, comincio a singhiozzare.
<<Esco un attimo, devo prendere una boccata d'aria.>> mormoro lasciando la sua mano.  David non dice nulla, si limita ad annuire.
Inspiro l'aria fresca e inquinata di Londra, devo ricompormi anche se non è facile. Rientro dopo qualche minuto, David mi guarda preoccupato e io gli sorrido.
<<Stai meglio?>> mi chiede abbozzando un sorriso. Sembra dispiaciuto e io sento una stretta al petto.
<<Sì, non preoccuparti.>>
Prendo il pennello e mi abbasso su di lui per coprire quelle maledette occhiaie. <<Vediamo di toglierle, okay?>>.
Lui annuisce e chiude gli occhi. Come sempre sistemo il suo viso, copro qualche brufolo ma generalmente non ho molto lavoro da fare.
<<La tua pelle è bellissima.>> esclamo mentre metto via la crema idratante. <<Darei l'anima per averla così morbida.>>
David si alza in piedi, si sgranchisce le gambe e si volta a fissarmi. Immediatamente abbasso lo sguardo, non riesco a sostenerlo.
<<Lou.>> sussurra mentre si avvicina.
Come una stupida continuo a guardare i miei piedi fino a quando nella mia visuale non compaiono le sue scarpe. Sento la sua mano prendere la mia  e con l'altra alzarmi il viso. Avvampo per l'imbarazzo.
<<Louise, non posso fingere che sia stato un errore.>> sussurra <<Ieri sera ero troppo scioccato, non riuscivo a credere che tu, così bella e giovane, potessi avere un interesse per me. Mi dispiace di averti fatta piangere, non è stato un errore né tantomeno un fraintendimento.>>
Rimango zitta e sconvolta. Credo di stare sognando.
<<So che non ti ho mai dato motivo di pensare che io avessi un interesse nei tuoi confronti. Non mi sembrava giusto farti delle avance sia perché sono sposato sia perché sei giovane e dovresti uscire con i ragazzi della tua età. Tuttavia ti ho offesa definendo un errore il bacio di ieri sera e questo non posso sopportarlo, non posso tollerare che tu soffra per me. Quindi credo che sia giusto che tu sappia cosa provo per te.>> esclama David accarezzandomi il viso. Mi lascio cullare dal suo tocco e, finalmente, riesco a guardarlo in viso senza provare più imbarazzo.
<<Scusami per averti fatta piangere.>> mi sussurra prima di baciarmi.

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