Madison

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« Signore lui è con me » disse deciso il ragazzo color caramello indicando l'amico che si era appoggiato al tronco di un albero premendosi l'addome ferito.

« Voi tre invece? Potete dirmi brevemente cos'è accaduto? » chiese l'agente di polizia.
I ragazzi si guardarono fra loro fin quando uno dei tre, quello che avevo colpito si fece avanti e disse « Sergente mi scuso dell'accaduto, io e i miei amici abbiamo aggredito quel ragazzo senza una ragione specifica » il ragazzo si bloccò guardandomi.
« Lei mi ha colpito alle spalle invece. Non siamo gli unici stronzi di turno. » concluse facendo un ghigno e guardandomi con tono di sfida. Come se si stesse vendicando di quello accaduto qualche minuto prima.

L'agente mi guardò aspettando che dicessi qualcosa. Sentii lo sguardo del ragazzo caramello puntarmi addosso.
Distolsi lo sguardo dal poliziotto e guardai il ragazzo caramello per verificare se mi stesse realmente guardando.
Proprio come pensavo. Mi guardava con fare interrogativo, probabilmente cercava di capire se l'aggressore del suo amico stesse dicendo la verità o se stesse bleffando.

« Agente stavo cercando di difendere il ragazzo aggredito » dissi con tono calmo cercando di difendermi.
« Mmh bene. » rispose l'agente appuntandosi qualcosa sul suo taccuino.

« Fatemi vedere i documenti, dopodiché voi tre mi seguirete in centrale » disse rivolgendo l'ultima frase ai tre ragazzi.

« Madison Beer. Diciannove anni » lesse ad alta voce l'agente. « Che ci fai in giro a quest'ora di notte Madison » mi chiese il poliziotto.

Ok ora potevo essere nei casini. Trovare una ragazza che aveva appena compiuto i diciannove anni in giro di notte e che si immischiava in una rissa non era un bel fatto.
Non risposi cercando di formulare qualche frase di senso compiuto nella mia mente.

« Signorina la prego di seguirmi anche lei in centrale » mi disse l'agente vedendo che non ero intenzionata a dare spiegazioni.

« Sono anche io con loro » dissi indicando il riccio e il ragazzo color caramello.
Se avessi detto che ero lì da sola sarei dovuta andare con l'agente in centrale. Probabilmente dopo lui avrebbe chiamato mio padre per farmi venire a prendere. E una cosa era certa: non volevo tornare a casa da quello stronzo. Almeno non per ora.

Il ragazzo color caramello mi guardò con fare interrogativo e io lo pregai con lo sguardo di sostenere il gioco.
L'agente lo guardò per chiedere conferma e lui serrò la mascella e annuii.

« In questo caso andatevene e cercate di stare fuori dai casini, altrimenti la prossima volta finite in centrale » disse l'agente dirigendosi verso la sua auto seguito dei colleghi e dai tre ragazzi.

Annuii e mi diressi verso il riccio facendo finta di conoscerlo per non destare sospetti.
Il ragazzo color caramello portò in macchina l'amico dolorante e io feci per salire sul suo veicolo ma lui mi bloccò per il polso.
Mi tirò bruscamente verso di lui, sentì le sue labbra carnose sfiorarmi l'orecchio.
Rabbrividii per quel semplice contatto.

« Non so chi cazzo sei ne che cazzo vuoi però stai sicura che tu sulla mia macchina non sali »
mi disse a bassa voce per non attirare l'attenzione del poliziotto.
Mi liberai dalla sua presa e mi misi di fronte a lui: « Se il tuo amico ha ancora tutte le ossa salde è grazie a me, il minimo che puoi fare ora è accompagnarmi a casa » risposi con aria di sfida.
Lui alzò l'angolo della bocca e dopo qualche secondo di riflessione mi fece cenno con il capo di salire in macchina.

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