Capitolo 6

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Per la prima volta in tutta la mia vita appena la sveglia suonò balzai fuori dal letto, il primo giorno da studentessa Americana era arrivato ed io ero entusiasta.
Mi fiondai in camera di Alvaro, che come tutte le persone sane di mente dormiva ancora, e mi sedetti sulla sua pancia scuotendolo per le spalle.
"Dai ti prego svegliati, hai promesso che mi avresti aiutato!" dissi ripetutamente finché non lo sentì sbuffare e sussurrare un "va bene".
"Yasss" esclamai spostandomi in modo da permettergli di alzarsi.
"Sono super eccitata" continuai a parlare mentre il poveretto cercava ancora di capire chi fosse.
"Ho notato" disse spintonandomi giù dal letto.
Spalancai la bocca e incrociai le braccia al petto.
"Come osi!" esclamai fingendomi offesa.
Rise di gusto per poi aiutarmi a tirarmi su e avvolgermi in un caldo abbraccio.
Nelle settimane che precedevano l'inizio dell'anno scolastico, io e il mio Host brother avevamo stretto un legame fortissimo.
Con lui mi sentivo libera di esprimermi al 100% senza esser giudicata in alcun modo, gli avevo parlato di moltissime cose ed era sempre al mio fianco nei momenti no e piangevo dalla mattina alla sera.
Avevo trovato un fratello vero, proprio come quello lasciato in Italia, non potevo che esserne grata.
"Che ne dici se prima facciamo colazione e dopo ti aiuto?" mi chiese Alvaro.
Non potei che accettare, capì che aveva bisogno di svegliarsi per bene e le mie cose avrebbero potuto aspettare.
"Posso preparare qualcosa io?" non vedevo l'ora di cucinare i miei fantastici pancake al cioccolato, ne sarebbe andato pazzo.
"Certo" rispose sorridente.
Presi il necessario dagli scaffali: farina, uova, zucchero, c'era tutto!
"Cosa si mangia di buono?" si mise al mio fianco per studiare tutti i passaggi.
"Sorpresa, va a sederti, ti chiamo io" non mi piaceva aver gente intorno, mi deconcentrava.
Feci del mio meglio per evitare di sporcare la cucina, non avrei avuto molto tempo per ripulirla.
"E questo è l'ultimo" sussurrai a me stessa.
Addobbai la tavola con nutella, miele, sciroppo d'acero, panna spray, fragole e frutta secca di ogni tipo.
Posizionai al centro un enorme piatto con tutti i pancake messi a forma di fiore e due piattini, uno rosa e uno blu.
"Vieni pure" urlai per farmi sentire dal salone dove Alvaro stava guardando la tv.
Ero così soddisfatta di me stessa, la cucina era una delle mie migliori doti.
"Addirittura" disse quando varcò la soglia della porta.
Sorrisi estremamente contenta.
"Vuoi sfidarmi facendo una specialità della mia Nazione? Non vincerai" esclamò sedendosi.
"Prima assaggia, giudicherai dopo" mi sedetti anche io pronta a godermi tutto quel ben di Dio.
Dieci minuti più tardi avevamo entrambi la pancia piena.
"Non vorrei dire ma te l'avevo detto!" gli urlai in faccia.
"Wow, te lo dico sinceramente, non me l'aspettavo" sembrava sconvolto dalle sue stesse parole.
"Una donna che cucina così bene e ama il calcio, quando mi sposi?" risi alla sua strana proposta.
"Dai, alza il sedere da quella sedia e vieni su con me" mi aveva promesso una mano, era arrivato il momento di darmela.
Passammo più di mezz'ora in camera mia a scegliere gli abiti che avrei dovuto indossare e come acconciare i capelli.
Dopo continui "questo non mi piace", "questo colore non mi dona" e "così sembro una zingara", arrivammo ad una conclusione: pantalone della tuta nero, t-shirt corta bianca e le solite scarpe.
Il mio Host brother mi disse che le ragazze lì non amavano truccarsi la mattina per le lezioni perciò feci solo la base, misi un po' di mascara e del burro cacao al cocco sulle labbra, niente di eccessivo insomma.
Pettinai i capelli lasciandoli al naturale, senza passare piastre o robe varie.
"Sei bellissima" mi disse Alvaro.
Sorrisi grata, era la prima volta che qualcuno che non fosse la mia famiglia o Federico mi faceva un complimento sincero.
Arrossii leggermente, mio solito.
"Pronta?" domandò tendendomi una mano.
Presi un lungo respiro e subito dopo la afferrai con fermezza, sarebbe stato il giorno più bello della mia vita fino a quel momento, proprio come me l'ero immaginato.
Dopo una lunga, lunghissima passeggiata arrivammo davanti all'istituto.
"Ora andiamo in caffetteria, ci si ritrova lì prima delle lezioni" m'informò.
Non mi era chiara una cosa, facendo così non arrivavano tardi in classe?
Dio solo sa quante entrate in seconda ora mi era toccato farmi quando mi fermavo a prendere un caffè al volo al bar di fronte al mio liceo.
"Abbiamo tempo?" chiesi perplessa.
"Certo, abbiamo 25 minuti!" esclamò iniziando a camminare incalzando il passo, ovviamente lo seguii.
"Arrivate tutti i giorni quasi mezz'ora prima solo per due chiacchiere e una brioche?" quasi urlai agitando le braccia proprio come solo una vera italiana sapeva fare.
"Claro, è la parte più importante della giornata" normale che per lui fosse scontato mentre per me non lo era per niente.
Comunque "claro" mi mancava, mi sembrava un po' una presa in giro ma non ci feci caso, solo dopo un po' mi ricordai che aveva origini colombiane.
Lampo di genio: avrei potuto parlare con lui anche in Spagnolo, avrei esercitato un'altra lingua che studiavo, mi aprì istintivamente in un enorme sorriso.
"Perché stai sorridendo?" Alex mi era spuntato davanti.
"Nulla nulla" risposi super imbarazzata.
Mi perdevo talmente tanto nei miei pensieri da non accorgermi di ciò che mi succedeva intorno.
Intanto eravamo arrivati in questa famosa caffetteria ed avevamo incontrato i ragazzi, ne mancava solo uno, Mattia.
Non lo avevo più né visto né sentito da quel giorno, tutte le volte che veniva da noi non osavo muovermi dalla mia camera e, fortunatamente, lui decise di non metterci più piede.
"Caffè" Kian mi si presentò davanti con un bicchiere di carta altissimo.
Lo guardai un momento, non era per nulla invitante ma immaginavo che lì il caffè macchiato all'italiana me lo sarei sognata.
Lo ringraziai e provai ad berne un sorso, faceva schifo ma non avevo alternative.
Sorrisi come a dire "Mhm buonissimo" quando in realtà l'unico pensiero che attraversava la mia mente era "ti prego fa che finisca al più presto".
"Il tuo primo caffè americano" disse emozionato il mio Host brother.
Quando vide il mio sguardo impassibile e non eccitato, come lo era stato per il resto delle cose che avevo scoperto o assaggiato, un'espressione perplessa attraversò il suo sguardo.
Eh già caro Alvaro, come potrei essere emozionata da questo?
Purtroppo credo che non mi capisse ma andava bene comunque, un giorno avrebbe assaggiato del vero caffè e lo avrebbe preferito anche lui a questa brodaglia.
Il tintinnio della porta che segnava l'ingresso di qualcuno mi distrasse dai miei pensieri, mi girai e incrociai lo sguardo dell'ultima persona che avrei voluto vedere, quella che avevo sperato ardentemente di non incontrare.




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Spazio autrice.
Buon salve a tutti!
Come promesso sono riuscita ad aggiornare anche oggi e, NOTIZIONA, molto molto probabilmente alcuni giorni pubblicherò ben 2 capitoli.
Come al solito vi invito a lasciare dei commenti e delle stelline ✨
A prestissimo con il nuovo capitolo.
-nome🥀

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