Passai le seguenti settimane rinchiusa tra le quattro mura della mia camera, tranne ovviamente per le ore di lezione a cui ero costretta a partecipare.
Intere nottate in bianco con una sola domanda che continuava a tartassare i miei pensieri:
Perché mi ero fidata?
A mie spese avevo imparato che nessuno è mai come sembra, eppure con lui ero riuscita a ricredermi.
Avevo avuto la percezione che di fronte a me si trovasse un animo freddo, che amava divertirsi e non voleva nulla di serio ma, con il suo comportamento, con il suo incutermi sicurezza aveva fatto in modo che cadessi totalmente ai suoi piedi.
Mi risultava impossibile credere che stesse mentendo, che quelle fossero tutte menzogne, il sentimento che metteva in tutto quello che facevamo insieme sembrava così puro, così vero.
Ma, a quanto avevo constatato, non era così.
Non avevamo avuto modo di chiarire, nonostante sapessi che la cosa giusta da fare era parlarne nessuno dei due accennava in alcun modo a farlo.
Anche quella mattina mi alzai svogliatamente dirigendomi in bagno per la solita routine.
Oramai non badavo più a cosa indossare o come sistemare i capelli, non avevo voglia di coprire i brufoletti che di tanto in tanto spuntavano per lo stress e, soprattutto, non m'interessa in alcun modo rendermi carina, al contrario di ciò che avevo tempo prima quando ero uscita a pranzo con Alvaro.
A tal proposito, mentre riponevo gli ultimi libri nello zaino, comparse sulla soglia della porta e con il suo solito fare apprensivo mi chiese: "come va oggi?"
Cosa avrei dovuto rispondere? Erano giorni ormai che fingevo fosse tutto apposto ma in realtà non era affatto così, più passava il tempo più mi sentivo vuota
"Una schifezza" avrei voluto dire ma mi limitai a un semplice "tutto okay" seguito da un sospiro.
Mariasol fu così gentile da accompagnarci, visto che non avrebbe dovuto lavorare, e gliene fui grata, non avevo le forze necessarie per fare una camminata di qualche chilometro a piedi e con un peso sulle spalle.
"Ti va di.." provò a dire ma venne interrotto dal mio "No Alv, grazie" sussurrato debolmente.
Come mia abitudine negli ultimi tempi saltavo la colazione e la pausa per evitare di dover comunicare con qualcuno che non fosse il mio Host Brother.
Mi ero chiusa rintanandomi nella mia piccola sfera di vetro che mi faceva stare un po' meglio.
Interrompere tutto ciò e riprendere con i rapporti umani mi avrebbe portata a un livello di sofferenza troppo alto da sopportare.
L'insegnante d'italiano entrò in aula salutandomi e iniziammo a fare due chiacchiere attendendo il resto della classe.
"Bene ragazzi, ho intenzione di assegnarvi un compito in cui dovrete lavorare in coppia, collaborando e aiutandovi a vicenda" annunciò la donna che poco prima conversava con me.
Iniziai ad allarmarmi, avrei dovuto relazionarmi con qualcuno che non conoscevo e la paura d'incappare nuovamente in qualcosa di negativo era davvero troppa.
Ero sull'orlo di un attacco di panico mentre componeva le coppie, iniziai a respirare a fatica.
"Amanda cara, tu starai con Mattia" il cuore si fermò un momento riprendendo poco dopo a battere freneticamente.
Bussarono alla porta distraendomi per qualche secondo da ciò che stava accadendo.
"Oh fantastico, parlavamo proprio di te. Va' a sedetti accanto a lei.." m'indicò e abbassai immediatamente lo sguardo.
Pensai per l'ennesima volta nei miei miseri sedici anni di vita che il mondo ce l'avesse con me, era incredibile, più cercavo di evitare una cosa più me la trovavo tra i piedi.
Prese posto al mio fianco con espressione dura non rivolgendomi nemmeno il saluto, mi comportai allo stesso modo facendo credere a me stessa che mi fosse totalmente indifferente.
Durante la spiegazione la mia mente vagava e posavo spesso lo sguardo sulle sue mani ricordando quando esse si trovavano sul mio viso o sui miei fianchi stringendoli dolcemente.
Il solito magone si fece spazio serrandomi completamente la gola tanto da farmi chiudere per un momento gli occhi e inspirare profondamente per cercare di riprendermi.
Quel gesto non passò inosservato agli occhi di Mattia che, per la prima volta, si girò verso di me scrutandomi con attenzione e sussurrando:
"È tutto apposto?"
Feci appello a tutta me stessa per evitare di girarmi verso di lui, mi ricomposi e, continuando a tenere lo sguardo puntato sulla lavagna ripetetti con voce flebile per la seconda volta in quella giornata "Tutto okay".
"Am" posò le dita sul mio polso.
Sentirlo pronunciare il mio nome, sentire la sua pelle a contatto con la mia non fece altro che peggiorare il mio stato d'animo.
La campanella suonò e mi affrettai ad allontanarmi da quella spiacevole situazione.
"Professoressa Archer, posso parlarle?" mi avvicinai alla cattedra per tentare di rimediare.
Mi fece segno di parlare e timidamente tirai fuori un:
"Potrei cambiare compagno per il progetto?"
Sperai mi dicesse di sì, che non ci sarebbero stati problemi, ma lei mie preghiere non vennero ascoltate.
Mi spiegò che non poteva assolutamente rivoluzionare il tutto e sosteneva imperterrita che essendo connazionali sarebbe venuto fuori un bellissimo lavoro da A+, se solo avesse saputo cosa stava succedendo tra noi..
Fui comunque cortese e la ringraziai per avermi ascoltata, ma non capita.
A passo svelto mi diressi verso la lezione di filosofia ma venni interrotta da una mano che si posò sulla mia spalla e una voce, la sua voce.
Mi voltai di scatto incontrando il nero profondo dei suoi occhi, si soffermò ad osservarmi più del dovuto mentre attendevo impaziente che dicesse qualcosa.
La mia gamba iniziò a muoversi freneticamente rivelando il mio palese nervosismo.
"Possiamo parlare per favore?" era arrivato il momento che più temevo.
Per quanto avessi voluto scappare e nascondermi nell'angolo più buio e remoto di quell'edificio mi fu impossibile rispondere di no.
Annuii e mi fece cenno di seguirlo.
Ci ritrovammo in cortile, sullo stesso muretto di quando avevamo risolto le nostre divergenze il primo giorno di scuola, era passato più o meno un mese e mezzo.
Sarebbe andata per il verso giusto anche quella volta?
Mi accomodai tirando fuori dalla tasca il pacchetto di Marlboro ancora sigillato e l'accendino.
Portai una sigaretta alla mia bocca facendo scorrere il dito sulla rotella che emanò una grossa fiamma bruciando la carta.
Presi un lungo respiro per poi buttare fuori tutto il fumo che tenevo in bocca.
"Non sapevo fumassi" commentò.
Notai il suo sguardo con la coda dell'occhio mentre continuavo a tenere il mio sul prato di fronte, un misto tra preoccupato e scocciato, come se quel mio atteggiamento lo infastidisse.
"Si cambia" fu la prima cosa sensata che mi venne da dire.
La verità era che dovevo placare il dolore in qualche modo e mi sembrava più saggio fare così piuttosto che passare il tempo a lacerare la pelle sui miei polsi, come già avevo avuto l'istinto di fare anni addietro.
"Mi dispiace" sussurrò più a se stesso che a me.
"Non voglio le tue scuse" proferì dura.
Me n'ero fatta una ragione, non serviva.
"Ascoltami Am, per quella ragazza non ho provato mai nulla, Caitlyn è solo un'amica con cui avevo dei benefici" cercò di avvicinarsi ma mi scansai.
"Avevo chiarito tutto con lei, le avevo detto di avere una ragazza ma continuava a scrivermi, come ha fatto anche qui giorno" continuò.
"Il messaggio non era un problema, non avrei creduto a una sola parola di quello che diceva se tu mi avessi confermato che tra voi due non c'era niente. Hai pensato bene invece di confessare che fosse la tua ragazza, non ci ho visto davvero più, Mattia" lasciai uscire mentre buttavo nel portacenere sopra al cestino quello che era rimasto della mia sigaretta ormai consumata.
Dovetti reprimere la voglia di accenderne un'altra, sapevo facessero abbastanza male e non volevo danneggiarmi.
"Avevo l'abitudine di dire a tutti che stessimo insieme per non etichettarci come scopamici, una parola che ho sempre odiato. Tu eri sopra di me, ti muovevi e Dio se eri bella, il tuo corpo, tu, tutto di te era meraviglioso ed estremamente attraente. Mi sono scivolate le parole dalle labbra, non avrei mai voluto" lo lasciai porsi a pochi centimetri da me mentre dava le sue spiegazioni.
Dovetti ammettere che i suoi complimenti, o meglio, apprezzamenti mi lusingarono parecchio e mi fecero arrossire abbastanza, ma la storia non quadrava.
Ero abituata a prendere tutto con il beneficio del dubbio e così feci anche quella volta.
"Non sono pronta a darti una seconda chance" mi voltai per rientrare nell'edificio.
"Dimostrami qualcosa" fu l'ultima cosa che dissi mentre i suoi occhi incontravano nuovamente i miei.
Un sorrisino apparve sul suo volto.
"Vedrai" mimò con la bocca.••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Spazio autrice.
Ciao amici!!!
Sono finalmente tornata e spero di non dovermene più andare.
Pian piano sto seguendo tutte le storie e sono veramente felice!
Non appena vi ho chiesto di darmi un segnale "Exchange student" è aumentata in una sola notte di circa 70 lettori dopo esser stata ferma per parecchio tempo sulla stessa cifra.
V'invito a passare a leggere anche "Joya" e "Live While We're Young", potrebbero piacervi!
Sto riuscendo a gestire il tutto e ho ripreso il ritmo, mi scuso ancora per essermi assentata per un po' di tempo.
Questa storia significa veramente tanto per me essendo la prima e, inaspettatamente, è piaciuta sin da subito.
Che ne dite, saliamo ancora un po'?
So che potete farcela😻❤️
Vostra,
-nome🥀
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Exchange student
RomanceAmanda, una studentessa Italiana di soli 16 anni prende la decisione di partire per un anno in America come exange student. Quando mise piede su quell'aereo non era a conoscenza di ciò che le sarebbe accaduto. Ne vedrete delle belle, buona lettura...