Capitolo 7

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Mattia.
Distolse immediatamente lo sguardo dal mio portandolo verso Alex facendogli un cenno con il capo per salutarlo.
S'incamminò verso di noi, i ragazzi gli andarono incontro e non potei che fare lo stesso, che figura avrei fatto se fossi rimasta lì immobile?
Solo Alvaro era a conoscenza di ciò che era successo tra noi due, non avevo intenzione di far insospettire gli altri perciò cercai di comportarmi come nulla fosse.
Si salutarono con la classica stretta di mano e abbraccio, era quasi il mio turno e iniziavo a sudare freddo a causa della tensione accumulata a partire dal suo ingresso sino a quel momento.
Non mi guardò nemmeno in faccia, m'ignorò e basta scansandomi per salutare Kian che era al mio fianco.
Devo ammettere che quel suo comportamento mi fece male, lo guardai sgomenta, gli occhi mi si inumidirono ma feci di tutto per non piangere, gliel'avrei solo data vinta, il suo scopo era diventato farmi sentire così.
Non mi aspettavo chissà cosa ma, come da buona educazione, avrebbe potuto almeno pronunciare un "ciao".
Il mio Host brother capì il mio stato d'animo, sapeva benissimo ciò che stavo provando in quel momento, sapeva che nel giro di pochi minuti sarei crollata definitivamente e, fortunatamente, decise di allontanarmi da lì.
Mi prese per un braccio, lo accarezzò leggermente e disse: "noi andiamo".
Avanzavamo verso l'uscita quando Alex ci rincorse e mi fermò per salutarmi.
"Ciao Am" disse.
Era un così bravo ragazzo, dolce e gentile.
Lo salutai a mia volta e gli rivolsi un ringraziamento sincero con lo sguardo sorridendo debolmente, fu in quel momento che si segnò la mia disfatta: una lacrima scese sul mio volto, mi maledii mentalmente per non essere riuscita a controllarla.
Il ragazzo di fronte a me s'incupì ma non riuscì a guardarlo a lungo, stava per chiedere spiegazioni quando venni trascinata fuori.
La prima cosa sensata che mi venne in mente di fare fu abbracciare colui che mi aveva capita e salvata da ciò che più mi faceva male in quel momento.
Versai una miriade di lacrime amare sulla sua spalla, dopo un po' mi sentii meglio e decisi di staccarmi.
"Come stai?" mi chiese dolcemente.
"Bene" risposi.
Di certo non mi sarei fatta rovinare la giornata da una persona per cui non contavo minimamente.
"Ti ho bagnato tutta la maglia, scusami" ridacchiammo entrambi.
"Oh, sta' tranquilla, non importa. Ti accompagno dentro, vediamo chi è la tua guida" l'adrenalina ricominciava a farsi sentire.
Attraversammo il viale stracolmo di studenti di tutte le età, entrammo nell'edificio e mi emozionai alla sola vista degli armadietti blu, il mio sogno si stava avverando.
"Buongiorno Stefany" Alvaro salutò quella che immaginai essere la segretaria.
Era una bellissima donna sulla quarantina, ben vestita e curata.
"Ciao, tu devi essere Amanda" si rivolse a me.
Annui e feci uno dei miei migliori sorrisi.
"Qui c'è l'orario delle lezioni che seguirai durante la settimana, il tuo armadietto è il numero 328, ecco la chiave" mi consegnò una miriade di fogli e oggetti, gli avrei sicuramente persi tutti.
"E infine, lui è la tua guida. Ti accompagnerà nei tuoi primi sette giorni, segue esattamente tutti i tuoi corsi, per questo motivo è stato scelto. Alla fine dovrai dargli una valutazione" indicò qualcuno alle mie spalle, non vedevo l'ora di conoscerlo.
Seguii il suo dito con lo sguardo e, panico, non poteva essere vero.
"Ma..Mattia?" domandai incredula.
Ancora lui, era uno scherzo del destino.
"Non ho chiesto io di farlo, mi hanno obbligato. Devi fartelo andare bene" voce fredda e impassibile come ogni volta che si rivolgeva a me.
Era appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca, indossava una maglia verde dell'Adidas, dei jeans chiari e le mie stesse scarpe.
"Quanto è bello" pensai ma me ne pentii immediatamente quando lo sentii dire:
"Ti muovi?" non poteva essere più scontroso.
"Buona giornata tesoro" mi salutò il mio Host brother baciandomi sulla fronte.
"Ciao Alv" risposi cercando di rassicurarlo con lo sguardo, era preoccupato, riuscivo a percepirlo.
"Quindi? Andiamo "tesoro"?" presi un respiro profondo e lo seguii senza fiatare.
Camminava davanti a me, non si guardava in dietro nemmeno per controllare se mi fossi fermata o se riuscissi a stargli al passo. Non se ne curava minimamente.
"Ciao Alv" m'imitò facendomi il verso e ridendosela poco dopo.
La mia sopportazione era arrivata al limite, non ne potevo più.
"Mi spieghi che cazzo di problemi hai?" s'interruppe immediatamente.
"Cosa hai detto ragazzina?" si girò di scatto venendomi incontro.
Indietreggiai di qualche passo ma non avevo intenzione di farmi spaventare da lui.
"Che cazzo di problemi hai?" scandì bene ogni parola avvicinandomi con fare minaccioso per fargli intendere che non m'intimoriva per niente.
"Tu che problemi hai?" mi attaccò alla parete stringendo la mia maglia.
"Piccola troietta che si finge una santarellina" non lo aveva detto davvero.
Quella brutta parola tirò fuori il peggio di me, non lo avrei attaccato, lo avrei spento con le parole.
"Facile chiamare poco di buono una ragazza con dei principi. Che c'è? ti ha fatto male essere rifiutato? Scommetto che sei il tipo di ragazzo a cui tutte cadono ai piedi, le baci, le porti a letto e il giorno dopo fingi di non averle mai conosciute" abbassò lo sguardo e mollò la presa, non era capace di replicare, come immaginavo.
"E cosa succede se ti respingono? Fai di tutto per farle sentire un peso, sei davvero un bell'uomo, complimenti. Sono abbastanza intelligente e indipendente per riuscire a trovare ciò che cerco, non ho bisogno di nessuno, tantomeno di uno come te. Comunque sta tranquillo, ti darò una valutazione positiva, non per farti un favore, semplicemente perché non sono una che ama infierire sulla vita delle persone" buttai fuori tutto il rancore che avevo nei suoi confronti con una calma incredibile, mi complimentai da sola per il mio fantastico atteggiamento.
Mi spostai di lato e mentre gli passavo accanto per allontanarmi decisi di dargli il colpo di grazia:
"Non metterti mai contro di me, vinco sempre io" boom, affondato.
Sentivo ragazzi parlottare tra di loro e ridere di lui, avevo parlato in inglese tutto il tempo nonostante avessi potuto farlo nella mia lingua madre ma desideravo ardentemente dimostrare che ero una ragazza forte e che non si faceva mettere i piedi in testa così facilmente.
"Girl power!" sentii urlare una ragazza e le sorrisi fiera.
Poco dopo un forte rumore, girando l'angolo guardai nella direzione da cui provenivo e notai Mattia che si teneva la mano con espressione dolorante e l'armadietto di fronte a lui ammaccato, classico atteggiamento di chi odiava perdere.
Beh, mi spiace per lui ma aveva cercato di vincere con la persona sbagliata.



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Spazio autrice.
Ecco a voi il nuovo capitolo.
Come ho già detto nell'annuncio pubblicato ieri, quando saremo un bel po' di lettori su questa storia inizierò a pubblicarne un'altra che sto scrivendo.
Possiamo farcela!
Spero tanto che vi stia piacendo nonostante siamo solo all'inizio!
A presto amici⭐️
-nome🥀

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