Capitolo 4 - Come sangue da una ferita

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Conan's pov

Questi giorni stanno andando di bene in meglio.

Non pensavo di essere così trasparente per Goro. Forse ha solo un sesto senso per questo genere di cose, oppure sono io che ho un comportamento allusorio. Ma se così fosse se ne sarebbero accorti anche tutti gli altri. Non voglio rimuginarci ora, penso sempre troppo, mi godo la consapevolezza di valere tanto per qualcuno da accettarmi come sono. E di avere Finn. Gli ho raccontato talmente tante cose, mi sono lasciato completamente andare e le parole sono fuoriuscite come sangue da una ferita. Le ho ricacciate troppo nella mia testa, ferendomi con i miei stessi pensieri e contaminando le vene, le arterie, fino ai capillari. Ogni mia fibra era tesa e malata e ho dovuto purificarle buttando tutto fuori. Sento una nuova energia scorrermi dentro, che mi da' un senso di pace e tranquillità, mi sembra di vedere in modo più vivido, più colorato. I ricordi della scorsa notte mi strappano un sorriso. Gli ho detto che credo di essere omosessuale, gli ho esposto i miei dilemmi sulla vita e sulla morte, gli ho fatto domande strane e sono stato ascoltato. Ha cercato di comprendermi e di assecondarmi, persino quando gli ho chiesto chi ha inventato il segno dell'infinito ha tentato di trovare una risposta.

Lui d'altro canto mi ha fatto alcune confessioni. A quanto pare è bisex, ma non l'ha mai detto a nessuno perché i suoi genitori sono estremamente omofobi. Che poi, essendo a casa una settimana sì e un mese no e comportandosi freddamente nei suoi confronti non glielo avrebbe detto in ogni caso. Se non ti interessa tuo figlio e l'unica cosa che gli doni sono dei soldi per compensare l'affetto negato, non hai il diritto di intrometterti nelle sue scelte. Loro non lo capiscono, e finché Finn non avrà raggiunto la maggiore età e si manterrà da solo, li sopporterà. Appena potrà se ne andrà, però mi ha assicurato, vedendo il mio sguardo un po' preoccupato, che non si allontanerà dalla città. Gli piace, qui. Riguardo alla sua vita di prima, oltre a quello che già sapevo, ha detto di aver avuto una ragazza. Una relazione di breve durata, ma a lei ha dato il suo primo bacio. Ammetto di esserne geloso.

Io ho già baciato qualcuno?

No, mai.

Poteva toccarmi i capelli?

- Perché vorresti toccarmi i capelli? - ho chiesto ridacchiando, scuotendo le spalle a disagio. Ho tentato - invano - di darmi una parvenza di apatia e freddezza, mantenere il sangue freddo come davanti ai ragazzi. Odio mostrarmi in imbarazzo, in difficoltà: non far vedere i propri sentimenti agli altri ti da il beneficio di essere ignorato. Occhio non vede cuore non duole, appunto. Il fatto che nessuno lo capisca ti rende solo, ma indipendente; quando se ne vanno non soffri, perché hai la certezza di non essere mai stato veramente con loro, in quanto percepissero solo la tua presenza e guardassero una copia di te stesso. Ma allora perché con Finn non ci riesco? Ho sempre dato per scontato che chi mi sta intorno prima o poi, in un modo o nell'altro, non sarebbe più stato al mio fianco. Le poche volte che sono stato troppo debole per resistere allo sfavillio della stabilità, dell'amore di qualsiasi tipo, ne sono rimasto ustionato. Lo sono stato in passato...e lo sono tuttora. Infatti ho chinato insicuro il capo, lasciando che lui, con un acuto "wii", passasse le sue lunghe dita affusolate tra le mie ciocche scure. Ho preso coraggio e mi sono avvicinato, tanto da poter sentire i nostri cuori scalpitanti nei nostri petti ed il mio fiato caldo sulla sua pelle. Con mano tremante gli ho spostato i ricci color pece dalla fronte, l'ho delicatamente, e con una carezza, portata alla nuca, passando per lo zigomo sfumato di rosso. Attorcigliando ripetutamente un boccolo all'indice ho appoggiato la testa sulla sua spalla, mentre Finn mi passava un braccio attorno alla vita. Siamo rimasti così, stretti stretti in un letto destinato ad una persona singola, immersi nel silenzio e affogando l'uno nel profumo dell'altro godendosi la reciproca compagnia, finché non ci siamo addormentati abbracciati. Non percepivo il grande masso sulla mia gabbia toracica, permettendomi di respirare come quando stai troppo sott'acqua e arranchi in cerca d'aria una volta raggiunta la superficie.

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