Capitolo 9: L'amore come sciagura

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Zaffiro e William, due uomini di mare, si erano ritrovati fra il lusso, la superbia e la futilità della vita di corte. Appena misero piede nel palazzo di Dampier, ciò che Zaffiro notò sin da subito fu la ricchezza dell'edificio: era di modeste dimensioni, eppure appariva imponente, colorato di bianco che rifletteva ogni raggio di Luna, e pareva avere ornamenti d'oro. Il festino in maschera si svolgeva in un grazioso giardino, ornato con sculture, fontane e chioschi; sotto il portico vi era una piccola orchestra a suonare un piacevole sottofondo. Lontano da tutto si scorgeva un ampio terrazzo affacciato direttamente sul mare, che offriva una bella vista del crepuscolo. Dopotutto però, l'ambiente non era decorato in maniera eccessiva, piuttosto dimostrava una nobile semplicità.

William ad un certo punto lo prese sottobraccio ed assieme al più piccolo si fece largo fra il gruppo di nobili. Fortunatamente nessuno poteva vederlo in viso, pensò Zaffiro, era sicuro di essere impallidito dallo spavento, terrorizzato sopratutto dalla gente. L'aveva notato subito che quella era gente d'alta classe, dalla maniera di porsi e da come li udiva ridere, una risata stridula e per nulla felice, sembrava piuttosto senza alcun sentimento. Le dame avevano vestiti sfarzosi, così come gli uomini, tutti con vistose giacche, cappelli ornati in modo minuzioso, ogni filo dei loro tessuti era impreziosito. Indossavano luccicanti gioielli, e tutti sul volto delle maschere, le quali secondo Zaffiro erano assolutamente terrificanti.

William e Zaffiro si stavano facendo largo fra la gente, e di tanto in tanto William urtava qualcuno, chiedendo perdono subito dopo, e quando furono abbastanza lontani, l'uomo mostrò orgogliosamente al più piccolo un sacchetto pieno di monete, rubati ai signori senza che nemmeno lui se ne accorgesse.

"Camilo, ora seguimi, componiti, e fingi di essere come loro, queste primedonne si fanno abbindolare da qualunque menzogna, l'importante è essere sicuri ed avere il giusto portamento" Zaffiro obbedì ai consigli di William, e come aveva fatto l'uomo anche lui tentò di porsi in maniera composta, autoritaria ed elegante, ma con scarsi risultati.

I due si avvicinarono dapprima ad una coppia di uomini un po' più appartata, vestiti in maniera molto simile, un cappotto lungo fino al ginocchio che copriva un panciotto damascato, con guanti, anelli ed un cappello con piume di diverso tipo: uno indossava il colore bianco, l'altro un verde simile a quello delle gemme.

William, con il suo impotente modo di fare si avvicinò a loro, e chinò appena il capo salutandoli compostamente "Buonasera signori, spero stiate trascorrendo una piacevole serata" disse lui, alzando una mano. Il mantello nero che cadeva fino ai piedi, la strana maschera bianca capace di mutargli voce, rendendola ancora più profonda, la giacca preziosa che circondava il suo forte busto... Zaffiro non poté far altro che ammirarlo, mentre era rimasto al suo fianco in silenzio.

I due uomini si guardarono fra loro, poi uno mise le mani incrociate al petto, l'altro invece sui fianchi mentre si dondolava lentamente.

"Perdonate la scortesia, gentile signore... Quali sono le sue origini? Il vostro accento e i vostri modi sono piuttosto familiari..." domandò l'uomo vestito di bianco, con la voce modificata dalla maschera. Zaffiro normalmente si sarebbe voltato per guardare William e magari capire cos'aveva in mente, ma quella volta restò fermo e finse una ordinaria situazione, aveva compreso che in quell'occasione dovevano solamente improvvisare.

"Quale scortesia, non vi crucciate tanto! Non ho alcuna vergogna di pronunciarmi e nominare quale nazione ha avuto la fortuna di ospitarmi! Sono nato a Poole, nella terra inglese appartenente, che Dio lo benedica in ogni istante fino alla sua morte, al re Giorgio, il nostro glorioso sovrano" si pronunciò William con fermezza e serietà, facendo rabbrividire perfino Zaffiro: poteva essere lo stesso uomo che aveva conosciuto? Quel William che imprecava e bestemmiava?

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