3+1) Such A Lonely Day

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Mista si aggirava per i corridoi vuoti come un'anima in pena.
Voleva parlare con Giorno, ma allo stesso tempo non voleva. Non poteva negare di essere risentito per le parole sprezzanti che aveva rivolto a Bucciarati, ma aveva scoperto di esserlo molto meno degli altri.
La cosa lo aveva infastidito, parecchio. Bucciarati era un amico sincero, l'unico a cui aveva confessato l'impiccio con Giorno, gli sembrava quasi di tradirlo con quel suo stato d'animo confuso.

Alla fine prese la sua decisione e andò a parlargli. Non pretendeva di risolvere la situazione che si stava creando tra di loro, ma voleva almeno capire se stava bene. Quando aveva  lasciato la sala riunioni,  in realtà lo aveva aspettato in corridoio, celato da una tenda poco fuori dalla porta. Solo che vedendolo uscire con lo sguardo assente e Golden Experience che sfavillava alle sue spalle, si era spaventato ed aveva rinunciato. Era troppo rischioso, meglio lasciargli del tempo per calmarsi un minimo.

Il modo migliore per parlare con Giorno da solo era andare direttamente nel suo ufficio. Mista si decise per poco prima di pranzo, sarebbe stato meno sospetto e se la situazione fosse stata intrattabile, poteva sempre dire di essere lì per chiamarlo a mangiare.
Doveva stare comunque molto attento. Dopo quasi un anno di convivenza alla villa, Mista aveva ormai imparato a conoscere e convivere con le stravaganze di cui il boss si circondava, soprattutto nei momenti di nervosismo o tensione.
Infatti, quando Giorno era nervoso, si chiudeva nel suo ufficio e liberava Golden Experience, lasciandolo libero di giocare con l'arredamento. Articoli di cancelleria, elettrodomestici e talvolta persino le sedie venivano trasmutati nei più svariati animali con cui il biondo giocava per allentare lo stress. La quantità e il tipo dipendeva dall'umore e dal grado di incazzatura.
Se c'erano solo fiori, voleva dire che Giorno aveva ricevuto una buona notizia o che era contento.
Gatti e rane indicavano che tutto sommato era tranquillo.
Più gli animali diventavano grossi e feroci, più aumentava il rischio che fosse Giorno stesso a sbranarti vivo solo perché avevi osato disturbarlo.
Il peggiore di tutti era il falco. Mista aveva capito a sue spese che se entrava nell'ufficio e Giorno aveva un falco posato sulla spalla, non era solo arrabbiato, ma era prossimo al limite di snervamento, pronto a incenerire il mondo intero con uno schiocco delle dita. Mentre si avvicinava allo studio, Mista sudò freddo al ricordo del falco che si abbatteva in picchiata sul capo dei mafiosi milanesi che avevano osato ferirlo, strappando i suoi occhi.
Il peggio degli animaletti di Giorno era che contro di loro non ci si poteva difendere, perché gli attacchi ti venivano riflessi addosso.
Una volta, per scherzare, aveva provato a tirare un pugno contro una delle rane generate dallo stand e si era ritrovato a sputare sangue.
Gli animali potevano sembrare innoqui, ma non lo erano affatto.
Pregò di trovare un campo di primule. Ma non ci credeva nemmeno lui.

Prima di entrare, Mista sondò il terreno appoggiando l'orecchio sulla porta. Da dentro, proveniva soltanto il silenzio. Pessimo segno. Alla fine si fece coraggio e bussò, senza ottenere risposta. Trattenendo il respiro, schiuse lentamente la porta ed entrò, disarmato.
C'era una considerevole quantità di salamandre e lucertole delle più svariate dimensioni e colori, sicuramente una buona metà delle quali con un veleno capace di uccidere un uomo. Le due sedie per gli ospiti erano scomparse e al loro posto si trovavano, vigili e ringhianti, due enormi leopardi delle nevi. Giorno, seduto comodamente al di là della scrivania, leggeva dei fogli con aria distratta tenendo un gatto grigio sulle gambe e il suo fidato falco (sicuramente ricavato dalla graziosa lampada per scrivania che gli aveva regalato Trish anni prima) appollaiato sullo schienale della poltrona.
L'animale scrutava Mista con una luce feroce negli occhi ambrato e lanciò un grido quando fece un passo all'interno della stanza.
Giorno alzò gli occhi su di lui. "Guido, sei tu. Entra pure" disse con noncuranza dando una carezza alle piume dell'uccello. Il pistolero non si mosse, passando una mano tra i riccioli scuri. Stava già sudando freddo e non era nemmeno entrato. Il pessimo umore di Giorno non lo rendeva particolarmente coraggioso, anzi, stava valutando se scappare a gambe levate da quella stanza infernale "I tuoi leopardi mi fissano come se fosse appena arrivata la cena. E credo che se provassi ad avvicinarmi finirei con il pestare una salamandra e mi ucciderebbe anche quella" si giustificò continuando a guardarsi intorno con sospetto, attento a dove metteva i piedi.
Giorno posò i documenti sulla scrivania, divertito. "Hai ragione, scusa. Cavolo, Goldy ha preso pure le sedie. Sono un po' nervoso"
Mista fece lo slalom tra rane e oggetti di cancelleria sparsi sul pavimento e si sedette cauto su una delle due sedie che Golden Experience aveva appena riportato alla loro forma originaria, sperando di non ritrovarsi improvvisamente in groppa a un leopardo incazzato. Il falco non gli staccava gli occhi di dosso e i suoi artigli erano molto, molto affilati. Da brividi "Ti assicuro che non si nota per niente" rispose sarcastico, cercando di mascherare il disagio. Il biondo sorrise, riponendo le scartoffie a lato del tavolo "Mi cercavi per qualcosa?" chiese rivolgendogli tutta la sua attenzione.
Mista trasalì. Era certo di stare tremando come una foglia. "Si. Cioè, in realtà no. Volevo sapere come stavi"
Si sentiva un idiota. Non gli era mai successo di andare così nel panico davanti a Giorno. Che diamine stava succedendo? Era per la riunione o per la nottata sul divano?
No, era colpa del dannato falco.
Giorno incrociò le mani e vi appoggiò il mento. Lo stava studiando "Io sto bene. Sono un po' indolenzito. Tu, piuttosto, come stai? Non hai una bella cera" rispose educato.
Mista incrociò le braccia "Io sto a meraviglia. È quell'uccello del malaugurio che mi mette ansia. Mi fissa da quando sono entrato"
Giorno rise. Il falco zampettò docile sul suo braccio teso e si mise a becchettare il dorso della sua mano. Il ragazzo gli accarezzò le piume nere come la notte, affascinato. "Non ti piace? L'ho chiamato Pet Shop. Appartiene a una specie di falco che vive solo in Egitto"

Quarantena Alla Villa di Passione (post Vento Aureo) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora