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Daniel's pov.

Il citofono suona. Dev'essere Alex che è ritornato. Diceva di stare via qualche ora per andare ad aiutare la sua simpatica ragazza, non ché mia amica d'infanzia, a finire di organizzare il fatidico capodanno di sta sera. Aspetto un po' prima di alzarmi e andargli ad aprire. Ad essere sincero non mi va.
Infatti me ne resto seduto dove sto, e continuo a fare ciò che stavo facendo: bere e fumare, fumare e bere.
Prima o poi un coma etilico o un cancro ai polmoni dovranno raggiungermi no? Io tifo per il coma etilico.
Un rumore di chiavi si fa strada nelle mie orecchie.
<< Perché non mi hai aperto? Lo hai sentito il citofono?>>
Ingoio l'ultima goccia di questo fantastico liquore alla menta. Ho dovuto frignare un po' per averlo, dato che Alex lo difendeva come se fosse la cosa più cara a lui. "Edizione limitata", e che cazzo è, un paio di scarpe? Che senso ha comprare un prodotto destinato alle papille gustative se poi lo devi lasciare sulla mensola a prendere muffa?
Ecco infatti. Un'altra cosa senza senso.
Ma ho rimediato subito.
<< Le chiavi che hai in mano sono la risposta alla tua domanda. >>
Alex sbuffa mentre cammina avanti e dietro per la casa. Sembra ansioso. Ma non mi importa.
Rovescio la bottiglia sperando che una qualche strana magia faccia uscire ancora alcool.
<< Lo sai bene il perché ti citofono ogni volta.>>
Dice a tono come se fosse mio padre.
Mio padre, cazzo scoppio in una risata isterica.
<< Si, vuoi assicurarti che il tuo amico malato non si sia ammazzato. Tanto se volessi uccidermi lo scopriresti lo stesso no? Tipo adesso che hai usato le chiavi per entrare in casa. Avresti potuto trovare il mio cadavere a terra. Non c'è tanta differenza.>>
Non so proprio perché Alex si preoccupi e mi tenga dentro casa con lui. Io non lo avrei fatto al suo posto. Io non lo farei per Alex. Non farei proprio niente per nessuno, nemmeno per me stesso.
Mi limiterei a guardare forse.
<< Senti io non so che intenzioni hai, ma devi curarti Daniel. Sono sette giorni che non tocchi cibo, non ti lavi e cazzo puzzi di alcool e fumo in una maniera allucinante. Io sto cercando di fare il più che posso, ma se non ci metti anche tu del tuo, non ne uscirai.>>
Uscire? Da cosa devo uscire esattamente? Sono un dissennato e consapevole di esserlo.
La consapevolezza mi rende già libero, non devo uscire proprio da nessuna parte. Voglio solo essere lasciato in pace a reprimere la mia voglia di vagare tra i vivi. Non chiedo molto.
<< Sai cosa Alex? In cambio di una doccia vorrei che tu trovassi altre bottiglie come questa, non importa quanto costi. Puoi spendere anche tutto il mio conto, purché me ne porti altre.>>
Mi alzo in piedi a fatica e porgo la bottiglia vuota ad Alex, così che si ricordi com'è fatta.
Mi guarda indignato e spintona via la mia mano da davanti a sè.
<< Cazzo smettila! Davvero vuoi buttare la tua vita così? Io non ci sto più Daniel! Ti avevo promesso che non avrei mai e poi mai fatto venire qui Rosie con gli altri e l'ho fatto, ho mantenuto la promessa. Scopro che hai un disturbo mentale e mi fai promettere di non chiamare nessuna cazzo di clinica o ospedale, e l'ho fatto, ho mantenuto la promessa. Ma tutto ciò a patto che tu cercassi di riprenderti. Non posso più vederti così, basta. Se non ti dai una mossa a rialzarti chiamerò qualcuno per farti aiutare e fine dei giochi.>>
Alex mi fa incazzare talmente tanto che finisco per rendere in frantumi la bottiglia sfracellandola a terra.
<< Non voglio un cazzo da TE!!!
DA NESSUNO IN QUESTA MERDA DI MONDO! Prova anche solo a chiamare qualcuno e giuro che me ne vado via per sempre. Nessuno avrà più notizie sul mio conto a costo di farla finita una volta per tutte.>>
Alex mi guarda come se fossi un indemoniato. Sicuramente sta pensando che se proprio si trova costretto a far intervenire qualcuno, chiamerà un'esorcista.
<< Va bene. Ok. Come vuoi.>>
Risponde arreso.
<< Ma pulisci tu la tua merda. Io devo andare a prepararmi.>>
Continua indicando i pezzi di vetro a terra. Dopodiché mi sorpassa se ne va dritto in bagno. Lo seguo senza fiatare mentre rifletto se sia lui ad essere così basso o io troppo alto. È lui così basso.
<< Inutile dirti di uscire di casa almeno questa sera. Lei verrà. Lo sai vero? >>
Mi rendo conto di quanto sia fastidiosa la sua voce, eppure siamo amici... almeno così ho sentito dire.
<< Lei chi?>>
Chiedo.
<< Rosie.>>
Pronuncia forte e chiaro così che io possa capire.
<< Ah.>>
E quindi?
<< Non riesci a dire altro? L'amavi più della tua vita, ricorda.>>
Altra risata sarcastica.
<< Se disprezzo la mia esistenza, potrei amare chiunque più della mia vita. Quindi quello che dici non è sbagliato infatti.>>
Alex impreca sottovoce davanti allo specchio.
<< Quindi non ti importa più niente nemmeno di lei?>>
Sembra incazzato, ma cosa glie ne frega.
<< Quando ti dico che non mi importa di nessuno è "nessuno". Perché dovrebbero esserci eccezioni?>>
Eppure non mi sembra di averlo detto in una lingua diversa.
Però ormai ho capito che in tutta la mia vita di merda ho sempre parlato in un'altra lingua per le altre persone.
Niente di nuovo.
<< Sei una testa di cazzo lo sai vero? Non mi interessa se sei in procinto di suicidarti, te lo dico lo stesso.
Quella ragazza è a pezzi. Sono giorni che mi implora in lacrime e io sono costretto tutte le volte a dirle di no.
Oltre a sentirsi in colpa, stai contribuendo a distruggerla giorno per giorno.>>
Mi sembra di sentire una storia romance piena di cliché. La ragazza vittima del cattivo ragazzo e che ora deve fare i conti con la realtà. Tutte stronzate.
<< Sopravvivrà.>>
Rispondo secco.
Il citofono suona. Di nuovo.
Scaccio un urlo di rabbia.
<< Se non cambi questo maledetto campanello giuro che te lo distruggo! >>
Alex mi fa segno di chiudere la bocca e io, mentre gli faccio il terzo dito, mi apro una birra.
<< È Bonnie. Sta salendo. Cerca di fare la persona civile eh, ce la fai?>>
La piccola vittima di mio padre sta per salire in casa.
L'ultima volta ha cercato addirittura di intrattenere una conversazione con me.
Parlava da sola.
<< Ehi.>>
Bonnie entra ed Alex la saluta con un bacio.
<< Ehi, come sta oggi?>>
Sussurra al suo ragazzo riferendosi, ovviamente, a me.
<< Non va.. Io sto uscendo fuori di testa.>>
Mi viene da ridere, lui non sa minimamente cosa significa uscire di testa. Cosa gli fa pensare di saperla lunga?
<< Dobbiamo chiamare una psicologa o non so.>>
Gli dice ancora più sottovoce.
Che sfigati.
<< Sono qui, vi sento lo stesso, tanto vale parlare con un tono di voce normale. Per tua informazione ho già detto che se aveste chiamato qualcuno sarei sparito dalla faccia della terra. Come volete eh.>>
Questa birra è decisamente bollente.
Mi risiedo dov'ero prima, vicino alla finestra a guardare il vuoto.
Appartamento al piano terra.
Alex pensava a come farmi evitare il suicidio già ai tempi in cui scelse casa? Rido come uno scemo.
<< Ah già, i ricatti.. Allora scusa ma, se non te ne importa niente, perché non lo fai subito? Sparire dalla faccia della terra intendo. >>
Oddio..
Perché da ragazzino ci giocavo? È così irritabile. Faccio finta di non averla sentita ma il rumore dei suoi tacchi mi raggiunge. Alex intanto se ne torna in bagno a finire di farsi bello penso.
<< Non rispondi perché non sai cosa dire, e allora fai finta che non ti importi nemmeno di rivolgermi parola, perché nessuno in questo mondo merita di essere ascoltato secondo te, vero?>>
Alzo lo sguardo per guardarla solo un momento, ma lo scosto subito prima che la solleciti a parlare ancora.
<< Sai Bonnie. Per anni e anni abbiamo visto la gente che dice ad altra gente di farsi i cazzi propri. Ma non l'ha mai fatto. Tu però sei saggia, potresti essere d'esempio se cominciassi. >>
Le rivolgo un sorriso sarcastico senza ricevere alcun insulto. Mi guarda solo triste e preoccupata.
Che fastidio.
<< Pensi di farmi arrabbiare. Ma non è così.. Io vedo solo tanta sofferenza. Ed è un vero peccato. Ma non per te.
Lo è per chi ti è stato sempre accanto, per chi ti ha amato e ti ama ancora. Però tu non lo vedi.>>
Dice per poi rivolgermi le spalle.
<< Non lo vedo perché non è mai stato così.>>
Dico d'impulso.
Si ferma ed esita a voltarsi, ma alla fine lo fa.
<< Si.. ovviamente.>>
Conclude per poi raggiungere la porta.
<< Te ne vai? Non aspetti il tuo boy per andare a festeggiare insieme questo bel giorno?>>
La istigo prima che se ne vada davvero. Ride tra sé e sé.
<< Sai, il tuo sarcasmo è l'unica cosa che mi fa pensare che forse Daniel è ancora lì da qualche parte. È quasi confortante.>>
Chiude la porta ed io sospiro.
Il un'altra vita forse sarebbe stata mia amica una come Bonnie.
È assurdamente insopportabile.
Però a volte dice cose che degnano un pensiero, il mio.
Però, come dicevo, in un'altra vita.

Uncover 2 : Raccontami di una vita perfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora