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Mentre mi avvio verso casa mi accorgo di non avere le chiavi e mi maledico, mia madre ha il turno di sera e arriverà verso mezzanotte, ed è da escludere l'idea di andare da lei perchè è a un ora di macchina e perciò decido di ritornare a scuola e mi metto a studiare nella biblioteca.
Passo il pomeriggio a studiare e senza accorgermene arrivano le 7 di sera; le luci sono ancora accese, ma la scuola è completamente deserta.
Sento dei passi dietro di me ma non mi giro, continuo a leggere.

P: "Che ci fai qui a quest'ora?" Chiede sedendosi difronte a me.

P: "Che ci fai qui a quest'ora?" Chiede sedendosi difronte a me

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C: "Potrei chiederle la stessa cosa!"

P: "Correggevo i vostri temi"

C: "È serio? Quanto le c'è voluto?"

P: "Per il tuo un bel po' -dice in tono sarcastico- è fatto molto bene, brava"

C: "Grazie" dico arrossendo senza motivo.

P: "E tu come ti giustifichi?"

C: "Ho dimenticato le chiavi di casa in casa, e mia madre lavora fino a mezzanotte"

P: "E pensi di passare altre 5 ore qui tutta sola?"

C: "Non ho scelta"

P: "Un opzione ce l'avresti"

C: "Ossia?" Chiedo curiosa.

P: "Venire con me, potremmo andare a mangiarci un boccone e poi ti riaccompagnato a casa"

C: "Ci sto, sempre meglio di stare qua tutta sola" dico dopo averci pensato qualche secondo.

P: "Forza andiamo" ribatte alzandosi.

C: "Arrivo" dico ritirando i libri nella borsa.
Lo seguo e andiamo verso la sua auto.

C: "Quanto guadagna un professore per permettersi un'auto del genere" dico una volta salita sulla sua Lamborghini Aventador SVJ 63 Roadster.

C: "Quanto guadagna un professore per permettersi un'auto del genere" dico una volta salita sulla sua Lamborghini Aventador SVJ 63 Roadster

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P: "Sicuramente non abbastanza -dice lasciando cadere il discorso- dove vuoi andare?"

C: "Non saprei, decida lei" dico semplicemente.

P: "Ci sono problemi se andassimo a casa mia? Cucino io qualcosa"

C: "Nessun problema" dico, ma in fondo sono un po' preoccupata; insomma a casa sua? Quale prof porterebbe una sua alunna a casa propria? Speriamo di non cadere in situazioni imbarazzanti.

Una volta arrivati scendiamo dalla macchina e saliamo nel suo loft.
Dopo aver visto la macchina mi immaginavo una super villa invece è un appartamento molto spoglio; ci sono solo un paio di tavoli, un letto e un divano che vengono illuminati da un lucernario e da un enorme finestra che si affaccia sulla strada.

Dopo aver visto la macchina mi immaginavo una super villa invece è un appartamento molto spoglio; ci sono solo un paio di tavoli, un letto e un divano che vengono illuminati da un lucernario e da un enorme finestra che si affaccia sulla strada

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P: "Accomodati" dice andando direttamente in cucina per uscire dopo un quarto d'ora con due piatto di pasta al pomodoro, e lo mette sul tavolo.

Dopo aver rotto la tensione e l'imbarazzo (da parte mia) iniziale la serata è passata molto velocemente tra chiacchere e risate, mi ha raccontato un po della sua vita e io ho fatto lo stesso, anche se della mia non c'è da sapere molto.
Mi ha raccontato dell'incendio della sua vecchia casa, della morte della sua famiglia e che da poco ha scoperto di avere una figlia.
È bello stare in sua compagnia, quando non è arrogante o narcisista è piacevole parlare con lui, è un uomo molto colto per la sua giovane età.
Verso le 11.30 la porta del loft si apre e fa il suo ingresso un ragazzo più o meno della mia età, moro, occhi scuri con un po' di barba.

D: "Chi è lei?"

P: "Una mia alunna, però ce ne stavamo andando" dice in tono scocciato alzandosi da tavola, io faccio lo stesso.

D: "Adesso te la fai pure con le ragazzine? -chiede guardandomi schifato- complimenti Peter, potresti essere suo padre cazzo"

D: "Adesso te la fai pure con le ragazzine? -chiede guardandomi schifato- complimenti Peter, potresti essere suo padre cazzo"

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Ma lui non lo ascolta ed esce dall'appartamento seguito da me.

C: "Chi è?" Chiedo una volta salita in auto.

P: "Non sono affari tuoi" risponde accendendo l'auto ma dopo qualche minuto di silenzio riprende.

P: "Mio nipote" dice dopo un sospiro.

C: "Non siete in buoni rapporti" osservo.

P: "Una volta ha cercato di uccidermi, mi incolpa della morte di sua sorella" dice con lo sguardo fisso sulla strada, non lo fa vedere, ma capisco che è a disagio in questo argomento, e perciò cerco di cambiare discorso.

Non parliamo molto durante il viaggio, e ormai siamo arrivati a casa mia.
Lui scende e mi apre la portiera.

C: "Wow che gentleman" dico sorpresa.

P: "Obbligato" risponde con un sorriso.

C: "Grazie della serata professore"

P: "Grazie a te, e dammi del tu per favore, se no mi sento vecchio" dice scherzando.

La fragilità dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora