Prologo

288 41 9
                                    


Il Re posò una mano sulla piccola zona di terreno brullo davanti a lui. Premette il palmo contro la terra, calda del sole accumulato durante la giornata. Chiuse gli occhi e si concentrò.
Non appena sentì i germogli che premevano contro la sua pelle, sorrise e la tolse, permettendo alla piccola nuova vita di ricevere gli stessi raggi di quel sole che lo accarezzava in quel tardo pomeriggio.

Sotto i suoi occhi, la pianta crebbe e fiorì.
Un piccolo fiorellino sbocciò nella sua direzione, come l'occhio di un bambino che si apre per la prima volta.
Il ragazzo lo sfiorò con la punta delle dita lunghe e affusolate. Era così delicato, così fragile e così infinitamente bello.
Anche il suo nome aveva un significato profondo.

Non ti scordar di me
Anche se sono piccolo e posso passare inosservato, se ti fermi e mi presti attenzione ti regalerò tanta bellezza quanto qualsiasi altro fiore. Perciò non dimenticare che esisto.

Il Re rise di se stesso. Un regno da amministrare, e lui perdeva tempo come un bambino a far crescere piante. Ma era un passatempo come un altro.
Sollevò lo sguardo, e lo fece scorrere sulle mura intorno a sé.

Bianco così candido da ferire gli occhi, statue e fregi per abbellire quello che avrebbe dovuto essere uno strumento di difesa, ma era diventato un'opera d'arte.
Poi il suo sguardo venne attirato da una figura che si dirigeva verso di lui, uno dei membri della sua corte.

Era una ragazza che, scalza, saltellava verso di lui attraverso il prato.
Cortesemente, le piante mentre passavano si aprirono, per consentirle di arrivare più velocemente dal re nel suo modo gaio e spensierato.
Il suo leggero vestito blu scuro le svolazzava intorno, e dal largo cappuccio tirato sulla sua testa intuì che doveva essere un'apprendista del Profeta.
La ragazzina gli arrivò davanti e, come tutti i sudditi, fece una graziosa riverenza e rimase con il capo chino, aspettando il permesso del re per parlare.
Lui sorrise. Considerava le formalità una cosa quasi imbarazzante, ma sapeva di non poterle evitare e si limitava ad accettarle, trattando i suoi sottoposti con grande cortesia.

《Prego, mia cara. Hai qualcosa da dirmi?》

Lei rimase con la testa chinata, anche perchè lui era ancora seduto per terra:

《Sì, mio signore. Il Profeta la desidera, ha delle cose estremamente importanti di cui parlare. 》

Il ragazzo si alzò in piedi, il suo interesse improvvisamente ravvivato. Era in parti uguali incuriosito e preoccupato. A meno che non fossero cose gravi, il Profeta le diceva ai suoi apprendisti, era rarissimo che si facesse vedere di persona.

《Allora ti seguo.》

La ragazza, sempre con il suo passo leggero come se dovesse spiccare il volo dopo ogni falcata, lo guidò per i corridoi sfarzosi e le scale candide che aveva imparato a conoscere e ad amare.
Mentre guardava distrattamente le pareti, lucide come specchi, potè vedere il suo riflesso.
I capelli che gli accarezzavano le spalle, tirati indietro da un copricapo di perle erano della lunghezza che gli piaceva di più, e valorizzavano il suo viso senza dargli fastidio.
I suoi occhi grigi, incorniciati da particolari gemme e frammenti di stoffa, sembravano più grandi e scintillavano sereni.
La sua corporatura, da lui sempre reputata troppo magra e pallida, aveva finalmente trovato il suo posto, avvolta in una veste talmente leggera da sembrare intessuta di fili di ragnatela.
E poi, la parte di se stesso che preferiva. Un paio di ali come di farfalla, ma traslucide e brillanti che scintillavano come rugiada sotto la luce che pioveva dalle enormi finestre del palazzo.
Il sorriso che si rivolse era più sincero di sempre.
Si sentiva così bene, aveva finalmente trovato il suo posto ed il suo essere.

La parete finì, non permettendo più alla sua figura di seguirlo, e si tramutò nell'inizio di quella che poteva sembrare una segreta ma era la casa del mago più potente di sempre, il Profeta.
La sua piccola guida divenne, se possibile, ancora più allegra. I suoi saltelli crebbero di velocità ed energia, tanto che lui iniziò a doversi sforzare per starle dietro.
Le sue orecchie colsero una melodia, che lei stava canticchiando:

Oh oh people of the earth
Listen to the warning
The prophet he said
For soon the cold of night will fall
Summoned by your own hand

Il Re rimase colpito, sentendo quelle parole canticchiate da una ragazza così giovane e con tanta leggerezza.

Ma i suoi pensieri furono subito distolti dal significato del testo per essere catturati dall'ingresso della tana del Profeta.
Era immersa nella penombra, spezzata solo da sporadiche candele che sembravano però illuminare l'ambiente più di quelle normali.
In piedi, di spalle stava un uomo avvolto in un lungo mantello blu come la notte.

L'iniziata si avvicinò al suo maestro e gli sussurrò alcune parole, per poi tornare a quella che sembrava essere una sua precedente occupazione, cioè spolverare la libreria.
Spiccò un salto che la spinse più in alto degli altri, e rimase sospesa in aria. Come se salisse una scala a pioli, si portò più in alto, in modo da pulire le parti vicine al soffitto.
Durante tutto il tempo aveva continuato a canticchiare, come se non fosse successo nulla di particolare.

Il Re spostò lo sguardo sul grande mago, che si era girato.
Due metà di due volti diversi erano fuse insieme sul volto del Profeta, ed entrambi gli occhi lo stavano fissando.
La bocca sorrise provocando in entrambi i lati del volto diverse rughe sotto gli occhi:

《Buonasera, mio Re.》

My Fairy King Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora