XV - astro eclissato

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I volti seri dei membri dei Beatles scrutavano il ragazzo, quasi squadrandolo dal poster sulla testiera del suo letto mentre lui impazziva per cercare di fare mente locale e trovare cosa mettere.
Brian scuoteva nervosamente i ricci da più di mezz'ora.
Aveva messo completamente a soqquadro la sua stanza -  per i suoi standard ovviamente, ossia con corte pile di vestiti ordinatamente piegati e riposti in file su letto, sedie e scrivania.

Da un sacco di tempo ormai mormorava le parole della canzone che lo aiutava a riflettere e accostava quei pantaloni a quel golf, no troppo formale… questa camicia e questi jeans, no fantasia troppo violenta… I'll tell you what I want, what i really really want-e invece questa maglietta… no troppo informale, non vado a fare jogging…la giacca blu col maglioncino di cotone bianco… orribile, gonfia e tiene caldo… so tell me what you want, what you really really want-e se invece provare una felpa, magari quella della Nasa bianca con le nebulose… sì, quella sarebbe perfetta ma no, è troppo leggera… 
Il ragazzo si trattenne dallo sbattere la testa contro il muro. Si portò una mano alla testa per arrotolare uno dei suoi riccioli intorno al dito, gesto che faceva quando era nervoso, ma trovò la superficie plasticosa della cuffia da doccia che aveva usato per evitare di sporcare tutto l'appartamento con l'olio di cocco che usava per la sua indomabile chioma. 
Lanciò un'occhiata alla sveglia sul suo comodino di legno chiaro, che segnava la fine dell'orario che si era dato per trovare un outfit, prima di quello per fare la doccia. 
Decide di concedersi altri cinque minuti, sperando nella combinazione tra la forza della disperazione e un eventuale colpo di fortuna dell'ultimo minuto prima dello sclero. Gli venne un'illuminazione: magari frugando nelle cose estive, ancora inscatolate per il cambio di stagione non fatto, avrebbe trovato qualcosa che faceva al caso suo. 
Dopo qualche minuto di aprire scatole e frugare, spostando vestiti mentre canticchiava nervosamente, trovò quello che cercava:

I wanna really really really wanna zigazig… aha! Trovato! Io lo sapevo, lo sapevo che era qui da qualche parte!》

Esultò il ragazzo trionfante, stringendo tra le mani una sottile maglia morbida a maniche lunghe bianca, perfetta da tenere sotto la camicia scozzese sui toni del rosso con i jeans blu. Comodo, gli stava bene, adatto per una serata con gli amici e gli valorizzava gli occhi, il che non guastava. 
Sollevato la sistemò insieme ai due indumenti già in una pila separata, e dopo un ultimo sguardo al disordine e la promessa di riordinare non appena tornato a casa, si fiondò nel bagno per una doccia rigenerante. 

Avvolto in un accappatoio di cotone, con la pelle fredda per colpa della bassa temperatura dell'acqua usata per lavarsi, il ragazzo si piazzò davanti allo specchio. I suoi capelli normalmente ricci adesso pendevano bagnati e divisi in ciocche spettinate mostravano la loro reale lunghezza, che gli arrivava ben sotto le spalle. 
Brian, dopo aver fallito il tentativo di pettinarli con una mano, si adeguò a passarci sopra la crema balsamo. Mentre spalmava, pettinava e disfava i nodi di quattro giorni, il ragazzo lanciava furtive occhiate al suo riflesso nello specchio, chiedendosi se Clare avrebbe notato il profumo di limone dello shampoo che aveva usato. Lo aveva scelto apposta per lei, conosceva la passione della ragazza per quel frutto, il suo colore, il suo profumo… perciò aveva pensato di adeguarsi. 
Lei l'ultima volta che erano usciti con il resto del gruppo aveva passato tutta la serata a giocare con i suoi capelli ricci, complimentandosi con lui perché erano così vaporosi, e lui era andato letteralmente in brodo di giuggiole. Aveva anche rifiutato l'invito di Kash di andare a prendere un po' di aria. 
Sorrise, mentre ricordava le dita sottili della ragazza che gli accarezzavano i riccioli e la sua voce che chiacchierava allegramente.
Ma lui, nonostante questo, sapeva che lei era assolutamente fuori dalla sua portata. 
Insomma, era troppo sveglia e troppo bella per provare per lui, un dinoccolato casalingo che davanti a lei si trasformava in un ragazzino alle prese con la sua prima cotta, qualcosa di più che semplice amicizia. 
Ma la speranza è l'ultima a morire, perciò il ragazzo ritornò sulla terra e finì di snodare l'ultima ciocca dei suoi tanti capelli scuri.
Dopo esserseli asciugati con il diffusore, si prese un secondo per ammirarli nel grande specchio del bagno. 
Come al solito erano ricci e apparentemente indomabili, e formavano una specie di aureola scura e intricata che gli arrivava fino alle spalle. Per effetto dell'olio di cocco erano lucidi e sembravano piuttosto soffici. Pronti per le dita di una certa ragazza. 
Brian si concesse ancora un sorriso ebete, poi si fiondò in camera per vestirsi.
Mentre arrivava sulla porta, si chiese che fine avesse fatto il coinquilino. 
Era sicuro che non fosse uscito, ma non lo sentiva da tutto il pomeriggio… 
Aveva persino avuto il tempo di rifare tutti i preparati naturali che usava sempre come surrogati dei detergenti per la casa e la sua sessione settimanale di yoga senza venire infastidito in alcun modo. A pensarci, era preoccupante. 
Si diresse, attento a fare il minor rumore possibile, verso la camera del suo biondo coabitante. 
Arrivato davanti, continuò a sentire solo silenzio. Con fare da mamma apprensiva, socchiuse la porta per assicurarsi che fosse tutto a posto. 
Attraverso lo spiraglio, lo vide seduto sulla scrivania, accasciato su una rivista aperta in una posizione inequivocabile. 
Stava dormendo. Ancora. 
Brian alzò gli occhi al cielo, poi spalacò la porta e la sbattè, producendo un forte rumore. 
Lo vide sussultare, per poi voltarsi verso di lui con lo spavento negli occhi. 
Riavutosi, lo aggredì:

《Ma che cazzo fai? Sei diventato matto?》

Brian si strinse nelle spalle: 
《Le buone maniere non hanno funzionato stamattina. Dubitavo che avrebbero funzionato adesso.》

《Ma che cazzo, mi sono solo appisolato un secondo… porca troia Brian!》

《Vedi di moderare il linguaggio, sai che mi da' fastidio.》

《Forse se facessi meno lo stronzo-》

《E comunque vestiti, che tra mezz'ora usciamo.》
Roger lo fissò con sguardo vacuo. 
《Sai… l'uscita con Freddie… e Clare… e Kash e Mary…》

Il biondo sospirò e gli fece segno di andarsene. 
Brian se ne tornò nella sua camera, aveva di meglio da fare che prestare ascolto all'ex bulletto del liceo neonarcolettico che era il suo coinquilino. Aveva una ragazza da tentare di conquistare quella sera, non tempo da perdere dietro a biondini isterici. 

Dopo una breve lotta con i polsini della sua camicia, molto intenzionati a non essere abbottonati, il ragazzo si guardò allo specchio. 
Il bianco splendente della maglietta stava stranamente bene sulla sua pelle pallida, così come le sfumature di rosso della fantasia della sua camicia spessa di lana. L'accenno di sorriso che aveva mostrava le sue guance sbarbate, e l'orlo dei jeans rigorosamente non risvoltato nascondeva parte delle sue zoccole, tirate a lucido. 
Dopo un'ultima rimirata, Brian si decise a chiudere l'anta dell'armadio e uscire. 
Percorse il breve corridoio chinando un po' la testa, abitudine che aveva sviluppato da quando abitava nel bilocale per evitare di sbattere sempre craniate contro il basso soffitto umido.
Arrivato in salotto, vide Roger e il suo cuore sprofondò.  
Il biondo era in piedi che guardava il telefono.
E stava benissimo.
Come faceva di solito, aveva probabilmente agguantato le prime quattro cose da vestire da per terra e se le era infilate svogliatamente. 
Ma quel giubbotto blu di jeans, quei pantaloni neri strappati sulle ginocchia con la catena che pendeva tra la cintura e la tasca e quella maglia aderente a righe sembravano essere state create apposta per lui. Era una presenza talmente forte, anche se non stava facendo niente, che Brian si sentiva eclissato esattamente come il sole che veniva oscurato dalla luna. 
Con un sospiro, concluse che probabilmente avrebbe passato tutta la serata tentando di far brillare quel povero contorno lucente in modo che gli altri presenti non si dimenticassero completamente della sua presenza.
La cosa che però gli dava veramente fastidio era che il rapporto dei loro stili era un calcolo inversamente proporzionale diviso in due. Lui ci metteva ore a prepararsi, curava ogni minimo dettaglio per essere impeccabile e sentirsi a suo agio e otteneva un risultato a dir tanto mediocre. 
Il suo coinquilino raccattava letteralmente quattro cose dal pavimento e sembrava appena sceso da una passerella d'alta moda. 
In poche parole, era profondamente ingiusto. 
《E poi si lamenta che la sua vita fa schifo》
Borbottò a denti stretti, irritato. Roger alzò lo sguardo dallo schermo:

《Hm?》

《Nulla…》  

Il ragazzo si degnò di rivolgergli la sua attenzione e lo squadrò da capo a piedi. Subito sentenziò:

《Fatti i risvoltini, così non sembri mio nonno.》

Con un sospiro, Brian si chinò e ripiegò i bordi dei pantaloni.
Con un secco cenno della testa, quel "chiacchierone" del biondo decise che poteva andare e si avviò verso la porta. 

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