p r o l o g o

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Xu Minghao aprì gli occhi a causa dello squillare del suo cellulare. Lentamente allungò la mano sul comodino su cui era appoggiato lo strumento elettronico. Lo prese e lesse il nome della persona che lo stava chiamando, era il suo migliore amico Sicheng. Assonnato rispose.

"Pronto?" iniziò Minghao con voce impastata dal sonno.

"Minghao, ho una bella notizia da darti" rispose Sicheng con tono eccitato.

"è così importante? Io stavo dormendo" disse Minghao, dopo aver sbadigliato.

"Ma bro sono le sedici.. Cosa dormi?"

"Per prima cosa dormo quando voglio, seconda sbrigati a darmi sta notizia che voglio tornare a dormire" disse in modo frettoloso, sperando di finire velocemente quella chiamata.

"Okok scusa. Volevo avvisarti che tra due giorni Yuta verrà qua ad Haicheng" risponde tutto felice al suo migliore amico.

"Quel tipo giapponese con cui ti scrivi e ti piace tanto?"

"S-si.. proprio lui" rispose tutto imbarazzato Sicheng

"Sono felice per te, finalmente dopo tanto potrai vedere la tua cotta" e dopo una breve pausa chiese senza esitazione "Ora posso tornare a dormire?"

"Ok bro per questa volta ti lascio andare, ti scrivo più tardi" si arrese l'amico.

"Si, ok ciao" chiuse la chiamata, felice di poter finalmente tornare a dormire.

Minghao ripose il telefono sul comodino e si sdraiò sul letto. Ma le sue speranze di poter tornare a dormire sparirono dopo aver sentito il bussare della porta della sua camera. Arrendendosi a questo destino si alzò andando ad aprire trovandosi davanti i suoi genitori.

"Figliolo, scusaci per averti disturbato ma abbiamo una cosa importante da dirti" Iniziò il padre entrando in camera sua.

Il ragazzo, a quelle parole, si allarmò leggermente facendo segno ai suoi genitori di andare avanti.

"Tesoro, tu come ben sai sei stato adottato ma c'è una cosa che ancora non ti abbiamo detto" iniziò a dire la madre.

"E dato che hai compiuto i sedici anni, adesso possiamo parlartene. Vogliamo parlarti dei tuoi veri genitori, tuo padre è morto quando eri ancora in tenera età. Tua madre invece, è difficile da comprendere, è la dea Atena" continuò il padre

"Ahaha bello scherzo papà, divertente" disse Minghao non credendoci, ma dopo qualche secondo, in cui notò le facce dei genitori che non sembravano stessero scherzando, la sua risata cessò.

"Aspetta... Non state scherzando?" proseguì Minghao non notando cambiamenti nelle espressioni dei più genitori.

"Vieni qua Minghao" gli indica il posto libero sul letto la madre. Minghao sospirò e obbedì.

"Oggi è arrivata questa lettera per te direttamente dall'Olimpo. Prenditi tutto il tempo che vuoi per leggerla, noi ti lasciamo da solo" conclude il padre appoggiando la lettera sul comodino, uscendo poi dalla stanza insieme alla madre.

Appena si chiuse la porta, si sdraio sul suo letto con la lettera accanto fissando il soffitto pensando a quello che gli avevano appena detto.

Sapeva già di essere stato adottato, da molto tempo ormai ma non aveva mai saputo niente dei suoi veri genitori e mai avrebbe immaginato che sua madre fosse una dea, per di più Atena.

Dopo un po' di tempo passato a fissare il soffitto, decise di prendersi una boccata d'aria e farsi un giro per schiarirsi le idee.
Si alzò dal letto, usci dalla camera e scese dalle scale. Indossò velocemente le scarpe e usci di casa, iniziando a camminare senza una meta ben precisa.

Quindi era tutto vero, non scherzavano. Non sembravano scherzare. Quindi dovrei crederci.. io sono davvero il figlio di Atena? Esistono davvero le divinità? E io ne sarei la prova? Adesso cambierà tutto. Pensò Minghao con altre mille domande in testa. Passò così tanto tempo fuori a camminare nei suoi pensieri, che non si accorse che era già di nuovo davanti a casa.
Lentamente apri la porta di casa porse le scarpe e la giacca e avanzò verso camera sua. Chiuse la porta dietro di se, sospirando poi il suo sguardo posò sulla lettera
"Adesso o mai più" E con ciò, prese la lettera e con coraggio l'aprì.

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La campanella suonò segnando la fine di tutte le ore scolastiche che si erano tenute quel giorno. Jeonghan decise di finire di scrivere i suoi appunti, mise tutto il contenuto nello zaino e usci dall'aula. Appena uscito si ritrovò i due suoi amici che lo aspettavano.

"Ehi Han" disse uno dei due, mentre l'altro ragazzo toccava la spalla di Jeonghan.

"Yunyeong, Shinwon.. È da tanto che aspettate?" chiese iniziando ad avviarsi verso l'uscita della scuola, insieme ai altri due.

"No no tranquillo, eravamo appena arrivati" risponde Shinwon, per entrambi.

"Siete liberi oggi pomeriggio? Magari andiamo alla solita caffetteria?" propone Shinwon, mentre si dirigono nella solita via di casa e prendendo sottobraccio i due ragazzi tutto contento.

"Si, io penso di essere libero." Dice Jeonghan, fermandosi davanti a casa.

"Io mi sa che devo uscire con una tipa" Afferma Yunyeong tutto fiero di se, sorridendo a trentadue denti.

"Sei sempre il solito furbacchione" scherza Shinwon dandogli una forte pacca sulla spalla "Preferisci sempre le donne ai tuoi migliori amici"

I tre all'affermazione risero.
"Vabbe allora Shinwon saremo solo noi due, ci sentiamo più tardi per l'ora" dice poi Jeonghan salutando i due e avviandosi verso la porta di casa. I due rimasti ricambiarono il saluto, e avviarono verso le loro case.

Jeonghan prese le sue chiavi dalla tasca e li inseri nella serratura, ma si accorse che la porta era già aperta, segno che suo padre era a casa. Apri la porta e si trovò quest'ultimo davanti a lui.

"Figliolo..."
"Papà... Come mai sei già a casa? Non dovevi tornare stasera?" chiese Jeonghan, togliendosi le scarpe e appoggiando la giacca sull'appendiabiti.

"Dobbiamo parlare." inizia con tono serio il padre, evitando la domanda chiesta dal giovane. Si siede sul divano e Jeonghan lo segue, sedendogli accanto.

"Cosa c'è? È successo qualcosa?"
"È arrivata la lettera" disse direttamente senza mezzi termini.

Jeonghan si irrigidì di scatto "Come... di già?" chiese spaventato, cercando in una risposta. Ma allo stesso tempo temendola.

Il padre lo guardò con occhi con compassione.
"Dov'è?" chiese Jeonghan senza esitazione, esaminando la stanza alla ricerca di essa.

"In camera tua" Jeonghan, senza pensarci due volte si alzò per dirigersi verso la stanza. Entrò dentro e come detto al padre, trovò la lettera sul letto. Chiuse la porta sulle sue spalle, e calde lacrime iniziarono a formarsi.

Cadde con la schiena a terra con la schiena appoggiata sulla porta.
Non è possibile, è già arrivato questo momento. Io non voglio andarci, perché non posso rimanere qui con mio padre? Almeno lui mi è sempre accanto fin dall'infanzia. Perché sono obbligato ad andare in un posto del genere solo per colpa di mia madre? Non ho mai voluto che mia madre fosse una dea.

Jeonghan si alzò lentamente e avanzò verso la lettera, finché non lo ebbe davanti agli occhi. "Lo faccio per mio padre" e aprì la lettera.

𝓗𝒊𝒈𝒉𝒘𝒂𝒚 𝒕𝒐 𝒉𝒆𝒂𝒗𝒆𝒏 ≫ 𝗝𝗨𝗡𝗛𝗔𝗢 - 𝗝𝗜𝗛𝗔𝗡 .Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora