Capitolo 1

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Non sono sicura di aver capito bene. Riformulo. Ho capito bene ma non voglio crederci.

Improvvisamente ho voglia di ridere, molta voglia di ridere.

Dovrò trascorrere il mio viaggio di quinto anno al liceo con il mio fidanzato. Ex- fidanzato.

Ricapitolando: io pago il viaggio, lui si diverte. Bene, la giornata non può che andare peggio.

Fino a due mesi fa avrei pregato giorno e notte per far realizzare un sogno del genere e adesso che si è  materializzato davanti ai miei occhi, non ho altro desiderio se non quello di buttarmi dalla finestra più vicina.  Quella in fondo all'aula  sembra davvero invitante.

Rido e non mi interessa se Sophia e l'intera classe mi stiano guardando, perché lo sanno benissimo. Tutti lo sanno.

Rivolgo uno sguardo di totale esasperazione verso Sy, lei ha capito e sta già estraendo dall'astuccio il cartellino della scuola. Che tradotto significa: trattieniti che adesso ci sono io.

E' strano come tutto d'un tratto io sia diventata debole. Fino a qualche mese fa non avrei battuto ciglio neanche davanti alla morte di una persona cara e adesso non riesco neanche a stare 3 ore contate in aula senza dover scoppiare in lacrime e poi fuggire in bagno.

Ecco: sono diventata un ramoscello esile, svigorito e battuto.

Forse è questo il punto: non riesco a perdonarmelo. Forse non riesco a comprendere come sia stato possibile. O come non me ne fossi resa conto prima. No, tu te ne eri resa conto.

Allora, forse, sono semplicemente più sensibile e non posso e non devo accelerare i tempi di guarigione. Non lo so. Sono esausta e questa stramaledettissima porta non si vuole aprire. Dio.

Odio. Tutto.

Okay, forse non tutto.

Sy riesce a tirarmi fuori da quell'inferno. Sospira. Sospiro.

Stiamo in silenzio fin quando non arriviamo in bagno, luogo dei mille segreti di ogni studentessa liceale. Il bagno della scuola è il posto dove si affronta qualsiasi problema:  verifiche andate male, segreti di stato, confessioni... e forse qualche pomiciata. Ma quello che viene detto in quelle quattro mura aromatizzate all'eau de sigaretta rimane in quelle quattro mura. Questo è poco ma sicuro.

Mi osserva. E già mi viene da alzare gli occhi al cielo. L'ho già vista mille volte quell'espressione da " è passato troppo tempo, lo so che fa male ma devi andare avanti".

Lo so, diamine! Lo so. Lo so che devo andare avanti. Lo so che non posso stare male per uno come lui. Lo so che non ne vale la pena. Ma io non riesco. Se l'avessi saputo fare, andare avanti dico, l'avrei fatto. L'avrei sicuramente fatto, non sono stupida.

" Sam, non puoi continuare così. Sappiamo entrambe che ci starai solo male e ora che abbiamo scoperto che dovremo andarci con la Q"- fa una pausa, incerta su come continuare- "Hai ancora una settimana per rimetterti in sesto... sono passati quasi tre mesi, amo... e siamo ancora nella stessa situazione di ottobre, se non peggio di prima."


Sto osservando un punto a caso sul pavimento, in realtà siamo sedute sul pavimento. Sorrido amareggiata. Mi sembra di assistere ad un déjà vu.

Lei ed io, sedute sul pavimento dello stesso identico bagno il giorno in cui Giulia è apparsa con la sua felpa legata alla vita. Quella nera con le scritte di pelle ai gomiti. Quella che mi aveva prestato la sera in cui ci siamo messi insieme... beh quasi messi insieme.

Eravamo a Roma per delle Olimpiadi, lui si era dichiarato qualche giorno prima e io l'avevo rifiutato. Poi  ha iniziato ad evitarmi e io ho avuto una paura assurda di perderlo. E allora, siccome eravamo entrambi alle prime armi e nessuno dei due era mai stato fidanzato con altri... okay diciamola tutta. Io avevo paura. Non sono mai stata con nessuno e soprattutto non ero abituata ad essere troppo affettuosa e quindi avevo paura di affezionarmi, quindi gli ho proposto "una settimana di prova" da semifidanzati. Poi quando sono tornata da Roma ho avuto una paura pazzesca, non ero ancora pronta per avere il fantomatico fidanzato. E allora sono scappata e gli ho detto che non potevamo stare insieme e bla bla bla. Infine lui è venuto a piedi fin sotto casa e mi scrive: scendi.

All'inizio non capivo cosa volesse, poi non volevo farlo entrare in casa perché:

1) ero in pigiama;

2) io stavo traslocando e quindi significa che c'erano scatoloni in ogni centimetro di casa;

3) ero in pigiama.

Infatti dopo il suo tentativo di dichiararsi una seconda volta provando a darmi un bacio  sono andata in panico. Gli ho detto ciao e l'ho rimandato a casa. Per lo stupore sono dovuta andare a casa di Sy che d'altronde aveva la febbre. Sarò sincera: ero in totale shock. Era il mio primo bacio. Io non avrei dato il mio primo bacio ad un totale sconosciuto. Okay, forse non totalmente sconosciuto, ma comunque, dopo un tè, un letto e una chiacchierata con la mia cara amica mi sono resa conto di essere stata una persona pessima allora ho deciso di chiamarlo e dirgli che ne avremo parlato. Dopodichè il "riparlato" è stata una storia di ben due settimane dopo in cui mi sono finalmente decisa di dargli una possibilità, di darci una possibilità.

Ricordo che eravamo in ritardo all'uscita con i nostri amici, che ci stavano aspettando al "Mia mamma mia" da ben 30 minuti. Okay 50. Ma non era stata colpa mia. Sono stata impegnata a registrare le scene per il cortometraggio che avremmo dovuto mandare allo staff delle Olimpiadi della Cultura, alle quali la mia squadra si era classificata in prima posizione.. Ad ogni modo, è stato alquanto strano. Non è stata una proposta né  una richiesta. Arrivati in pizzeria, l'ho presentato ad una mia amica, Mari, che sapevo benissimo conoscesse in quanto avevano partecipato ad un corso di inglese insieme. La conversazione è andata così: io che lo presento, lei che mi chiede: "Ma non lo conosco già?" e lui: "Beh, sì, dipende da come mi conosci"  e io: "Boh non lo so, sei il mio fidanzato? vuoi essere il mio fidanzato?" lui: " ok, allora siamo fidanzati".

Quella sera avevo dimenticato la giacca e lui mi ha prestato la sua felpa che profumava di lui. Era la felpa nera. La mia felpa nera.

Sy sta ancora osservando me

"Secondo te devo disdire? Richiedere il rimborso? Faccio ancora in tempo, me l'hanno riferito in segreteria. Avevo parlato con la signora sotto tempo fa sia per me che per Mari." le chiedo.

"Non lo so, amo, sei sicura che vuoi perderti la tua ultima possibilità di fare un viaggio con noi ?  Mari non può venire perchè ha esami importanti, ai quali non può sottrarsi. Ma tu"-pausa- "tu non hai niente da perdere, anzi. Davvero non puoi buttare il tuo ultimo anno pensando a loro due. Non è giusto. Ed è stupido, onestamente. Amsterdam non la visiteremo insieme una seconda volta. E so per certo che te ne pentirai."

Ha ragione. Cavolo. Come diavolo fa a conoscermi così bene?  Sbuffo. Lei sorride.

"Okay, promettimi che mi resterai accanto, che se avrò dei crolli mi darai due schiaffi in faccia. E io prometto di non averli, scriverò una lettera a me stessa e la firmerò così avrò il dovere di non avere tracolli. Amsterdam la vivremo come se nulla fosse successo."


Torniamo in classe e tutti mi fissano. E io osservo Sophia, con le testa china sul banco. E decido che devo parlarle prima di partire. Perchè devo guarire, devo lasciarmi tutto alle spalle , perchè quando salirò su quell'aereo io sarò la me di un tempo. Sarò Samantha Wang.

Meglio usare lo Scotch (Cellophane Tape Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora