Capitolo 2

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Okay, forse non è il momento più adatto. Sono seduta di fronte a Giulia, osservandola negli occhi, dopo ben 3 mesi che non le rivolgo la parola. Non so esattamente come ci sia finita qui.

Tutto è iniziato ben 45 minuti fa; Era appena iniziata l'ora di educazione fisica ma io ero preoccupata per il test di chimica che avremmo avuto il giorno dopo e allora ho iniziato a chiedere a Lo e Mari qualche domanda sui nuovi argomenti segnati. Ho scoperto che mi mancavano ben 2 capitoli da recuperare e ammetto di esserne responsabile. Negli ultimi mesi ho lasciato andare qualsiasi cosa che potesse includere la parola "scuola". Ho lasciato che i miei sentimenti mi trasportassero alla deriva. Sono ufficialmente fritta.

Chimica non è mai stata il mio forte, anzi potremmo definirla il mio punto debole. Ed è anche grazie a questo che ho conosciuto lui.

La prima volta che l'ho incontrato... beh l'ho incontrato a casa mia. Avevo organizzato una festa di Halloween per poter conoscere meglio un ragazzo per cui ai tempi avevo una cotta, si chiamava White o Widen, non ricordo bene. Ad ogni modo lui mi aveva chiesto se avesse potuto portare degli amici e io ho detto "sì perché no?".

Ebbene, la prima cosa che ho chiesto al mio ex-futuro-fidanzato è stata: "ma sei un idiota?" . Praticamente avevo chiesto a Samuel se avesse potuto mettere il copritavolo di carta viola. E lui l'ha strappata convinto che tirando di più si sarebbe allungata come quelle di stoffa. E lui e il suo amico si sono beccati un bel: " ma siete degli idioti?", dopodichè non ci siamo scambiati neanche mezza parola.

Ammetto di non essere stata gentile al primo impatto.

Dopo qualche settimana ho rincontrato quell'amico di Samuel al bar insieme a White/Widen. Stavano discutendo su qualche programma del pc di quest'ultimo quando all'improvviso la cameriera mi rovescia una tazza di cappuccino sui vestiti e sui fogli su cui stavo lavorando. Non ricordo bene come fosse andata ma ricordo che lui stava ridendo e anche di buon gusto. L'ho guardato di traverso.

Ero paonazza per l'imbarazzo e non sapevo come andare in giro in quel modo e poi lui mi lancia la sua felpa. Sorrido ripensandoci. Me ne ero totalmente dimenticata.

Ora che ci ripenso non ricordo bene perché quel giorno non mi fossi neanche presentata, forse ero troppo presa dall'imbarazzo e dalla mortificazione di sembrare una totale imbranata davanti alla mia cotta. Ad ogni modo le presentazioni sono state rimandate ad un mese dopo quando un nostro amico Francesco ha fatto il compleanno. In realtà avevano organizzato una festa a sorpresa per lui, e che io stavo per mandare a monte caricando una storia su instagram con su scritto: "ti stiamo aspettando".

Sì, sono consapevole di essere stupida.

Ad ogni modo la festa è uscita bellissima, tutti erano felici e al momento delle foto io scivolo come un sacco di patate per terra. Sì, sono decisamente un'imbranata.

E lui mi aiuta ad alzarmi da terra. Visto da vicino. Molto vicino. Aveva gli occhi di un blu bellissimo. Quasi acquamarina con delle striature gialle come dei fulmini in pieno cielo.

Credo di essermene innamorata in quell'istante. Come se attraverso i suoi occhi potessi osservare i suoi pensieri. L'ho sempre pensato. Ne ero totalmente convinta.

"Ciao, sbaglio o è la seconda volta che ti aiuto?"- Sospiro, farò finta di aver sentito un ciao sei bellissima- "Mi chiamo Alex, Alex Wood."


" Mi chiamo Samantha Wang, si ci siamo già incontrati una volta o due. Grazie comunque"


Decido di fermare il flusso di ricordi prima che sia troppo tardi. Sono ancora seduta qui dopo aver passato gli ultimi venti minuti a cercare di consolare Mari che purtroppo, non potrà partire con noi perché dovrà sottoporsi agli esami d'inglese della Cambridge. Ma non so davvero come fare. Non sono mai stata brava in queste cose, e l'unica cosa che le ho detto l'ha fatta fatta stare solo peggio. Anch'io ho dovuto rinunciare alla gita di fine anno alle medie perché ho avuto dei problemi con il passaporto essendo di origini cinesi, e ho provato a spiegarle che ci sono cose peggiori, ma questo non l'ha aiutata, anzi ha solo aumentato la sua tristezza. Mi dispiace tanto per lei. Quindi, poiché nell'aula eravamo rimaste solo io e Sophia ho deciso di tagliare la testa al toro e parlare con lei.

E' strano che, dopo aver vissuto esperienze così importanti insieme, due che un tempo si definivano migliori amiche arrivino ad un punto in cui neanche si salutano più. E' come se ad un certo punto qualcosa si frantuma in voi ; Come se il filo che congiungeva le vostre vite si fosse totalmente spezzato e tu ci provi, tu ci provi a rimettere insieme ciò che rimane, a stringere i nodi in tutti i modi possibili. Ma poi, all'improvviso ti accorgi che il filo non si è spezzato, ma tagliato. Perchè una delle due persone ha scelto di farlo, volontariamente. Ha deciso di mollare la presa. E poi rimani sola e con in mano un groviglio di nodi .

Mi avvicino e mi fermo esattamente di fronte a lei.

Mi osserva come se fossi impazzita o avessi sbattuto la testa da qualche parte così da aver dimenticato tutto. Ma non è così, purtroppo. Accumulo tutta la fermezza esistente nel mio corpo e dico:

"Dobbiamo parlare".

Meglio usare lo Scotch (Cellophane Tape Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora