III. Professione Avvincante

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Benchè la sera prima fosse andato a dormire parecchio tardi, il giorno seguente, Volrath fu svegliato con i primi raggi del sole da un gran baccano proveniente dal piano di sotto.

Quando scese vide Adriàn che era in piedi sopra ad una piccola scala di legno a pioli, intento a rovistare tra dei vecchi libri che erano riposti in uno degli scaffali a parete che fungevano da libreria.

«Dove l'ho infilato?! Per Ìrth*, eppure ero sicuro di averlo messo in uno di questi... », esclamò seccato Adriàn.
Li apriva, li sfogliava e risfogliava più volte scartabellandoli uno ad uno, per poi rilasciarli cadere a terra andando a formare così una piccola montagnetta irregolare sotto di sè.

«Ah, buongiorno.. dormito bene?!», chiese mentre setacciava tra un vecchio tomo impolverato.

«Ciao, s-si grazie, hai bisogno di aiuto?», gli domandò Volrath cercando di trattenere uno sbadiglio meglio che poteva.

«No.. no, lascia perdere... stavo cercando dei vecchi appunti.. prima o poi salteranno fuori da soli!», rispose Adriàn con amarezza. «Andiamo, siamo già in ritardo... c'è del pane sopra al tavolo in cucina, mettine qualche fetta in un tovagliolo, lo mangeremo lungo la strada.»

Il grande parco di Sigurth, situato nel centro della città, si estendeva per circa tre ettari ed era interamente percorso da vialetti in ghiaia e da camminamenti in terra battuta che si diramavano per l'intera superficie, era spesso visitato da parte di gentiluomini e nobildonne, facendolo diventare così una meta molto frequentata.

Volrath e Adriàn costeggiarono un piccolo stagno pieno zeppo di ninfee che a tratti sembrava si muovessero da sole a causa del continuo balzare delle raganelle che saltavano talvolta da una pianta all'altra, spiccando tra le foglie con le loro tonalità vivaci.
Se ne potevano vedere di ogni colore e fantasia: rosse a strisce nere, gialle a macchie blu, dal verde chiaro fino ad arrivare ad un verde color muschio più scuro e perfino qualcuna arancione.

I due si misero a sedere su una panchina in ferro battuto, dietro di loro una bellissima pianta di salice piangente si allungava con alcuni dei suoi rami fino a toccare l'acqua, sulla quale svolazzavano qua e là, come impazzite, delle libellule e altri piccoli insetti.

Al di là dell'acquitrino, sopra ad un'altra panchina, circondata da tulipani variopinti, sedevano due signore molto distinte che indossavano con vanto degli sfarzosi abiti eleganti ricamati di trine.
Il loro volto era pallido, pesantemente incipriato e le labbra turgide erano coperte da uno spesso strato di rossetto rosso che luccicava sotto i raggi del sole, mentre i visi sembravano gonfi e le loro fronti sporgenti erano coperte in parte da lunghe crocchie abbellite con cerchietti ornati da piume e fiori finti colorati.

Adriàn e Volrath le osservavano mentre le donne ridacchiavano tra loro con complicità, mimando enfaticamente con mani e braccia, ampi gesti di stupore o di disgusto.
Una di loro estrasse con disinvoltura un raffinato ventaglio che teneva nello spazio che aveva tra il busto e il suo seno, poi iniziò a sventolarlo nervosamente.

Dopo qualche minuto le due donne vennero raggiunte da una terza e, finiti i convenevoli, con fare scherzoso la nuova arrivata si divertiva in maniera infantile a coprire e scoprire di continuo la luce del sole sulla faccia delle altre con un piccolo ombrellino di pizzo ornato di frange, andando a provocare in questo modo, un fastidioso riflesso sugli occhi delle compagne che si dimenavano come oche isteriche.

«Cosa ci facciamo qui?!», chiese Volrath coprendosi la fronte dal sole con una mano per ammirare il piccolo castello che si intravedeva su di una collinetta in lontananza.

«Beh, stiamo lavorando», rispose Adriàn. «Dobbiamo seguire e controllare le mogli di nobiluomini abbienti durante le loro libertine scampagnate, assicurandoci che non cedano a lusinghe o abbordaggi amorosi da parte di altri altrettanto facoltosi signori... la professione di avvincante prevede anche questo! Noi ci limiteremo soltanto a non dare nell'occhio e ad osservare»

«E scusami, io cosa dovrei fare per aiutarti?», domandò Volrath.

«Un giovane uomo a passeggio in compagnia di un bambino passa più facilmente inosservato», bisbiglió Adriàn sollevando le sopracciglia.

Il ragazzino sorrise. «E poi.. e poi cos'altro fa un avvincare?!»

«Un avvincante, si dice un avvincante!!», ribattè Adriàn. «Mansioni molto simili comunque: smaschera tradimenti e tresche amorose, scopre chi fa affari con chi o per chi, si occupa della sicurezza personale di persone importanti o nobili benestanti e talvolta veniamo ingaggiati anche per sedurre o fornicare con le mogli di sopraccitati uomini che come da accordi presi in precedenza, una volta scoperto il tradimento, sono finalmente liberi da vincoli matrimoniali e possono così liberarsi delle vecchie mogli senza doverle risarcire, per poi rimpiazzarle con delle nuove, più giovani e prestanti... capisci cosa intendo?!»

Volrath lo ascoltava con attenzione, senza perdersi neppure una parola di quello che stava dicendo, poi con aria perplessa esclamó: «Forni..care?!! E cosa vuol dire, che cosa significa??»

«Ahahahahahah, sono certo che con quello sguardo e con quei due grandi occhioni blu che ti ritrovi non tarderai a scoprirlo mio caro!», rispose l'uomo ridendo di gusto. «Forza alziamoci.. le tre giulive si stanno muovendo e ci toccherà seguirle finchè non si saranno stancate!»

Le tre donne tardarono a rincasare più del previsto, così dopo averle seguite per tutto il giorno, senza destare su di loro il benchè minimo sospetto; Hartènscheuren decise di fermarsi a mangiare qualcosa in una locanda lungo la strada di casa.

E fu così che Volrath conobbe Astromède...

*Ìrth: Dio del grano e dell'agricoltura, associato alla fertilità

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