I. Una serata piacevole

37 10 9
                                    

Anno. 428 l.a.

Il fuoco nel piccolo caminetto scoppiettava allegramente, emanando un piacevole tepore che riscaldava tutta la stanza.

Volrath e Adriàn stavano finendo di cenare, quando quest'ultimo sollevò bruscamente un calice stracolmo di vino e nell'euforia di quel momento, ne fece rovesciare qualche goccia sulla tovaglia, ed esclamò: «Propongo un brindisi!», poi si schiarì la voce e continuò a parlare. «Oggi è un giorno veramente speciale!
Sono passati ben ventiquattro Mèsòdrym da quella notte di fine Aubtùmys che ti trovai, ricordo ancora il bambino impaurito e disorientato... ma guardati adesso, il pensiero mi rincuora, ormai sei un vero ometto!»

«E smettila, lo sai che mi dà fastidio quando mi chiami così..», Volrath lo interruppe, mentre appoggiava il bicchiere sul tavolo. «"Ometto", ma che razza di nome è?! Non sono uno di quei giovinetti, figli dei nobili, viziati e mezzi rincoglioniti! Proprio la settimana scorsa ho preso a pugni il figlio di Sir.Frèthir, non credo che si riazzarderà presto a tagliare la testa ad una delle oche della signora Gullingàn!»

«Ahahah, ti ho insegnato fin troppo bene come difenderti, qualche volta ti condanneranno a morte figlio mio», controbattè Adriàn. «Sai bene che non si possono alzare le mani sui nobili.. cerca di darti una regolata maledizione; anche se, a dirla tutta, potremmo sempre appellarci al fatto che il giovane Frèthir non abbia poi così nobili origini, hai visto quanto assomiglia a Rentirthòr il maniscalco?! Ahahahahah.»

«Di sicuro ha il suo stesso naso da maiale!!! Ahahah.», disse Volrath ridendo.

«Ad ognuno i suoi problemi, e questo di sicuro è l'ultimo dei miei!», esclamò l'uomo intento a versarsi altro vino nel calice. «Ricordi quella volta che fingesti di esserti perso e andasti a chiedere aiuto alla signora Aldenstùrn, cosicchè io potessi avvicinarmi a lei?! Devo ammettere che portare a termine quel lavoro non mi dispiacque affatto, anzi non capisco perchè il buon vecchio Sir. Aldenstùrn si sia voluto disfare di una così focosa morettina!»

Il ragazzo annuì, Adrian era solito lasciarsi andare in lunghi monologhi dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo.

«E quando ti iscrissi alla scuola di musica, per tenere sott'occhio la signora Bullintòn?! Scommetto che non hai ancora imparato a suonare con quel maledettissimo flauto traverso nemmeno una nota ahahah!»

«Si invece, sei il solito scemo.. aspetta!», Volrath si alzò dalla sedia e andò ad aprire uno dei cassetti dell'armadio in legno vicino al camino, vi infilò la mano e tirò fuori da dentro di esso tre pezzi cilindrici, e li andò ad incastrare accuratamente uno dentro l'altro che una volta uniti presero la formare di un bellissimo flauto: era di colore marrone scuro, con riflessi neri trasversali, probabilmente di bosso; lungo un lato vi erano stati accuratamente incisi sette fori tondi, ed era provvisto di una chiave e di uno zaffo mobile.

Poi Volrath tornò a sedersi a tavola, prese fiato e iniziò a soffiare nello strumento; da prima produsse un suono strozzato e fiacco, ma poi iniziarono a riconoscersi nitidamente le note di un brano molto popolare.

«Ma questa è la marcia di Strandigòld!», urlò Adriàn, ed iniziò a cantare allegramente, accompagnando con le parole la graziosa melodia:

«E quando il Denethòr ci chiamerà,
noi immantinenti e con il cuore ricolmo di felicità,
alla chiamata risponderèn...

Nelle grandi valli,
dove il grano matura,
e di guardia sulle nostre possenti mura..
Noi combatterèm!!!

Sian pronti a morir per te,
sian pronti a morir per te!!
Fieri di servir il nostro impero,
per la gloria del dì venir!!!

Su per le montagne,
dove crescon selvatiche le rose blù
e il cielo sembra più vicino,
o sulle rive del grande Stumèr*..
Noi combatterèm!!!

Sian pronti a morir per te,
sian pronti a morir per te!!
Fieri di servir il nostro impero,
per la gloria del dì venir!!!»

Una volta che ebbe finito di cantare il ritornello una seconda volta, Hartènscheuren, si lasciò andare in un lungo applauso, mentre mimava piccoli inchini di ringraziamento.

Volrath lo osservava ridacchiando e applaudiva anche lui compiaciuto.

«Caro ragazzo, non mi ero mai accorto di quanto questa casa fosse triste e silenziosa prima che arrivassi tu.. sono felice di averti accolto, il solo pensiero mi riempie il cuore di gioia!», disse Adriàn. «E su, non diventare rosso ora, ahahah; mi hai appena fatto tornare in mente quella sera di due anni fa a casa della signorina Annabell, quando gli rapimmo il cagnolino per poi riportarglielo sano e salvo, creando così un pretesto per attaccare bottone... "il mio eroe" mi disse, poi bevemmo un'ottima tazza di tè, e in men che non si dica eravamo già in camera da letto! Quando ti affacciasti e ci sorprendesti, ricordo ancora quell'espressione stupita sul tuo viso bordeaux, scoppiai a ridere e lei ci rimase male, credendo che la stessi prendendo in giro ahahah!!!»

I due continuarono a scherzare e a ridere fino a tarda notte, rimembrando e narrando molte peripezie e vecchi aneddoti, finchè il vino e la stanchezza non presero il sopravvento e si addormentarono sul divano guardando il fuoco, che andò pian piano a morire nel camino di fronte a loro.

*Stumèr: Nome del grande fiume che nasce tra le montagne dietro Hightvill e scorre lungo la valle

Gli ultimi Admhysìr-Anime PerduteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora