Volrath aprì gli occhi a fatica, poi si sentì arrivare al naso un profumo di latte caldo speziato con un delicato aroma di miele.
La finestra con le tende semiaperte lasciava trapelare un leggero fascio di luce che si allungava timidamente sino ai piedi del letto a baldacchino dove era sdraiato, si scostó le morbide lenzuola di seta dal viso e strizzando gli occhi ancora intorpiditi, provó a mettere a fuoco.
Le pareti della stanza erano state abbellite con un grande affresco che raffigurava dei cespugli fioriti e una grande pianta di glicine in fiore, dietro la quale in lontananza, spiccavano delle verdi colline sormontate da un meraviglioso cielo azzurro senza nuvole.
Non poteva trovarsi nel covo dei Jesker, nè essere tornato all'orfanaio, pensó Volrath, lì non c'erano stanze così belle.
Poi si giró di lato timoroso e con sorpresa si accorse che fuori dalla vestaglietta era scivolato il ciondolo che credeva di aver perso, ma la sua attenzione venne subito attirata altrove.Appoggiato all'angolo della parete sopra ad un bellissimo mobile di ciliegio intarsiato, un gufo delle nevi impagliato lo stava fissando con due grandi occhi gialli, sorrise e si stiró le braccia lasciandosi andare ad un lungo sbadiglio, non ricordava di aver mai dormito così bene in vita sua.
Ad un tratto la fessura della porta semiaperta si fece pian piano sempre più grande e si aprì, entró nella stanza un uomo giovane e di bell'aspetto: aveva tra le mani un vassoietto di legno sul quale era appoggiata una tazza di coccio fumante, diverse fette di pane abbrustolito e qualche biscotto.
«Buongiorno, finalmente ti sei svegliato, avevo paura che volessi dormire fino all'anno nuovo!», disse l'uomo accennando poi un lieve sorriso.
Volrath alzó il busto e si ritrasse improvvisamente all'indietro, finendo per andare a sbattere la schiena sulla sponda del letto che sollecitato da quel movimento, provocó uno sgradevole cigolio.
«C-chi sei, dove mi trovo e dove sono gli altri?! Vi prego non riportatemi all'orfanaio, ve lo chiedo per favore.», urlò Volrath pietrificato.
L'uomo rimase immobile e prima di parlare nuovamente aspettó che Volrath si fosse calmato.
«Non devi avere paura», disse. «Sei al sicuro adesso, nessuno ti porterà da nessuna parte, promesso... ora peró mangia qualcosa, hai dormito per due giorni di fila, ne hai bisogno.»Poi l'uomo appoggió con delicatezza il piccolo vassoio, facendo attenzione a non rovesciare nulla, sopra alle gambe di Volrath che esitó per un istante, ma poi il suo istinto prese il sopravvento e si lanció con foga sui biscotti, riempiendosi così tanto la bocca che quasi faticava a respirare e mentre masticava, tra un boccone e l'altro, faceva delle brevi pause per tenere d'occhio il suo benefattore.
L'uomo indossava un paio di pantaloni marrone chiaro eleganti e una camicia bianca che gli scendeva morbidamente sul corpo fin sopra alla cintura e tra le pieghe si intravvedeva una robusta muscolatura, definita e asciutta. Il viso magro e allungato faceva da cornice a due occhi marroni leggermente schiacciati, coperti in parte da lunghi capelli castani pettinati all'indietro che teneva raccolti con un cordino di stoffa.
«Certo che avevi proprio fame eh?!», esclamò l'uomo, poi si schiarì la voce e appoggiandosi entrambe le mani sulle ginocchia disse con fare scherzoso e amichevole: «Molto piacere comunque, io mi chiamo Adriàn, Adriàn Hartènscheuren... chi ho l'onore di avere come mio ospite??!»
Volrath finì di mandare giù un altro boccone, poi prese la tazza che conteneva il latte caldo e di fretta ne bevve un sorso, finendo per scottarsi la lingua. Diventó improvvisamente rosso come un pomodoro, poi gli lacrimarono gli occhi dal dolore e dopo un breve attimo di imbarazzo i due scoppiarono in un ampia risata.
«Volrath, mi chiamo Volrath...», rispose timidamente il ragazzo aprendo la bocca per far prendere aria al palato e lenire il dolore procuratogli dal latte bollente.
«Ah bene, dunque... starebbe per.. corvo se non sbaglio!!!», intervenne Adriàn. «Come saprai il corvo è un nobile animale che se pur in molti non amino e venga spesso denigrato per via del suo colore e della sua nomea da iettatore, è frequentemente usato nell'araldica per rappresentare lo stemma di parecchie famiglie di nobile e pregiato lignaggio!»
Volrath sorrise, non gli sembrava vero di aver trovato finalmente un po' di serenità.
«Mi fa piacere che i biscotti ti siano piaciuti, riposa ancora un poco se vuoi, dopo ti farai un bel bagno caldo, ne hai proprio bisogno ahahah. Vado a scaldare l'acqua per riempire la tinozza, appena sarà pronta saliró a chiamarti.», soggiunse Adriàn, dopodichè prese con cura il vassoietto appoggiato sulle gambe di Volrath e con piacere notó che il ragazzo aveva mangiato tutto, poi si alzò ed uscì dalla stanza tirando piano la porta dietro di sè.
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Gli ultimi Admhysìr-Anime Perdute
FantastikSTORIA IN VIA DI SVILUPPO, CHE IN FUTURO ANDRÀ REVISIONATA E MIGLIORATA. (Consigli e commenti costruttivi sono sempre ben voluti, voglio ringraziare tutti in anticipo per il vostro tempo!!!) PRIMO VOLUME DELLA SAGA "Gli ultimi Admhysìr" ...