CAPITOLO 32

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•Draco
Ero perso.
Immerso nell'oscurità.
Ma almeno non ero rimasto intrappolato nel campo e qualche speranza c'era ancora.
Avevo le lacrime agli occhi.
Tutt'un tratto la mia vita non importava più.
Mio padre, i miei amici, la mia famiglia erano solo un tempo remoto.
Piangevo non per me. Non per il dolore. Non perché sarei potuto morire rinchiuso lì, insomma se dovevo morire morivo, non ero spaventato da questo. Non mi intimoriva il fatto che anche solo con un passo falso, una mossa o un rumore di troppo sarei potuto collassare da un momento all'altro.
La vera ragione della mia preoccupazione era Hermione.
Mi gettai a terra, inconsapevole.
Senza sapere quello che stavo facendo mi misi a pregare per lei, affinché stesse bene. Pregavo che qualcuno fosse lassù ad ascoltarmi.
Pregavo perché un buon uomo avesse sacrificato un minuto della sua vita per ascoltarmi, anche se io in tutti i miei anni di vita non lo avevo mai fatto.
Tutti i risentimenti affioravano.
Non volevo che mi trovassero, volevo soltanto che si salvassero tutti, e il modo migliore per farlo era prendere la sfera prima della Cooman senza perdere tempo con me.
"NON DEVE MORIR" urlai
•N.E (narratore esterno)
La "e" della parola 'morire' non fu detta in tempo per essere pronunciata.
Draco cadde a terra, svenuto, senza forze.
Giaceva lungo il pavimento umido,
disteso come un corpo morto.

DRAMIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora