I. Dans la mer de souvenirs

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Parigi, 6 settembre, ore 20:45

Nel momento esatto in cui il ragazzo poggiò un piede sui ciottoli di ghiaia che delimitavano il confine con la soffice erba del suo giardino, ogni singola particella del suo corpo si smembrò dalle altre.

Quella sera di quel caldo venerdì di fine agosto era stato atteso dal riccio con lo stesso entusiasmo con cui un bambino aspetta di ricevere le caramelle. Non fosse per il fatto che ogni singola fibra dei suoi muscoli dolenti implorasse di riposarsi per almeno le successive 12 ore. Slacciò il casco, lasciando così libero spazio ai suoi ricci di scompigliarsi come più desideravano, e dopo aver estratto le chiavi disinnescando il suo bolide, fece scattare il cavalletto della moto ed entrò finalmente in casa, stremato.

Il giubbotto di pelle nera era stato scaraventato sull'appendiabiti con così tanta veemenza da far tremare anche il muro stesso, ma il riccio era troppo stanco e frustrato per trovare il tempo di rendersene conto. Una rinfrescata era quello che gli ci voleva, così si sfilò velocemente gli skinny jeans neri che in quel momento costituivano una sensazione di strazio per le sue gambe sudate, e lancio anch'essi nel cesto degli abiti sporchi insieme alla maglia grigia.

Il ragazzo fissò per un tempo indeterminato il suo riflesso nello specchio sopra il lavandino, aspettando che l'acqua calda riempisse sufficientemente la vasca da bagno, mischiandosi con il bagnoschiuma alle fragole che lui tanto amava. Profonde rughe dovute alla stanchezza di quegli ultimi giorni contornavano i suoi occhi, e le labbra screpolate avevano iniziato a sanguinare data la tortura che egli ci imponeva mordendosele continuamente con i denti. Si strofinò il viso, e quando la sua immagine nello specchio iniziò ad essere appannata a causa del vapore dovuto all'acqua calda, si abbandonò completamente ad essa. Le bollicine schizzarono per aria fluttuando poi successivamente verso il basso nel mentre che si infilava nella vasca, e l'aroma alle fragole invase tutta la stanza, donando al ragazzo una piacevole sensazione di benessere.
Immerso fino alle spalle com'era, con gli occhi chiusi e la testa poggiata alla ceramica fredda, si sentiva finalmente in pace con se stesso. Ma sapeva che quella sensazione sarebbe svanita a breve. Il silenzio riempiva la stanza, ma la sua mente era zuppa fino all'orlo di pensieri e preoccupazioni. Le tempie pulsavano e il battito frenetico del suo cuore sfidava la tranquillità del momento. Si immerse fino all'ultima cellula del suo corpo, trattenendo il respiro, mentre l'acqua invadeva ogni poro della sua pelle, allentando le fibre dei muscoli e provocandogli un incessante fischio alle orecchie. Rimase immerso fino a che potè, il battito cardiaco che veniva amplificato dal fluido che lo circondava e le bolle d'aria che a poco a poco fuoriuscivano dalla sua bocca risalendo in superficie, consumando così tutto l'ossigeno. Quando finalmente si decise a riemergere per prendere fiato, tutto sembrò rallentare.

Le gocce d'acqua colavano lungo il viso del ragazzo, lente e inesorabili, staccandosi dai ciuffi marroni di capelli che gli ricadevano scompigliati sugli occhi sigillati, tracciando il percorso della mandibola contratta e raggiungendo così prima il petto ricoperto dall'inchiostro scuro dei tatuaggi e poi rigettandosi nuovamente nell'acqua. Il tempo passava, forse erano trascorsi dieci minuti, forse era trascorsa un'ora. Poco importava. L'unico rumore che si poteva percepire era lo scroscio sommesso, quasi inesistente dell'acqua che si spostava per dare spazio ai respiri del suo petto. Quando il riccio si decise a uscire finalmente dalla vasca, l'acqua era ormai diventata fredda. Con fatica si aggrappò ai bordi e flesse le gambe stanche per alzarsi, facendo così abbassare il livello del fluido che prima rischiava di strabordare. Il corpo tonico e scolpito del giovane, appena entrò in contatto con l'aria fresca della stanza, si riempì di brividi, ed egli fu svelto ad avvolgersi un asciugamano attorno alla vita mentre si infilava una canottiera a costine bianca sul torso ancora umido. Estrasse il tappo nero permettendo così all'acqua tinta di rosa per il bagnoschiuma di essere risucchiata dentro le tubature e rimase immobile ad ascoltare il gorgoglio prodotto da codesto fenomeno, mentre si auto stringeva in un abbraccio con le proprie braccia muscolose, nascondendo il volto tra esse, come a voler cercare di scappare dai propri fantasmi.

Couleurs entre vos pages brûlées | LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora