I giorni passavano ed il tempo che Andrès dedicava al piano diminuiva sempre di più. Il piano, che prima era il centro della sua vita, era stato sostituito da una donna, diventando solamente un contorno, ed io lo ero diventato insieme a lui.
Pezzo per pezzo, giorno dopo giorno, il mio mondo crollava. Alla base di ogni mia azione, di ogni mio pensiero, c'era lui.
Quando crolla la base, si sa, crolla tutto. E la mia base stava crollando, ma io me ne accorsi troppo tardi per scappare: ormai ero già sommerso dalle macerie.
*****
Quel giorno, ero solamente stanco di vedere quella scena: Andrès che usciva da quella porta, diretto dalla sua donna, lasciandomi solo con il mio unico pensiero: lui.
Non potevo immaginare ciò che sarebbe successo. Non potevo immaginare di uscirne così distrutto.«Martìn, sono anni che ti porti dentro questa cosa. Credo che sia il momento di tirarla fuori.» disse improvvisamente.
Lo guardai, ignorando le sue parole.
«Posso tirare fuori del vino se vuoi. Un bicchiere?»
Non volevo lasciarmi illudere di nuovo, ma la realtà è che quell'illusione era sempre rimasta con me. Non l'avevo mai lasciata andare.
«No, non berrò quel vino con te. Vado a cena fuori. Con Tatiana.»
«Va bene.» sussurrai, parlando più con me stesso che con lui.
"Va bene. Martìn, va bene." continuavo a ripetere nella mia testa, in vano.
Non andava bene.
«Tu penserai a me. Peró... io non penserò a te.» continuò.
Lo avevo capito, eppure era difficile da accettare. Molto più difficile di ciò che lui credeva.
«Non devi spiegarmi l'ABC. È chiaro.»
In quel momento, mentre pronunciavo quella frase, le domande nella mia testa erano troppe. Mi chiedevo "Perché non lascia perdere, perché non va dalla sua donna adesso? Dove vuole arrivare?".
Poi Andrès continuò:
«Oh, per favore. Tu pensi che io non ti ami?
Sento anch'io che ciò che c'è tra noi è straordinario, unico, meraviglioso.
Conosco l'amore. Ho avuto cinque mogli.»
si fermò per qualche secondo.
«Okay.» dissi, poi andò avanti.
«Ma non ti ho mai detto che con nessuna di loro ho mai provato niente di simile a quello che mi succede con te. Neanche un po'.»
Per quanto io sia bravo a reprimere i miei sentimenti, in quel momento, dopo quelle parole, non ci riuscii.
Mi alzai, avvicinandomi a lui, senza abbassare lo sguardo neanche un secondo.
«Tu e io siamo anime gemelle.» disse.
Non sapevo per quanto ancora avrei resistito.
«Peró al 99%. Lo sai. Le donne mi piacciono parecchio.
E a te piaccio troppo io.» continuò.
«E cos'è un uno per cento contro un 99?» gli chiesi.
Sorrise. Io continuai.
«Ma forse non hai il coraggio di provare.»
Mi interruppe.
«Quell'uno per cento è un piccolo mitocondrio. Indica il desiderio.»
«Il mitocondrio...» ripetei.
«Dov'è il desiderio?» sussurrai.
«Qui?» dissi, sfiorandogli la fronte.
«Dove?» continuai, lasciando che le mie dita proseguissero sul contorno del suo viso.
«Martìn...»
non lo lasciai continuare.
«Stai tranquillo. Non avere paura.»
Lo baciai.
Le mie labbra sulle sue, e non c'è giorno in cui il ricordo di quel momento non mi tormenta.
«Sei un vigliacco, eh?» dissi, prima di baciarlo di nuovo. Non si mosse di un centimetro.
«Dov'è?»
Andrès si avvicinò a me, mentre io indietreggiavo, finché la mia schiena non toccò la parete.
Allora fu lui a baciarmi, ed in quel momento posso giurare che la passione che c'era in quel bacio non era solamente la mia.
Dopo qualche secondo però, allontanò il suo viso dal mio.
«Aspetta...
Vedi? Darei qualsiasi cosa per sentirlo, ma...»
Portai di nuovo il suo viso verso il mio, ma lui continuò.
«È impossibile.»
Si allontanò, io non mi mossi.
«Ti amo Martìn. Ma mio fratello ha ragione. Dobbiamo separarci.»
No.
Ripetevo nella mia testa.
No, no, no, no, no.
Non mi poteva lasciare così. Non dopo tutto questo.
«E abbandonare il piano.» concluse.
In quel momento non potevo rimanere in silenzio. Non potevo lasciarlo andare così.
«Quel bastardo di tuo fratello ti ha detto del mio amore per distruggere tutto.
Andrai a fare fotocopie nella Zecca Nazionale?
Potevamo fondere oro, insieme.»
«Sei legato a qualcosa che non esisterà mai!» urlò.
«Devo lasciarti. È... per l'amore. Per la fratellanza. Per l'impegno che ho verso di te.
Guarisci la tua ferita. A volte solo la distanza ci fa trovare pace. Addio, amico mio. Sono sicuro che, in un modo o nell'altro, il tempo tornerà ad unirci.»
Non aveva tutti torti. Ma per me il suo addio rimarrà sempre questo.
Perché questo addio è stato il terzo passo verso la mia totale rovina.

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Dolore|| Palermo
Fiksi Penggemar"Cos'è il dolore? È qualcosa che ti distrugge. Qualcosa che ti fa smettere di ragionare. Qualcosa che ti può rovinare. Queste sono le cose che hanno distrutto me, che mi hanno reso vuoto. La mia rovina. Si può racchiudere tutto con un semplice nome...