Gelosia.

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Era lunedì e Nicolas odiava i lunedì.
Non era mai stato un tipo mattiniero e riprendersi dal weekend era sempre stato un problema.

Ma quel lunedì era diverso.

Non sapeva bene perché, ma lo avvertiva. Dopo la giornata di sabato, lui e Cesare avevano trascorso tutta la domenica a scriversi, principalmente per commentare e migliorare le foto che avevano scattato.

Nicolas sperò di non illudersi, ma percepiva quasi una complicità diversa.
Prima di entrare in studio, provò a lasciare questi pensieri fuori. Ma Cesare non sembrava essere della sua stessa idea.

Arrivò poco dopo di lui, salutò tutti distrattamente e si avvicinò alla sua postazione; quando si accorse della presenza di Nicolas si sorprese e sorrise.

"Potrei quasi abituarmi a questo Nicolas mattiniero" Gli passò una mano tra i capelli, per salutarlo, prima di prendere posto accanto a lui. L'altro arrossì e provò a cambiare argomento — e a mantenere una sanità mentale.

"Stamattina ho pubblicato alcune delle nostre foto e stanno ricevendo un successo pazzesco"
"Hai qualche idea per sabato prossimo?"
"Sei tu quello bravo in queste cose, tu la mente e io il braccio"

Cesare rise e Nicolas distolse lo sguardo dal monitor, per guardarlo. "Cosa?"
"Bel braccio di merda, vorrei ricordarti di quando sei caduto per aiutare a rialzarmi" 

"Almeno io riesco ad abbassarmi senza cadere"
"Forse perché non hai mai bisogno di abbassarti? Sei laggiù anche quando sei in piedi"
Nic sbuffò e dichiarò terminata la conversazione. Indossò le cuffie e accese spotify, non aveva voglia di sentire altro.

Stava per riprodurre qualche pezzo dei Maroon 5, quando Cesare scollegò il cavo delle sue cuffie dal suo computer.
"Non ho voglia di scherz-"
Non riuscì a finire la frase che la voce di Fulminacci e la melodia di Resistenza lo travolsero: Cesare aveva collegato le cuffie alla sua postazione.

Stavano ascoltando la stessa canzone e in quel momento Nicolas si sentiva legato a lui come mai prima d'ora, nonostante fossero ad un metro di distanza, ognuno impegnato con le proprie cose. Eppure sentiva una connessione strana, fin troppo intima.

E per la prima volta non ebbe paura.

Avevano ormai ascoltato tutta la playlist spotify del Best of Indie Italia, quando Cesare notò un piccolo dettaglio che lo insospettì: Nicolas era ormai incollato al telefono da dieci minuti buoni. Ma soprattutto, sorrideva come un coglione.
Si scoprì essere infastidito dal non avere più il monopolio della sua attenzione.
Voleva sapere cosa stesse facendo, ma non voleva sembrare invadente.

"Hai finito di montare la puntata Nic?"
L'altro finalmente staccò lo sguardo dallo schermo e sembrava quasi che cadesse dalle nuvole. Cesare si sforzò di non portare gli occhi al cielo.

"Cinque minuti e ho finito. Scusa, mi sono distratto" e appena lo disse, bloccò lo schermo del suo telefono e si concentrò di nuovo sul suo lavoro.

Per Cesare, quella era una sconfitta: non aveva scoperto cosa stesse facendo e questo lo rese ancora più nervoso.

Inconsciamente, il suo corpo si era teso e Nicolas sembrò accorgersene dopo un po'. Senza dire una parola, si mise dietro il suo corpo e iniziò a massaggiare piano. E sembrava funzionare benissimo: Cesare stava allontanando lentamente tutte le sensazioni negative. Che vennero però sostituite da una profonda confusione.

Non era la prima volta che Nicolas lo toccasse così, lo faceva praticamente con tutti. Ma era la prima volta che il suo corpo reagì in quel modo. Desiderò inconsapevolmente di sentire quel tocco a contatto con la sua pelle e che non si limitasse a toccarlo con della stoffa della sua maglia che li divideva.

Non riusciva a capire perché e da dove provenissero quelle sensazioni, sapeva solo che avrebbe voluto solo assecondarle. Il suo respiro si fece più pesante, ma Nicolas non parve accorgersene.

Cesare era ormai totalmente distratto e desiderò inconsciamente che quel momento non finisse mai.

Ma così non fu.

Il cellulare di Nicolas riprese a vibrare a pochi metri da lui e il tocco di Nicolas sulle sue spalle cessò.

"No continua, controllo io"
Nic non si oppose e Cesare non se ne stupì: tra di loro, anche con gli altri, non avevano mai avuto segreti.
Lo schermo, ancora bloccato, era pieno di notifiche provenienti da instagram.
Erano prevalentemente likes ma l'attenzione di Cesare fu totalmente catturata da dei messaggi di un certo Valerio.

"Qualche volta potremmo farlo anche noi due, se ti va?" lesse a voce alta quel messaggio, facendogli quasi il verso
"Ma chi è questo? Che vuole?"

Nicolas restò tranquillo e Cesare poteva percepirlo da come i suoi tocchi su di lui non cambiarono di un millimetro. Ma non sapeva se questa cosa dovesse interpretarla positivamente o meno.

"È un ragazzo che ha visto le nostre foto e mi ha chiesto informazioni sul posto; niente di che" Ma a Cesare quella risposta non soddisfò neanche un po', doveva indagare ancora.

"E cosa vuole fare con te?"
L'altro non poteva vederlo, ma giurò che Nicolas avesse alzato gli occhi al cielo.

"Ma niente! Gli ho raccontato che andiamo a scattare insieme e gli sarà piaciuta l'idea! Probabilmente vuole dei consigli tecnici"
Cesare sorrise. Puro, ingenuo e innocente Nicolas. Era fin troppo buono e poco malizioso che non riusciva mai a comprendere le vere intenzioni altrui.

Cesare iniziò a provare una strana sensazione, come una morsa all'altezza del petto. Un peso al cuore che non gli permetteva di pensare lucidamente.

"Questo ti vuole portare a letto Nic"
Il più piccolo rise e provò a riprendersi il suo cellulare, ancora nelle mani di Cesare, che lo fermò.

"Allora sblocca un attimo il telefono e vediamo" Nicolas sospirò rassegnato e lo assecondò, sicuro che l'altro si stesse sbagliando. Ma l'obiettivo principale di Cesare al momento non era dimostrare di avere ragione, ma placare la sua curiosità. Appena entrò nel profilo del ragazzo in questione, iniziò ad esaminare i vari post. E dovette ammettere a se stesso che era proprio un bel ragazzo.

Quel dolore che provava non faceva altro che peggiorare, mentre Nicolas si stava spazientendo.

"La smetti di analizzarlo?"
"Guarda qui, che ti avevo detto!"
Cesare gli stava indicando la descrizione del profilo, che conteneva alcune informazioni personali del ragazzo.
Venticinquenne, appassionato di fotografia, residente di Milano. E infine, un'emoji della bandiera arcobaleno.

Nicolas arrossì, anche se l'altro non poteva vederlo. Provò per la seconda volta di riprendersi il telefono, questa volta con successo. Quella consapevolezza aiutò la sua autostima e, con un coraggio che non sapeva da dove provenisse, si posizionò sulle gambe di Cesare.

"Dai almeno è bono"
Provò a stuzzicarlo, sperando in chissà quale reazione. Cesare controllò di nuovo quelle foto, con la speranza che in dieci minuti fosse cambiato qualcosa.
Ma niente, era tutto come prima.

E Cesare in quel momento realizzò cosa fosse quella sensazione che provava da un po' e che gli stava rendendo anche difficile respirare.

"A me onestamente sembra un coglione"
Lo disse di impulso, di getto. Facendo parlare quel dolore al posto suo, pentendosene un secondo dopo.

Quelle emozioni lo rendevano confuso, quasi smarrito.
Era geloso. Era geloso di Nicolas. E prenderne consapevolezza fu come una doccia gelata.

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Rieccoci qui!
È assurdo il seguito che sta ricevendo la storia con soli due capitoli, ma sono davvero contenta che vi stia piacendo! Grazie mille davvero ❤️
Ho una domanda: preferireste più capitoli a settimana, piuttosto brevi (come adesso) o aggiornamenti meno frequenti, ma più lunghi? Fatemi sapere xx

P.s. Se volete capire al meglio il mood di Cesare in questo capitolo, la canzone di Fulminacci non è stata messa a caso! Leggete il testo se vi va <3

Balikwas | CesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora