Autocontrollo.

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L'appartamento della famiglia di Cesare non era molto grande. All'entrata c'era un piccolo corridoio che portava alle varie stanze e quella di Cesare era la più lontana di tutte. Ma, prima di quel giorno, Nicolas non ci aveva mai fatto realmente caso.

Era stato in quella casa infinite volte nel corso degli anni eppure, in quel momento, quel corridoio gli sembrava infinito.

Era Cesare a guidarlo, lui si limitava ad assecondare i suoi passi, concentrando i propri movimenti sulle sue labbra che erano incollate a quelle dell'altro.

Quell'attesa stava distruggendo entrambi e Nicolas se ne rese conto quando si sentì spostato violentemente, ritrovandosi con le spalle contro il muro.

Un lamento provocato da un misto di sorpresa e piacere uscì dalle sue labbra, mentre si aggrappava al corpo di Cesare che era praticamente incollato al suo.

Riusciva a sentire il respiro affannoso dell'altro a pochi millimetri dalla sua pelle che si interrompeva ogni volta che ritornava a baciarlo.

Averlo così vicino gli metteva un caldo che non aveva mai sentito prima e gli provocava una sensazione al basso ventre che invece riusciva a riconoscere benissimo.

E Cesare sembrò quasi percepire quelle sensazioni, perché si stacco dalle labbra di Nicolas per passare al suo collo. E quando lo fece, si spinse ancora di più contro il corpo dell'altro, che ansimò piano.

"Dai andiamo in camera"
La voce di Nicolas era roca e soffocata dai continui spasmi di piacere mentre
l'altro si limitava a sorridere contro la sua pelle, quasi emozionato nel sentire Nic così desideroso.

"Non credo ti convenga"
Cesare lo disse con una punta di malizia che l'altro non tardò a percepire.
Desiderava controbattere ma era consapevole che, se avesse aperto la bocca, non sarebbero di certo uscite parole.

Si ritrovò quindi ad assecondare ogni movimento di Cesare e a bearsi di ogni sua mossa, come un pupazzo tra le sue mani. E non se ne lamentava, sarebbe stato per ore intere così.

La verità era che aveva desiderato e immaginato per anni quelle attenzioni tanto da non renderlo mai sazio.

Ma a Cesare piaceva giocare, piaceva vederlo ansimante, piaceva portarlo al limite con le sue mani e con la sua bocca.
Fino a quando poi Nicolas non reagiva e prendeva in mano la situazione.

Ed era quello il lato che Cesare adorava. Vederlo sicuro di sé, spavaldo, audace. E ne ebbe la conferma quando Nicolas ribaltò le posizioni e lui si ritrovò stretto tra il muro e il corpo dell'altro.

Ovviamente, per ragioni ben palesi — ovvero la sua statura così minuta, era quasi sempre Nicolas ad avere la peggio, ma non in quel momento.

"Non sapevo avessi tutta questa forza"
Cesare provò a scherzare, per alleggerire tutta quella tensione sessuale che lo stava travolgendo. Ma Nicolas sembrava quasi che non lo sentisse, come in ipnosi.

Completamente ipnotizzato da lui.

Prese tra le mani i lembi della maglia di Cesare e provò a tirare verso l'alto, ma l'altro oppose resistenza.
"Paruolo, prima il dovere e poi il piacere"

Nicolas lo guardò confuso, staccandosi da lui e l'altro riuscì a respirare e a pensare senza distrazioni.

"Un vero fotografo sa scattare anche sotto pressione..." iniziò, avvicinandosi lentamente e pericolosamente a Nicolas. Fece per baciarlo e l'altro schiuse le labbra per accoglierlo, ma lui si ritrasse all'ultimo divertito. "Quindi.. oggi tu sarai l'artista e io la tua arte"

Nic lo guardò accigliato: com'era possibile che riuscisse ad essere così tranquillo, dopo quei momenti? Ma stette al gioco, anche se per nulla convinto. "Sei così egocentrico che adesso dovrei anche fotografarti?"
Cesare si finse ferito "Non credo tu abbia avuto modelli migliori di me"

Balikwas | CesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora