Era convinto che al suo risveglio lo avrebbe trovato lì, accanto a sé.
Con il braccio possente che cingeva il suo corpo, così minuto se paragonato a quello di lui. Lo avrebbe guardato dormire in silenzio e si sarebbe beato del suono del suo respiro calmo. Ma non fu così.
Aprì gli occhi e realizzò di essere solo.
Il cuscino di Cesare era vuoto, pieno del suo profumo, che Nicolas si ritrovò a respirare a pieni polmoni. Come se ne fosse quasi diventato dipendente.
Era ancora troppo assonnato e confuso per ragionare e pensare lucidamente; si alzò di scatto e cercò di riprendere conoscenza del tempo e dello spazio.
Piccoli ma vividi flashback della serata precedente iniziarono a riaffiorare e Nicolas portò istintivamente le mani al viso. Le guance si colorarono di rosa e si aprirono in un sorriso spontaneo, mentre ripercorreva mentalmente tutto quello che era successo.
Un piccolo brivido lo attraversò quando scorse una piccola macchia violacea poco sopra l'elastico dei suoi boxer e si ritrovò particolarmente accaldato a riportare la mente a quell'esatto momento.
Sentiva che anche il suo corpo reagiva in modo reattivo a quei ricordi e, per evitare complicazioni, decise che era giunto il momento di alzarsi. E di distrarsi.
Girava per quell'appartamento come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se l'avesse fatto già mille e mille volte. Ma era così che si sentiva quando era con Cesare. Come se fosse a casa.
Era praticamente certo di trovarlo in cucina, magari alle prese con uno dei suoi pancake proteici; ma il silenzio che regnava in ogni stanza iniziò ad insospettirlo.Controllò quindi il cellulare con la speranza silenziosa di trovare sue notizie, ma anche questa soluzione ebbe esito negativo.
E per la prima volta dopo settimane, Nicolas sentì di nuovo quel perenne senso inferiorità. Quella sensazione di non essere abbastanza, che lo aveva accompagnato per anni, imparando anche a conviverci.
E la sua mente iniziò pensare fin troppo velocemente, immaginando gli scenari più difficili e interpretando la situazione nel peggiore dei modi.
I suoi stessi pensieri lo travolsero: un momento prima sorrideva ricordando la notte passata e un minuto dopo si ritrovò con le lacrime agli occhi, con un senso di abbandono che gli appesantiva il petto.
Le paranoie erano così forti che non sentì neanche la porta aprirsi, si accorse di non essere più solo solo quando avvertì le zampe di Chewbe su di sé.
"Ti ho portato il cornetto al pistacchio, come piace a t- Che è successo?"
Il sorriso sul viso di Cesare scomparve in un secondo, non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Nicolas. Colmi di lacrime che non accennavano a voler sparire."Non ce la faccio" lo disse tutto d'un fiato, con la voce spezzata dal pianto, biascicando le parole.
Non riuscì a reggere lo sguardo dell'altro su di sé e abbassò gli occhi, concentrando la sua attenzione su Chewbe.Cesare si avvicinò velocemente a lui e gli alzò il viso, per costringerlo a guardarlo.
"Spiegami" e lo disse con la voce tremante, quasi terrorizzato "Ti prego""Ho paura"
Lo disse guardandolo negli occhi, aspettando prima di continuare."Ho paura che un giorno, che sia domani o tra un anno, tu possa stancarti di me. Che tu possa pentirti di tutto questo. Che tu possa capire che questo non è quello che vuoi davvero"
Cesare non sembrò turbato da quelle parole, non si mosse neanche di un centimetro. Ascoltò in silenzio e si limitò ad avvicinarsi ancora una volta a Nicolas, prendendo il suo viso tra le mani.
Con i pollici gli asciugò quelle lacrime intrappolate sotto gli occhi e gli portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"La verità è che neanche io so cosa mi succede Nic. Ho passato ventisei anni vivendo la mia vita in un modo e poi è arrivato qualcosa a stravolgerla, a cancellare ogni mio piano, ogni mia sicurezza"
Silenzio. "O meglio, qualcuno."Nicolas sospirò e le sue labbra si incurvarono in un sorriso debole, che spinse Cesare ad aprirsi ancora di più.
"È difficile provare ad etichettarmi o provare semplicemente a capire in che modo farlo. Ma quando sono con te è sempre tutto così chiaro, così semplice. Come se tutto quello che ho sempre creduto di sapere, ora non avesse più senso"
E lo disse senza pensarci due volte, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Come se non avesse appena aperto il suo cuore e la sua testa a quel ragazzo davanti a lui.Che intanto lo guardava in silenzio, cercando di metabolizzare tutto quello appena detto. Dando il giusto peso e la giusta importanza ad ogni singola parola.
"È il salto di Balikwas"
A quella parola Cesare alzò lo sguardo, rivelando due occhi gonfi e pieni di lacrime, ma Nicolas non sapeva distinguere se fossero liberatorie o d'agonia. Ma l'altro si limitò a sfiorargli la guancia con un dito, esortandolo silenziosamente a continuare."È quando in una situazione cambi completamente punto di vista e ne resti sorpreso. Si esce dalla propria confort-zone, crollano le certezze. Il significato delle cose che abbiamo intorno non è più lo stesso. Il cambiamento è indelebile, eterno, totalizzante. È una parola filippina intraducibile nella nostra lingua"
Cesare a quelle parole chiuse gli occhi e, a quel contatto, le poche lacrime intrappolate nei suoi occhi, iniziarono a rigare le sue guance. Ma Nicolas si avvicinò e le fermò con le sue labbra, lasciando dei piccoli baci sulle guance dell'altro.
"Io invece una traduzione ce l'ho"
Nicolas rise, scuotendo la testa: "Ovvero?"
"Nicolas. Sei tu, sei tu il mio balikwas"Non finì neanche la frase che subito dopo le sue labbra toccarono quelle di Nicolas.
Era la prima volta che si baciavano dopo quella notte e sentivano entrambi che qualcosa era cambiato.I loro corpi si conoscevano ormai a memoria, sapevano a vicenda i loro punti deboli e i lati più nascosti. L'affinità fisica che avevano toglieva quasi il respiro.
Ma ormai c'era molto molto di più.
Quel bacio non si limitava a provocare un calore al basso ventre, non più.
In quel bacio c'erano dei sentimenti, delle emozioni. Così forti da sovrastare tutto il resto.E quando le loro labbra si allontanarono, Nicolas appoggiò la sua testa sul petto di Cesare, che lo strinse a sé istintivamente.
"Comunque ora capisco perché le tue relazioni sono finite tutte male"
Cesare lo guardò confuso "Perché?"
"La mattina mi lasci da solo invece di farmi le coccole after sex, non è carino"Nicolas mise un finto broncio che l'altro non tardò a baciare. "Possiamo sempre rimediare"
"È scaduto il tempo, mi dispiace"E Cesare, quasi come se fosse una sfida, non si perse d'animo. Lo prese per i fianchi e riprese a baciarlo, questa volta in modo completamente diverso. C'era passione, fame e desiderio.
Sensazioni che Nicolas sentì tutte vibrare sulla sua pelle, una ad una, che gli provocarono un piccolo fremito involontario.
E non capì a pieno le intenzioni dell'altro, fino a quando quest'ultimo non sussurrò piano ad un centimetro dal suo orecchio, provocandogli dei piccoli brividi. "Per arrivare alle coccole dobbiamo fare altro, quindi diamoci da fare"
——————
MI DISPIACE GIURO!!!!
è passato tantissimo scusate veramente):
però a mia discolpa posso dire che è stato super difficile scrivere questo capitolo perché incrociarlo con quella che poi è la descrizione della storia non è stato molto facile 😗 —e intanto ho dato anche un esame che è andato molto bene!!
btw sono troppo felice che la storia vi stia piacendo, quando leggo i vostri tweets quasi mi fate commuovere🥺
fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto o se aspettavate di meglio...
al prossimo aggiornamento!! <3
STAI LEGGENDO
Balikwas | Cesolas
Fanfiction"È il salto di Balikwas" A quella parola alzò lo sguardo, aveva gli occhi gonfi e pieni di lacrime, ma non sapeva distinguere se fossero liberatorie o d'agonia. Gli sfiorò la guancia con un dito, esortandolo a continuare. "È quando in una situazione...