ʟ'ᴀꜰꜰʀɪᴄᴀɴᴏ ᴀ ᴘᴀʀɪɢɪ

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Chi trasmigrato da contrade battute dal sole dove le
donne nascondono polpe ubertose e calmo come remi-
niscenza arriva ogni urlo,
Chi dall’esultanza di mari inabissati in cieli scenda a
questa città, trova una terra opaca e una fuligine feroce.
Lo spazio è finito.
Concesso mai non mi sarà piú un allarme spregiudicato
né in quel sole che scatenava e accomunava felici cose,
incantevoli soste?
L’uomo lunatico che ora s’incontra, per innumerevoli
strade disperso deve inquietarsi a mutare stupori
dall’abbaglio fatuo che lo circonda e tutte le volte gli
rinveniranno nell’animo la derisione tutt’al piú, e le feri-
te della sua impazienza.
Non saprebbe piú mettergli paura, snaturato, la morte,
ma senza scampo scelto a preda dall’assiduo terrore del
futuro, tornerà sempre a lusingarsi di potersi conciliare
l’eterno se a furia di noiosi scrupoli un giorno indovina-
ta nel brevissimo soffio la grazia fortuita d’un istante ra-
ro, vagheggi che in mente gliene possa a volte restare un
qualche emblema non offensivo.
Meno tanto puntiglio, non gli dura piú nulla.
Anche il corpo alla costante misura d’un tempo avaro,
s’è fatto temerario e, troppo tesa corda musicale, dila-
niante...
...
Dopo tutto tendono al caos.

       Ah, vivre libre ou mourir!

𝐋'𝐀𝐋𝐋𝐄𝐆𝐑𝐈𝐀━𝐆𝐢𝐮𝐬𝐞𝐩𝐩𝐞 𝐔𝐧𝐠𝐚𝐫𝐞𝐭𝐭𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora