Giorno Novantaquattro

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Avete mai provato quella sensazione di amore potenziale per qualcuno?

Lo sai che non ami quella persona, probabilmente non ti piace nemmeno, ma allo stesso tempo sai che se l'avessi incontrata prima, magari a caso su un autobus, o in un caffè in centro in un piovoso pomeriggio di novembre, e se le vostre storie fossero state scritte in modo diverso, allora, e solo allora, ti saresti innamorata. E non perché estremamente bella o perché ti regala fiori e cioccolatini.

No no no.

Ti saresti innamorata di quella persona per il suo modo di ragionare. Per la sua capacità di raccontare storie e di farti ridere. Ti saresti innamorata di quella persona perché in grado di usare le parole in un modo che nessun altro sa fare, smuovendoti parti di anima che nemmeno sapevi di avere.

Dopo ieri sera stavo iniziando a pensare che Federico fosse il mio amore potenziale.

La solita vocina mi continuava a sussurrare nell'orecchio qualcosa sul fatto che ormai fosse troppo tardi. Che non aveva senso incontrare il mio amore potenziale ora. Decisi di non darle corda però, non oggi.

Cercai di spingere nella parte più remota della mia testa quelle sensazioni e mi misi seduta sul letto.

«Tesoro?», la voce di mia madre arrivò attutita da dietro la porta. «Dovresti mangiare qualcosa...»

«Sì», mormorai. «Arrivo.»

Mi alzai e andai in cucina, con passo pesante.

«Buongiorno», mi salutò mio padre.

«Ciao.»

«Ti sei svegliata poco fa?»

Scossi la testa. «Ero sveglia da un po'.»

Cadde il silenzio tra noi. Proprio come succedeva da troppo tempo a questa parte. I miei sembravano sempre più distanti, e ogni sforzo che facevano verso di me non produceva altro che silenzio.

La realtà è che stavo male per loro. Sapevo che stavano cercando di non farmi pesare la situazione, ma anche loro, come me, stavano morendo.

«Come sta il tuo amico?», mi chiese ad un tratto mio padre.

«Il mio amico?»

«Sì, il ragazzo del palazzo di fronte. Quello con cui gridavi un po' di sere fa», disse lui, cercando di mantenere un tono di voce leggero, come per far intendere che non fosse questa grande notizia.

Mia madre si era girata a guardarmi in attesa di una risposta.

«Sta... Bene», risposi un po' in soggezione.

«Cosa avete fatto ieri?», continuò mio padre.

«Lui... Si è allenato. Io sceglievo la musica del suo allenamento.»

«Ho sentito Cyndi Lauper cantare nel pomeriggio...», disse la mamma mettendosi ad asciugare i piatti. «Ma pensavo fosse tuo padre ad averla messa.»

«Ehi, a me non piace Cyndi Lauper!», si lamentò lui mettendo il broncio.

«Già scusa, tu ascolti solo neomelodico napoletano», continuò a prenderlo in girò mia madre.

Io scoppiai a ridere. «Concordo con la mamma nel dire che i tuoi gusti musicali sono pessimi qualche volta.»

«Questa cosa che vi state coalizzando contro di me non mi piace.»

Io sorrisi e finii la pasta che avevo nel piatto in silenzio.

«OLIVIA!» sentimmo una voce gridare da fuori.

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