Capitolo 2

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Il carburante

Sono davanti ad una delle poche villette con giardino del quartiere, distinguibile dalle altre per il grosso camino da cui esce uno strano fumo verde. Viktor ha suonato il campanello per ben quattro volte e sente Urgot al suo fianco spazientirsi.

Riprova una quinta e spera che il suo collega gli apra: sfondare una parete di quella casa, soprattutto con delle armi da fuoco, poteva portare ad un esplosione alla quale era certo che non sarebbe sopravvissuto.

« Arrivo, arrivo. Quanta fretta. »

L'uscio finalmente si apre e sulla porta appare un uomo ingobbito e pelato, con una mascherina che gli copre il volto.

« Viktor, quale onore. È ruggine quella che vedo sul tuo terzo braccio? »

« Usa meno ironia Singed che non sono dell'umore giusto. »

« E quando mai lo sei stato. » commenta Singed.

« Il carburante. » ricorda Urgot, scocciato.

« Sì, giusto. Il mio amico vorrebbe chiederti un favore, sai in onore dei vecchi tempi... »

Singed non ascolta molto le parole di Viktor, è più concentrato sul secondo elemento. Sembra minaccioso, soprattutto quando mima di pestarlo a sangue. Conosce Urgot e, nonostante le sue ultime tendenze, sa che mantiene sempre la parola quando intende far fare una brutta fine a qualcuno.

« Entrate, vedo cosa posso fare. »

Ad accoglierli c'è un soggiorno di modeste dimensioni, pure ben arredato. Unico punto negativo è il caos che sembra regnarvi, tra appunti sparsi ovunque, ampolle vuote o piene, camici dismessi e macchie dall'aspetto appiccicoso che hanno raggiunto persino il soffitto.

« Scusa la domanda, ma come fai a mantenere questo posto? Io dopo la crisi mi sono dovuto trasferire. »

« Ho accettato un lavoro come insegnate di chimica. Non sai la disperazione, nemmeno i mocciosi mi prendono più sul serio. " Sei superato", mi dicono. Io, superato! Come se quelli non contassero niente! » esclama Singed, indicando un angolo del salotto, forse l'unico in ordine.

Viktor posa gli occhi su di una mensola, piena di premi ricevuti da Singed per le sue attività da cattivo, ora parecchio impolverati e datati. L'ha sempre invidiato per la sua fama, suo malgrado non ha mai raggiunto i suoi livelli di follia e, quindi, di idee folli con cui attirare le loro nemiche.

« Ora vanno di moda i mostri intergalattici, che vuoi che ti dica. Che amarezza, pensare che un insetto cerebroleso ormai ha più dignità di me come cattivo. »

« Non sono insetti cerebrolesi, sono creature oscure create da una potente entità malvagia. Non dovreste sottovalutarle! »

Viktor e Singed osservano Urgot perplessi, ancora incapaci di accettare che dalla sua bocca escano quelle parole. Lo scienziato fa cenno al collega di avvicinarsi, per potergli parlare sottovoce.

« Senti, ma quella colluttazione è stata davvero così grave? »

« Sono un ingegnere, non un medico. Il massimo che ho potuto fare e mettergli il ghiaccio in testa, se gli si è danneggiato qualcosa là dentro non posso farci niente. »

« Il carburante... » ricorda Urgot quasi sibilando.

« Giusto, giusto », dice Viktor, alzando il tono di voce, « Dovrei costruire una piccola creatura meccanica per Urgot e sono a corto di carburante. Mi chiedevo se puoi gentilmente venirci incontro, sai non tutti hanno il fegato di umiliarsi con un lavoro normale. »

Singed torna a posare lo sguardo sul criminale e, quando lo minaccia di tagliargli la gola con un gesto della mano, capisce che è meglio cedere un po' di carburante in cambio della vita.

« Sì, dovrei avere qualcosa. Non te ne serve tanto vero? Hai detto che è una piccola creatura meccanica. »

« Sì, sì, nulla di eccessivo. »

« Ehi, io voglio che abbia dei poteri anche lui, non che cammini e basta, o non potrò impressionare le Guardiane Stellari! » esclama Urgot.

« Di che diamine sta parlando? » domanda Singed.

« Te lo spiego dopo. » dice Viktor sconsolato.

Lo scienziato annuisce, prima di trovare una risposta che non gli procuri una seria minaccia.

« Caro Urgot, dovresti sapere che io sono uno scienziato, chimico per la precisione, e che sono famoso per tutte le volte che ho cercato di creare prodotti letali con i miei gas. Credo che dare dei poteri magici ad una creatura meccanica non rientri nei miei parametri, al massimo ti posso dare il carburante che la mette in moto, per il resto devi chiedere a Viktor. »

Urgot sposta lo sguardo verso il coinquilino, sguardo non cortese e rassicurante.

« Vuoi per caso che gli appaiano delle ali magiche? »

« Sì, sarebbe bellissimo! Così sarebbe come Yuuto! » esclama il criminale, con gli occhi che gli brillano per la felicità.

« Ecco, quello fuoriesce un po' dalle mie capacità. Finché si tratta di cannoni che possono imitare le scie di luce di quelle mocciose è un conto, qua stiamo entrando nel campo della magia. »

Urgot sposta lo sguardo verso Singed, sperando di ottenere qualcosa da lui.

« Ogni tanto pratico l'alchimia, non la magia. Non penso che tu voglia una carcassa rianimata come animale da compagnia. Però delle ali meccaniche Viktor te le può creare. »

Urgot si volta di nuovo verso Viktor.

« Ma non avrebbero lo sbrilluccichio tipico dei famigli, sarebbero piatte, banali, magari... »

«E basta! Voglio che sia magico, che abbia le ali e che abbia pure una scia di luce! E se non trovate una soluzione... »

La minaccia di Urgot si fa sempre più pressante e i due cattivi si guardano preoccupati, incapaci di uscire da quel vicolo sempre più cieco. Loro erano uomini di scienza, magari dalle idee un po' folli, ma avevano dei limiti. Le Guardiane erano state il loro tallone d'Achille proprio per le loro capacità fuori dal comune, per quei poteri mistici che loro non potevano eguagliare con le loro invenzioni. Serviva qualcuno che fosse al loro stesso livello, o che avesse tentato di arrivarci.

Lo sguardo dei due cattivi cambia improvvisamente e scoprono, con piacevole sorpresa, di aver avuto la stessa idea.

Il Cuore di una Vera Stella ( Original Version )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora