Capitolo 3

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Un pizzico di magia

È il secondo campanello a cui suona in quella giornata e spera che sia l'ultimo. Voleva sbrigarsi a soddisfare i desideri di Urgot, così per potersi concentrare su qualcosa di più grande e magnifico, e di certo andare a minacciare altra gente lo avrebbe rallentato.

« Siamo sicuri che ci sia? » chiede Singed.

Lo scienziato ha deciso di seguirlo, convinto che una camminata potesse fare bene ai suoi arti fin troppo abituati alla sedentarietà del suo laboratorio. Il suo sesto senso gli dice che sia solo una banale scusa per fare qualcosa di diverso che non sia correggere compiti scolastici e gli suggerisce pure che poi si sarebbe piazzato sul divano del suo garage, occupando prezioso spazio vitale.

La porta si apre e a loro si presenta un uomo dal prestante fisico, stretto a stento nel pigiama che indossa. I folti capelli neri sono legati in un frettoloso codino, dal quale escono delle ciocche. Gli occhi riportano pesanti occhiaie, segno probabile di un sonno poco regolare.

« Che diamine... » sussurra vedendoli, soprattutto Urgot: abita al quinto piano, il suo condominio non ha l'ascensore e quella creatura gli pare più larga delle rampe di scale.

« Sylas, che piacere vederti », dice Viktor, prima di sporgersi verso l'interno dell'appartamento, « Da quant'è che non esci di casa? »

L'uomo balbetta parole indistinte voltandosi. Lo stretto soggiorno è colmo di abiti, polvere e cartoni di cibo acquistato per asporto. Gli scuri sono tutti abbassati, unica luce è quella del televisore acceso.

« Non vi importa, anzi... perché siete qua? » chiede Sylas, tornando a posare lo sguardo sugli ospiti indesiderati.

« Vorremmo chiederti un favore, vero Urgot? » dice Viktor.

Il coinquilino annuisce, minaccioso.

Sylas lo osserva, circospetto. Sa della sua nuova passione per le Guardiane Stellari, l'imbarazzante pigiama con cui va in giro ormai lo ha reso noto a tutto il quartiere, e sapere che sia venuto proprio da lui a chiedere un favore lo insospettisce. Negarglielo, però, sarebbe stato stupido: sotto quel aspetto morbidoso si celava ancora una macchina mortale.

« Ok, entrate. Vedo che poso fare. » dice loro aprendo completamente la porta e rivelando un dettaglio che prima è riuscito a celare: due grossi bracciali creati con la magia stellare che gli cingono i polsi.

Non ne va molto orgoglioso e cerca sempre di nasconderli a chi si presenta alla sua porta, corrieri del cibo compresi.

Il trio entra nell'appartamento, anche se Urgot con una certa difficoltà.

Sylas chiude la porta cercando di trattenere uno sbadiglio e si volta verso gli ospiti.

« Quindi, quale sarebbe il favore? » chiede.

« Voglio che rendi magico il famiglio che mi creerà Viktor. »

L'uomo fissa confuso Urgot: gli mancano degli elementi per comprendere a fondo quella richiesta.

« Vuole avere un famiglio come le Guardiane Stellari, ma non gli basta che sia uno scheletro meccanico rivestito di stoffa. » spiega Singed, cercando uno spazio libero dove sedersi.

Viktor gli ha raccontato tutta la storia lungo la strada e ancora non riesce a credere che deve mettere la sua scienza a disposizione di una sciocchezza simile.

« No, no, no. Da quando quelle mocciose mi hanno regalato questi la mia fama è crollata a picco. Non mi umilierò ancora di più usando questi poteri per... »

Urgot si avvicina minaccioso, ponendosi proprio di fronte a Sylas.

« Tu lo farai. »

Bastano quelle poche parole, sussurrate come una condanna a morte a fargli valutare che, forse, il suo scarso onore non era un motivo valido per rimetterci le penne.

« Tu lo sai che non sarà mai come un famiglio? Al massimo potrà volare e brillare, ma scordati che si trasformi in un'arma o spari raggi colorati. »

« Per quello ci sono io. » dice Urgot, mettendo in bella mostra il cannone sul suo braccio destro, accuratamente modificato per sembrare un'arma delle Guardiane Stellari.

Sylas la prende come un'ulteriore minaccia ed è costretto ad accettare.

« Però non fatene parola con nessuno. »

« Tranquillo, resterà tra di noi, nessuno di noi vuole che si sappia in giro. » gli promette Viktor.

***

Urgot è felice, non riesce a credere che è riuscito a trovare la soluzione per il suo famiglio in così poco tempo. Fruga dentro l'armadio canticchiando, in cerca della stoffa giusta. Ne ha fatti tanti di peluche simili a quei graziosi animaletti delle Guardiane Stellari, ma questo deve essere speciale, deve divenire il suo Yuuto personale. Chissà se in quel modo Ezreal lo avrebbe finalmente notato ed avrebbe riconosciuto in lui il suo migliore fan.

Prende i fili, i cartamodelli, ma con orrore si accorge che la stoffa che gli serve non è sufficiente. Il rotolo cade a terra dopo pochi centimetri, lasciandolo di stucco. Non può permettere che quel banale impedimento lo allontani dal vincere il premio speciale promesso dalle Guardiane Stellari.

***

« Al ladro, al ladro! » urla una donna, uscendo da un negozio devastato.

Le sue vesti sono rovinate ed i capelli scompigliati, oltre che a zoppicare mentre chiede aiuto.

Urgot, intanto, esce dall'emporio di stoffe con i rotoli che gli servono e si guarda attorno: sembra che non ci siano altri ostacoli sul suo cammino.

Non nota, però, una esile figura bloccata in mezzo al marciapiede, forse non ritenendola una minaccia.

I suoi capelli rosa, però, dovrebbero metterla in evidenza tra i presenti, assieme allo scettro che estrae tremante dalla borsa.

Lux sa che dovrebbe agire più celermente, ma è ancora troppo confusa. Non ha mai visto una creatura simile, un mostro mezzo umanoide e mezzo ragno meccanico, ma soprattutto non comprende perché sia conciato ad imitazione di una Guardiana Stellare. È una trappola per attirarle oppure è la fantasia perversa di un loro fan?

Qualunque sia la risposta, quella cosa ha appena derubato un negozio e deve fermarlo. Dopotutto è una paladina, non può fare un eccezione con un criminale solo perché non è una creatura oscura.

« Fermo! » esclama, avvicinandosi.

Urgot si blocca, curioso che qualcuno osi sfidarlo, e si gira.

Rimane deluso quando vede Lux, nemmeno in tenuta ufficiale da Guardiana Stellare.

« Vuoi cercare di fermarmi? » chiede con velata ironia.

« Mi... mi sembra ovvio! Hai appena derubato un negozio e ferito delle persone, non posso lasciarti girare a piede libero! »

Urgot ride, in un modo così sadico che alla giovane scendono dei pesanti brividi di freddo.

« Ti prego, se fossi stata Ahri ti avrei creduta, ma tu e il tuo gruppo non sarete mai alla sua altezza. »

Quelle parole sono peggio di una possibile cannonata per Lux. La sua autostima viene ferita, profondamente, tanto che non riesce più a muoversi. Se un criminale qualsiasi pensa ciò, vuol dire che ormai è coscienza comune che il suo gruppo non brilla come dovrebbe e tutto perché lei non riesce ancora a tenerlo ben unito.

Mentre la giovane si crogiola nella sua autocommiserazione, Urgot prosegue per la sua strada, impaziente di mettere mano alla macchina da cucire: il suo sogno si fa sempre più vicino.

Il Cuore di una Vera Stella ( Original Version )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora