Il cavallo correva impetuoso, i suoi zoccoli sbattendo sul terreno fangoso mentre l'uomo in sella spingeva il destriero al massimo. Un lampo improvviso. Un colpo di proiettile squarciò l'aria, centrando con precisione il ramo di un albero sopra la testa del cavallo. Il cavallo si imbizzarrì, saltando all'indietro con un forte nitrito. L'uomo venne scaraventato dalla sella e colpì il terreno con un tonfo sordo. La sua maschera volò via, trasportata dal vento, rivelando il volto del cavaliere. Era il conte Edward.
Il capitano avanzò di qualche passo, la spada stretta nella mano, e osservò l'uomo a terra con un'espressione misto tra incredulità e disprezzo. «Un nobile che guida dei banditi?» disse, la voce tagliente come una lama.
Edward si rialzò, barcollando, con le mani sanguinanti dalla caduta. Il suo sguardo, pur dolorante, rimase fiero. «Non sono banditi,» rispose con voce rotta, «lottano per gli ideali in cui credono.»
Da dietro un cespuglio, Albert teneva gli occhi fissi sulla scena, il cuore che gli batteva forte nel petto. Ogni fibra del suo corpo era in allerta, pronto a intervenire se necessario, ma rimase in silenzio, come una ombra tra le ombre.
Il capitano fece un passo deciso verso Edward, puntando la spada contro di lui. «Non posso uccidervi. Ho giurato al Re che vi avrei consegnato vivo,» disse, la sua voce dura come pietra.
Edward scoppiò in una risata amara, malgrado il dolore che ancora gli mordeva le ossa. «Da quando siete così fedele al Re, capitano? Non vi bastava odiarlo quando eravate bambino? Cosa vi ha cambiato?» Il suo tono era beffardo, ma anche un po' di sfida.
Il capitano serrò i denti, il volto teso come una corda pronta a spezzarsi. «Non parlate del mio passato. Non peggiorate la situazione.» Il suo sguardo si fece gelido. «Quello che sapete ora vi condannerà, che il Re vi condanni a morte o meno. Non c'è salvezza per voi. La rovina è già arrivata.»
Albert non riuscì a staccare gli occhi dalla scena. La tensione nell'aria era palpabile. Ogni parola sembrava bruciare come un colpo inferto direttamente al cuore di Edward. Il ricordo di quel momento, di quelle parole furiose, lo perseguitava mentre veniva spinto verso la prigione con Josh con le mani legate strette dalle manette.
Quando i soldati finalmente si allontanarono, Albert si avvicinò al muro della cella e sussurrò un nome: «Phoenix». In risposta, un uccello esotico con piume rosse e dorate apparve improvvisamente, planando con grazia sulla sua spalla. Albert tirò fuori una piccola lettera e la legò delicatamente alla zampa dell'uccello. «Porta questa agli altri nell'accampamento. È l'unica carta che abbiamo per uscirne vivi.»
L'uccello emise un cinguettio acuto e volò via con il messaggio, dissolvendosi rapidamente nel cielo grigio pronto alla pioggia per le prime ore dell'alba. Josh, osservando la scena con occhi sbarrati, non riuscì a trattenere un commento. «Certo che voi della Lega avete un sacco di trucchi.»
Albert rimase in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto. La sua mente era lontana, per nulla interessata ai complimenti di Josh. Il ragazzo, notando la sua espressione tesa, si avvicinò. «Va tutto bene?» chiese, cercando di cogliere l'umore di Albert.
Albert sollevò lo sguardo, il volto segnato da un'espressione che mescolava dolore e amarezza. «Questa cella... questa prigione... mi ricordano troppo il mio caro amico. È proprio la stessa cella in cui lui è stato rinchiuso, innocente.»
Josh sembrò riflettere per un momento prima di fare il collegamento.
«Parli del padre di Hellionor?» chiese, con un tono grave.Albert annuì lentamente, il suo volto serio. «Sì, proprio di lui. Questa dannata cella speciale, creata per i traditori della corona e per quelli condannati.» La sua voce si fece più bassa, come se il ricordo stesso stesse pesando su di lui.
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La leggenda della Portatrice Di Pace [IN CORSO]
Historical Fiction⚠️Storia in corso e da revisionare⚠️ ~Aggiornamento ogni domenica, ma quando riesco pure il martedì ~ Sinossi: Nel cuore pulsante del XV secolo, una giovane ragazza Maya vive nel suo villaggio, immersa in tradizioni antiche e bellezze naturali. Ma q...