Capitolo V

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«Mamma, papà!» chiamò la piccola Hellionor, le gambe in movimento come se avessero vita propria mentre correva verso i genitori. «Guardate cosa ho trovato!» Le sue mani erano piene di fiori e conchiglie, piccole meraviglie che scintillavano come tesori inestimabili.

Il padre la sollevò in un abbraccio affettuoso e insieme iniziarono a danzare, le loro risate che si mescolavano al canto degli uccelli. «Ma guarda che brava ballerina!» esclamò, i suoi occhi brillanti di orgoglio, mentre Hellionor si lasciava trasportare dalla gioia, un sorriso radioso che illuminava il suo viso.

Poi, con un gesto delicato, si avvicinò a Helene, la madre, e le sistemò i fiori nei capelli, creando una corona di colori vivaci. «Mamma, io, te e papà saremo sempre insieme?»

«Sì, stellina mia,» rispose Helene, con una dolcezza che riscaldava il cuore.

«E se succede che non ci siete?» La domanda le sfuggì, semplice e inquietante.

«È impossibile. Mamma e papà saranno sempre con te.»

Quel ricordo si ripresentò, vivido e avvolgente, mentre Hellionor accarezzava le scritte sul muro, tracciate da una bambina spensierata dietro l'armadio. Le parole si intrecciavano in un abbraccio di nostalgia: "Mamma e papà saranno sempre con me", "Ti vogliamo bene, stellina", "Mamma, papà mi mancate". Ogni frase era un eco di un passato che la tormentava, un'emozione che le rigava il viso con lacrime silenziose. Le domande si affollavano: "Papà, perché in alcune favole si parla di guerra?" "Perché il mondo è pieno di oscurità." Ogni ricordo, ogni domanda, era un tassello di un puzzle che la vita le aveva imposto.

All'improvviso, una piuma colorata di rosso e giallo scivolò dalla finestra, e un altro ricordo la colpì come un lampo.

Nel cuore della foresta maya, una sciamana sedeva accanto a un albero sacro, le foglie danzavano al vento. Una piccola Hellionor di cinque anni, con gli occhi brillanti di curiosità, si avvicinò timidamente. «Cosa sono gli antenati?» chiese, sedendosi sull'erba fresca.

La sciamana le sorrise, i suoi gesti fluidi mentre intrecciava un braccialetto con fili d'erba. «Gli antenati sono le nostre radici. Le loro anime ci guidano e ci proteggono, anche se non possiamo vederli.»

Hellionor inclinò la testa, il pensiero la intrigava. «Possono sapere altro?»

«Sì,» rispose la sciamana, legando il braccialetto al polso della bambina. «Ogni volta che ricordiamo i loro nomi e raccontiamo le loro storie, li portiamo nel nostro cuore. È come farli vivere di nuovo.»

La piccola si perse nel crepitio del fuoco. «E se avessi bisogno del loro aiuto o se mi sento triste e sola?»

«La tua voce arriva a loro attraverso il vento e la musica della natura,» disse la sciamana, alzando le mani verso il cielo. «Basta chiudere gli occhi e ascoltare. Loro ti risponderanno. Puoi anche guardare in alto e loro ti faranno un segnale.»

Hellionor, con lo sguardo rivolto al cielo, sentì il peso delle parole, come se ogni frase potesse infonderle forza. «Ricorda, piccola, che le loro anime sono sempre con noi. Dobbiamo solo imparare a vedere e ascoltare.»

Ora, mentre stringeva tra le dita il braccialetto con la pietra amuleto e la collana della madre, una calda ondata di nostalgia la pervase. Si sentì fragile e forte al contempo, consapevole della perdita ma anche della speranza. Chi l'amava, in un modo o nell'altro, era ancora lì.
Hellionor chiuse gli occhi e inspirò profondamente, immaginando di avere i suoi genitori accanto, pronti a guidarla e a proteggerla, un abbraccio eterno che la faceva sentire a casa, nonostante tutto.

La leggenda della Portatrice Di Pace [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora